Al Karama si sgombera o no? Forse, non si capisce. Il comunicato redatto dall’Ufficio stampa e comunicazione del Comune di Latina dice tutto e non dice nulla. Parla, sostanzialmente di una “convergenza fra maggioranza e opposizione per un’azione comune“, convergenza, pare, raggiunta il 20 febbraio durante la seduta del Consiglio Comunale.
Ma andiamo con ordine, ché sulla questione si è già fatta troppa confusione e i giornali locali (occupandosene in maniera a dir poco approssimativa) non hanno fatto altro che ingarbugliare le informazioni.
Il campo rom Al Karama di Borgo Montello (LT), di cui noi ci siamo occupati più volte (qui e qui), è decisamente uno spazio poco ospitale, fra baracche con tetti di amianto e totale assenza di servizi igienici. Questo è un dato di fatto.
Il Comune di Latina, invece, pare accorgersi solo il 20 Febbraio 2012 delle condizioni in cui i rom di Al Karama si trovano costretti a vivere, nonostante da anni prometta interventi grandiosi (l’assessore alle politiche sociali, Patrizia Fanti, aveva proposto addirittura un nuovo campo!). Sarà che le istituzioni questi rom non li hanno quasi mai visti, ma questo atteggiamento è schizofrenico.
Nel comunicato del Comune si legge:
“Sono stati inoltre evidenziati i fatti verificatisi recentemente nella struttura di Al Karama, che hanno fatto emergere gravi problemi legati alla sicurezza e all’incolumità dei residenti ma anche alla legalità e al rispetto delle norme che regolano la civile convivenza“.
Verrebbe quasi da ridere per due motivi: anzitutto, i problemi legati alla sicurezza (insalubrità del luogo) e all’illegalità (racket) all’interno del campo erano noti già da molto tempo alle autorità e alle istituzioni, che li hanno deliberatamente ignorati, fino a creare una situazione di tensione elevatissima, e adesso fingono di cadere dalle nuvole; in secondo luogo è stridente sentir parlare di problemi di sicurezza dagli stessi soggetti che proprio lì volevano riportare i rom vittime del racket fuggiti da Al Karama a Gennaio, negando quindi, nei fatti, che il campo sia un luogo abbastanza inospitale.
Il passaggio chiave del comunicato è però il seguente:
“Nel corso degli anni il centro Al Karama ha visto più volte modificate le modalità del suo utilizzo e la tipologia dei suoi utenti, passando da una iniziale destinazione a centro di prima accoglienza per immigrati a centro di formazione professionale per poi arrivare ad un periodo di abbandono che ha determinato la sua occupazione abusiva in quanto non autorizzata“.
L’aspetto che va immediatamente colto è che, per quanto il Comune si sforzi parlando di modifiche nell’utilizzo del campo, risulta evidente come esso sia stato sempre usato per scopi socio-umanitari, che tali devono restare.
In seconda battuta, il Consiglio Comunale, che evidentemente sente l’urgenza di liberare quel campo, si ricorda solo adesso che la relativa occupazione è abusiva e priva di autorizzazioni. Ma quei rom sono lì da otto anni. E otto anni fa l’assessore alle Politiche Sociali era proprio Giovanni Di Giorgi, attuale sindaco di Latina.
È evidente che di quella realtà non interessa nulla alle istituzioni, se in tutto questo tempo nessuno ha sollevato la questione dell’occupazione non autorizzata. Anzi, sono stati impiegate le risorse e il denaro gentilmente offerti da ignari contribuenti che continuano a vedere i loro soldi gettati alle ortiche da perfetti estranei.
Per di più, fonti confidenziali dicono che al momento dell’occupazione del campo da parte dei rom fossero presenti alcuni agenti della Digos con l’ordine di “osservare senza intervenire”.
Insomma, se davvero avessero voluto, non solo li avrebbero sgomberati molto prima, ma addirittura non li avrebbero proprio fatti entrare. Cos’è tutta questa urgenza di liberare il campo, adesso?
Il Consiglio Comunale presenta infine i quattro punti su cui lavorare:
- “identificare la destinazione d’uso della struttura denominata Al Karama;
- definire le modalità del suo utilizzo;
- individuare gli interventi strutturali per la messa a norma della struttura;
- individuare i soggetti competenti preposti alla realizzazione di quanto sopra, nonché le risorse economiche occorrenti”
Lo stesso programma da anni, mai realizzato, del quale ancora non si conosce la portata reale e gli interventi concreti e che va respinto anche solo per l’ambiguità del suo contenuto.
È inoltre esilarante pensare che tutto ciò sia scaturito dalla relazione presentata al Consiglio dall’assessore Di Cocco, al quale era stato affidato il monitoraggio e la gestione della situazione. È esilarante perché l’assessore, invitato più volte al confronto diretto dai volontari che hanno seguito la vicenda da molto vicino, si è sempre negato, e questi rom li avrà visti un paio di volte in tutto, senza peraltro aprire un vero dialogo con loro. Con quali dati avrà scritto la sua relazione, allora? Siamo curiosi…
Nel frattempo la situazione al campo sembra essere fuori controllo, alla faccia degli assistenti sociali che ringhiavano contro chiunque osasse fare osservazioni sul loro operato. A fronte dei quaranta rom rimpatriati, ne sono arrivati di nuovi, per un totale molto approssimativo di circa 160 persone. Il racket, a quanto ci dicono, continua indisturbato, senza che nessuno faccia controlli veri.
Si parla di sgombero a mezza bocca: la ramazza istituzionale deve fare il suo lavoro e spazzar via i poveri, che non portano soldi, ma continuano a mangiare.
Dove finiranno tutti i bambini del campo, che rappresentano circa il 50% della popolazione? In mezzo a una strada? O ci sarà un altro rimpatrio (poco) volontario e (molto) assistito?
La discesa negli inferi però non si ferma qui. È necessario almeno accennare alla questione relativa alla discarica di Borgo Montello e agli interessi economici su terreni limitrofi, fra cui quello su cui sorge Al Karama, da parte di soggetti legati alla camorra. Il fatto che il campo sia di proprietà della Regione Lazio, purtroppo, non lo mette al sicuro, poiché, grazie alla manovra Monti, oggi l’acquisto di beni demaniali è molto più semplice che in passato. In realtà anche prima lo Stato non negava certi favori a quegli “amici” che offrono soldi, oggi semplicemente il percorso è più breve.
Si può dire che dall’esistenza o meno di quel campo dipendono interessi che riguardano molte più persone che i soli rom.
Mannaia Storta