Da quando è nato, il Libero Orto ha suscitato curiosità, simpatia ma anche critiche. In campagna elettorale non sono mancati tentativi di strumentalizzazioni e in più di qualche occasione, da aree politiche anche diverse fra loro, sono arrivati attacchi espliciti alla pratica “sovversiva” del Guerrilla Gardening e alla compagnia del Libero Orto.
Non ci interessa particolarmente la giustizia delle procure e dei tribunali, tuttavia ridiamo amaramente davanti a una città in pasto a palazzinari e cementieri – tralasciando le varie e acclarate infiltrazioni di stampo camorristico – che accetta che si punti il dito verso chi pianta alberi senza chiedere permessi.
Da sempre, rifiutiamo di lanciarci in polemiche sterili e cittadiniste sugli “scandali” e gli “abusi” che contraddistinguono la città di Latina. Tuttavia non possiamo non ricordare come nel corso di questi anni siano emersi casi di palese speculazione sul e contro il verde pubblico nella città, speculazione perpetrata da quanti ancora cercano di demonizzare le pratiche di autogestione come il Libero Orto.
Ripercorrendo solo gli episodi più recenti, nel 2014 finirono sotto inchiesta anche presidenti delle cooperative coinvolte negli appalti di manutenzione. Nel mirino le determine del Comune relative ai suddetti appalti, per una cifra che sfiorava i due milioni di euro. Le ipotesi di reato contestate furono il concorso in estorsione, la corruzione e la turbativa negli incanti. Nello stesso anno si accesero i riflettori sulle volumetrie concesse ai costruttori anche su lotti in cui esse erano totalmente assenti, e di conseguenza non edificabili, o almeno non immediatamente: un caso eclatante avvenne proprio nello stesso quartiere in cui sorge il Libero Orto, l’R6, in cui grazie alla modifica dei piani particolareggiati esecutivi (attraverso un iter politico e amministrativo decisamente poco trasparente), i cementieri hanno ottenuto il via libera per la costruzione di ben due palazzine su uno storico campetto da calcio in via Isonzo. Sempre all’Ottobre stesso anno risale l’abbattimento di un eucalipto di 74 anni in Via Quarto, per far posto all’ennesima palazzina. Questo episodio smosse finalmente qualcosa in città: comitati, gruppi di persone autorganizzati hanno iniziato a opporsi a questo scempio, ma soprattutto a parlarne apertamente.
Successivamente, a Gennaio del 2015, lo scandalo si allarga: il cantiere in Via Quarto viene posto sotto sequestro perché il Comune ha concesso un’area che aveva espropriato negli anni ’80 per un altro scopo e pertanto non poteva essere concessa a un privato.
Sempre nel quartiere R6, dal 2012, risultano essere stati edificati almeno 70.000 metri cubi in più di di quanto permesso.
E si arriva al 2016: le indagini iniziate nel 2014 coinvolgono anche l’ex assessore all’ambiente, Fabrizio Cirilli. Un sistema di “spacchettamento” degli appalti avrebbe permesso di bypassare le gare e procedere a piccole assegnazioni dirette. Le accuse sono quelle di turbativa d’asta, frode nelle piccole forniture e abuso d’ufficio. L’ipotesi di estorsione, invece, era nata da una “gara da 520mila euro indetta dalla Latina Ambiente per l’esternalizzazione del servizio di “riassetto” urbano, piccoli servizi per rimuovere i rifiuti caduti dai cassonetti o lasciati a terra. Alla gara avevano risposto in due, ma con un’offerta identica. Tant’è che la Latina Ambiente aveva sospeso la gara per indirne una nuova. Ma anche al secondo tentativo si era presentata la stessa circostanza: offerte identiche. E questo avrebbe significato per gli investigatori che le coop agissero rispondendo a una sorta di cartello.” (http://www.latinacorriere.it/2016/02/10/latina-turbativa-dasta-per-il-verde-pubblico-notificati-15-avvisi-cirilli-tra-gli-indagati/)
In questo arco tempo, purtroppo, anche il Parco San Marco, dove sorge il Libero Orto, è stato trasformato in una macchina da soldi: con un progetto di riqualifica e un bando da circa 300.000 €, il cemento è arrivato anche lì con un’area giochi recintata e destinata ai bambini (che però è aperta solo durante l’orario scolastico e chiuso il fine settimana!) e un fantomatico bar, che a tutt’oggi risulta essere solo un cubo di cemento mai inaugurato. Sono stati creati giardini stagionali, ma il progetto originale prevedeva la rimozione e/o la sostituzione di alcuni alberi già piantati dalla compagnia del Libero Orto, e purtroppo non tutti gli alberi sono stati salvati da questa assurdità.
Ribadendo il fatto che a noi delle indagini e delle inchieste interessa davvero poco, ci teniamo a rimarcare la sostanziale differenza fra la “legalità” di cui si ammantano le amministrazioni, spesso luride, e l’autogestione collettiva, libera e fruibile a tutti. Perché la natura non si imbriglia in appalti, delibere e concessioni.