C’erano una volta, in una valle prospera baciata dal sole estivo, una cicala ed un formica.
Come si confà alla sua natura, la formica passava le sue giornate raccogliendo quanti più semi possibile, per accatastarli nel suo grande granaio: il formicaio. Uno dopo l’altro, con pazienza e senso del dovere la formica trasportava dozzine di semi di ogni forma e dimensione, garantendosi la sopravvivenza durante la stagione fredda, garantendosi un futuro.
La cicala, invece, passava le sue giornate cantando tutto il giorno, passeggiando sotto il sole, facendo l’amore con le altre cicale e vivendo, per lo più, di ciò che trovava.
Passavano i giorni, le settimane, i mesi, fino a che le foglie degli alberi iniziarono ad ingiallire sui rami, fino a cadere: l’autunno era ormai alle porte e, con l’autunno, le piogge.
Una sera il cielo cominciò a tuonare sonoramente, mettendo tutti gli insetti in grande agitazione.
E, come si dice, tanto tuonò, che piovve.
Piovve davvero tanto quella sera, che sembrava il cielo dovesse cadere da un momento all’altro. La pioggia non accennava a fermarsi e, senza posa, cominciò ad allagare tutto ciò che trovava, infiltrandosi in ogni anfratto, compreso il grande formicaio dove la nostra formica viveva.
La grande pioggia allagò l’intero formicaio, annegando la formica e portandosi via tutti i chicchi di grano, di riso, i semi di mela, la sua laurea triennale, la laurea magistrale in raccolta dei semi conseguita a pieni voti, il master all’estero, giorni e giorni di diligente lavoro e perfino i moduli della petizione per chiedere al governo centrale del formicaio più “meritocrazia” .
Fuori dal formicaio, anche la cicala morì, annegata a causa della grande pioggia; ma almeno lei, che aveva vissuto una vita godendo dei frutti della natura, non morì come una povera stronza.
Gerri P. Malerba
Un formicaio e cicale e un diluvio ed una fine. Uno + uno + uno ….. La godereccia cicala annega anche nella fame, ma non tutte annegano, infatti si ritrovano l’anno successivo. Le monarchiche formiche facendo le schiave perdono dignità esistenziale, ma godono di esaltazione clericale. I preti ci consigliano di essere previdenti per noi e per TUTTI LORO. La cicala manda a ffanculo il prete ed i clericali, gliele canta e canta per se e per il mondo. Tanto cantano-gorgheggiano (BENISSIMO) che si scordano anche del futuro. Ma il futuro non esiste se non hai vissuto degnamente il presente dicono i compagni. E la cicala arricchisce il suo amore per il canto e tanto ne gode che impazzisce e gode nell’autoascoltarsi. La formica si ritroverà nel nuovo anno, si ritroverà ancora schiava-sterilizzata sessualmente e encefalicamente, che i buoni clericali le serbino un posto nel loro paradiso, almeno questa magra consolazione che fa incazzare il nostro amico formichiere.