Il Cencio
Aperiodico libertario dell'Agro Pontino
No cemento ma orti, la fine dello Stato
Categories: Ideario

[Vista la vicinanza di idee e pratiche de Il Cencio ad istanze come quella del Libero Orto, vi pubblichiamo due articoli che ci son molto piaciuti dal blog “Bodosproject – derive verso la libertà“]

NO CEMENTO MA ORTI

In un epoca il cui ritorno del capro espiatorio permette ai politici di rivoltare la collera suscitata dalla dittatura dei poteri finanziari contro lo zingaro, l’ebreo, l’arabo, l’omosessuale, lo straniero quello di fuori, la nostra decisione di creare collettivamente degli spazi e del tempo liberato dal controllo poliziesco della merce deve rimanere il nostro obiettivo primario, perché luoghi di attività siffatti restaurano contemporaneamente la solidarietà e la gratuità, entrambe incompatibili con le dittature del denaro e del potere.
Di questo pianeta devastato ovunque dalla cupidigia, sterilizzato dal profitto, cementificato dal calcolo egoista e assurdo, tocca a noi strapparlo alle multinazionali che lo condannano al deperimento per trarne un ultimo beneficio che investono stupidamente in una bolla speculativa destinata all’implosione.
Riappropriarsi dell’acqua, fertilizzare il suolo, ricorrere alle energie rinnovabili e gratuite, istaurare l’autogestione generalizzata ecco i soli mezzi per salvare la società dal disastro del quale la minaccia quel denaro impazzito che gira a vuoto sfiancandosi e sfiancando quel che rimane di vivo in noi e intorno a noi. La sola arma assoluta capace di sradicare l’economia mercantile è la gratuità della vita, una vita che ha la facoltà di propagarsi per effetto di risonanza.
Non cemento ma orti è un grido di resistenza gioiosa che si diffonderà dappertutto, sradicando poco a poco l’odio nato dalla frustrazione e dal sentimento di essere esclusi dalla propria vita. Vogliamo ritrovare il fascino dell’erranza urbana, il matrimonio tra l’utile e la bellezza, la luminosità di un’orticultura dove possano fiorire anche le opere d’arte che tanti artisti anonimi non hanno mai avuto l’occasione di offrire allo sguardo altrui. Vogliamo disporre liberamente di zone di creazione, di sogno, di poesia; abbiamo un diritto imprescrittibile al godimento dei luoghi dove la vita si restaura per partire all’assalto di un mondo principalmente governato dalla morte.
Non abbiamo bisogno di armi ma sapremo mostrare che le armi del denaro, della corruzione e del potere non vinceranno contro di noi.

LA FINE DELLO STATO

Contro la produttività delle cose e delle persone, contro la falsa gratuità contemplativa che ne è il complemento, lentamente si coalizza quella parte della vita che la prospettiva del potere ha obliato nel cuore delle pietre, degli alberi e delle persone. Nel suo irrompere imprevisto spariranno l’economia e gli Stati, mentre emergerà la società dove la ricchezza tecnica è al servizio della ricchezza dei desideri individuali. Questa è la lotta collettiva che la merce e i suoi storpi si rifiutano di veder montare contro di loro. La nuova sensibilità annuncia un mondo nuovo. L’intelligenza sensuale da forma alla fine definitiva del lavoro e delle separazioni. La vera spontaneità è propria solo dei desideri alla ricerca dell’emancipazione. Essa dissolverà l’incubo millenario dell’economia, la civilizzazione mercantile con le sue banche, le sue prigioni, caserme, fabbriche, la sua noia mortale. Presto costruiremo le nostre case, le nostre strade riscaldate, i nostri percorsi labirintici in una natura riconciliata con la mano dell’uomo. Avremo delle regioni fetali, dei posti d’avventura, dimore ispirate e fluttuanti, altri tempi, dove l’età non avrà più senso e il reale non avrà limiti. Inventeremo dei micro-climi varianti secondo gli umori, e dimenticheremo l’epoca in cui, la burocrazia scientifica, perfezionando le armi della distruzione meteorologica, ci trattava da utopisti. Perché la spontaneità ha l’innocenza di cancellare questo passato terribilmente presente dove niente di ciò che uccide è impossibile,e dove tutto ciò che incita a vivere è tacciato di follia.

 

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