Che senso ha celebrare in modo quasi religioso un fantoccio di libertà come un valore acquisito, se invece essa è sempre più contrastata?
Che senso ha ricordare un solo tipo di resistenza, se le resistenze non sono mai finite?
La lotta al fascismo non fu solo una lotta contro un movimento politico, ma una lotta allo Stato violento, oppressivo, liberticida e classista. Da sempre, il fascismo altro non è che uno dei cani da guardia della borghesia industriale.
La Resistenza non è finita; continua in Val Susa e nei movimenti di Lotta per la casa.
Continua nell’occupazione di via Respighi, attualmente minacciata dallo sfratto; continua nei comitati contro la bretella Cisterna-Valmontone e l’autostrada Roma-Latina, esempi a noi vicini di cementifera devastazione e saccheggio del territorio; continua nella lotta contro gli OGM e l’industria alimentare, propugnata in modo subdolo da istituzioni e aziende come soluzione sostenibile alla fame nel mondo, quando invece ad essere sostenuti sono esclusivamente i conti correnti di magnati senza scrupoli; continua dentro il campo Rom “Al Karama”, in cui centinaia di persone sono segregate e sfruttate da imprenditori agricoli e dalla propaganda politica: resistono i volontari che di questa realtà si occupano da anni, ricevendo anche minacce.
La resistenza continua tra le donne che si riappropriano dei loro corpi, lottano realmente contro il patriarcato e pretendono di poter abortire liberamente, consapevolmente e in sicurezza.
La resistenza continua fra i migranti nei CIE: strutture concepite come campi di detenzione nazifascisti e funzionali alla speculazione sulla disperazione degli immigrati.
Le istituzioni democratiche rifiutano qualunque tipo di confronto paritario, e liquidano le problematiche sociali di cui sono causa a questioni di ordine pubblico, soffocandole con repressione violenta attraverso i loro bracci armati; condannano e perseguono le piazze e i movimenti, e hanno accettato come interlocutori politici fascisti, ex-fascisti e neofascisti.
In questo scenario, in quanto amanti della libertà, come anarchici e libertari d’ogni sorta, proseguiamo a testa alta: celebriamo la resistenza portandola avanti, per giungere finalmente ad una liberazione dell’esistente vera e totale.
PS: Per un 25 aprile diverso, consigliamo un articolo sui Fatti di Sarzana