Il Cencio
Aperiodico libertario dell'Agro Pontino
Di omofobia, femminicidi e legiferazione compulsiva
Categories: Ideario

Beati coloro che non avranno bisogno di (chiedere) leggi giuste.
La farò brevissima.

La legiferazione non ci salverà. Non risolverà problemi, non cambierà atteggiamenti. Non avrebbe alcun senso, ad esempio, vietare l’uso della parola “frocio”, perché il frocio non smetterà di essere frocio e lo stronzo omofobo non smetterà di essere uno stronzo omofobo, ma soprattutto non smetterà di cercare modi per esercitare la sua stronza omofobia su un frocio.
Inasprire le pena per un uomo che picchia una donna non renderà la donna libera né (quel)l’ uomo meno maschilista, ma soprattutto questi cercherà nuove occasioni o nuovi metodi per esercitare il suo maschilismo.
E fin qui ci siamo: si tratta di misure ex post “necessarie” solo in virtù del fatto che qui si sta scegliendo di prolungare un’agonia, rimanendo idealmente attaccati all’avvizzita tetta dello Stato. Di uno Stato che campa sulla legiferazione (ergo sulla criminalizzazione) compulsiva.
La soluzione, dunque? Un intervento ex ante, sui presupposti. Cultura, educazione. Giusto, bravi, bis. Ma a chi lo chiedete? Allo Stato? Allo stetsso Stato che rappresenta se stesso in teatrini televisivi in cui viene sdoganato ogni stereotipo? Allo Stato rappresentato da soggetti che dichiarano, ad esempio, “meglio fascista che frocio”? Allo Stato che, in quanto democratico – perché signori, questa è la democrazia -, rappresenta anche tutti i vari omofobi, maschilisti, razzisti, fascisti, e religiosi vari? Allo Stato che sul disagio e la violenza sociale ci campa?

Le “battaglie di civiltà” fanno schifo. I “diritti civili” non esistono. Questo è quanto occorre capire per smetterla di trovarsi a dire frasi tipo “i gay sono persone normali” o “le donne sono uguali agli uomini” perché io non voglio essere ricondotta a nessun parametro di normalità e non voglio essere uguale a un uomo e nemmeno uguale a una donna.
Smettetela di cercare dallo Stato il riconoscimento e l’approvazione che il bambino cerca in un padre assente.

Siamo. E non c’è bisogno di nessuno Stato ad affermarlo, o peggio ad approvarlo. Ripartiamo da questo. E agiamo, direttamente.

M. S.

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