Vale la pena spendere due parole ancora su Casapound, oltre a quelle che sono già state sbrodolate in lungo e in largo su giornali, blog e social network.
Ne vale la pena affinché quanto accaduto a Firenze il 13 dicembre scorso non resti incastrato fra le pieghe del tempo come un “triste fatto del 2011”; affinché non si creda mai alla panzana che Casseri fosse un pazzo esaltato, simpatizzante ma non interno al movimento. Casseri teneva conferenze, scriveva libri e partecipava ad eventi organizzati da Casapound come rappresentante della sua sezione. Non era un leader, forse, ma aveva un certo credito.
E vale la pena parlarne soprattutto in un momento come questo, in cui il “buonismo democratico”, cieco, sordo e stupido, vorrebbe amalgamarci tutti in una profumata e collosa marmellata sociale in cui si cita Voltaire (“Non condivido la tua idea ma darei la vita affinché tu possa esprimerla”) in un trionfo di qualunquismo intellettual-borghese, senza analizzare la portata di certe affermazioni né il contesto in cui si vorrebbe applicarle.
Va chiarito sin da subito che è fuorviante considerare le teste rasate di Casapound come il vero pericolo, come i “nemici” da combattere. Più propriamente si tratta dei cani da guardia del nemico: una bella rogna, certo, ma più vuoti e inutili di quanto si pensi. E lo dimostra il fatto che, a dispetto di tante campagne da loro promosse contro il sistema (Equitalia, acqua pubblica, riforma Gelmini, banche ecc.), i leader dei fascisti del terzo millennio non hanno però mai disdegnato aiuti, appoggi e favoritismi dal sistema stesso.
Si potrebbe cominciare parlando dell’acquisto, da parte del Comune di Roma, su spinta del sindaco Alemanno, dello stabile che ospita la sede centrale di Casapound: un immenso immobile situato su via Napoleone III a Roma, nei pressi della stazione Termini. Il tutto al modico prezzo di 11,8 milioni di euro. L’edificio apparteneva al demanio: un po’ come se a qualcuno saltasse in mente di occupare una spiaggia pubblica. E poco importa se le casse del comune di Roma piangono miseria, un supporto economico e politico agli amici non si nega mai (ovviamente, Alemanno ci ha messo il supporto politico, mentre quello economico è toccato ai contribuenti romani).
Altra strizzatina d’occhio allo Stato repubblicano e alle sue infinite risorse è il famoso “5×1000 a Casapound”. Sarebbe opportuno chiedersi a che titolo Casapound possa ricevere il 5 per mille, ma la questione è un’altra: sfruttare il sistema a proprio vantaggio non è necessariamente sbagliato. Lo fa, ovviamente, chi crede in questo sistema, ma anche chi (come molti movimenti anarchici) il sistema mira a sfruttarlo, impoveririlo e indebolirlo. Tuttavia chi, come Casapound, costruisce la propria immagine attraverso una campagna mediatica tutta tesa a ripudiare il sistema, a combatterlo senza se e senza ma all’insegna del motto “Frangar, non flectar”, per poi piegarsi per raccattare le briciole del potere, finisce col risultare abbastanza penoso.
Questo movimento di leoni a chiacchiere ma agnellini davanti a moneta sonante, nel sistema ci sta alla grande, elemosinando soldi e favori.
Vale la pena citare anche il blog Femminismo a Sud, che di recente è stato preso di mira dalla sinistra moderata e dalla élite della comunicazione intellettuale, per aver pubblicato un post intitolato “Chi ha sdoganato Casapound?”, con annessa una nutrita lista nera di giornalisti e riviste che hanno contribuito ad edulcorare l’immagine di un movimento apertamente fascista e antilibertario. Un post che vale la pena di leggere.
Mentre aspettiamo l’esito procedimento legale avviato dalla figlia di Ezra Pound nei confronti dell’associazione dei “fascisti del terzo millennio”, al fine di impedire ad essa l’uso del nome del poeta, mi accontento di modificare la dicitura in “fascio-opportunisti del terzo millennio”.
Mar.Na.