[Rilanciamo il contributo di Resistenza Animale a sostegno del Corteo nazionale contro il festival internazionale del circo di Latina.]
Resistenza Animale aderisce al corteo nazionale contro il festival del circo di Latina (17 ottobre).
Non passa giorno senza che qualche schiavo non umano si ribelli all’esposizione forzata del proprio corpo nella gabbia di uno zoo o sotto il tendone di un circo, opponga resistenza all’addestramento – più o meno violento – cui è sottoposto per il divertimento altrui. La rivolta animale è ineliminabile, nei mattatoi, negli allevamenti, nei laboratori e nei circhi, ma è in questi ultimi che più spesso diventa “notizia”. Quando una tigre uccide il domatore o un elefante scappa, la resistenza stessa diventa spettacolo. Persino i nomi di chi si ribella, a fronte delle migliaia di anonime mucche, maiali, polli evasi dai capannoni, restano spesso impressi nella memoria collettiva: Tyke, Tatiana, Alexander, Tilikum…
Per noi, però, non si tratta di spettacolo, come non si tratta di spettacolo quando sotto il tendone tutto “fila liscio”.
Il primo gesto, da parte nostra, non può che essere la solidarietà ai/lle ribelli.
Nel circo, tutto testimonia del dominio umano: rendere docili, addestrare, esporre i corpi animali. E, quando qualche corpo non obbedisce, lo si percuote; se “aggredisce” viene punito; se fugge, diventa un problema di ordine pubblico, da braccare, sedare, abbattere. Questo dominio si esercita e si autocelebra incessantemente. Il festival del circo, in fondo, è anche questo: una celebrazione del dominio umano, esibito e condiviso con gli spettatori.
E’ inevitabile quindi opporsi, schierarsi con chi al festival parteciperà senza volerlo, e a condizioni decise da altri.
Ma è anche importante che la risposta a questo evento internazionale sia una risposta antifascista, una risposta che prenda posizione contro il sessismo, l’omotransfobia, il razzismo, in maniera non rituale, ma consapevole del momento che attraversa l’antispecismo. La solidarietà agli animali che si va diffondendo è infatti spesso inconsapevole delle connessioni fra sfruttamento animale e altre forme di oppressione, di schiavitù o di normatività. Spesso è addirittura disinteressata o, peggio, connivente con le prese di posizione animaliste che ammiccano a forme di discriminazione fra umani. Le istanze antispeciste rischiano così di essere di fatto mobilitate al servizio delle più pericolose pulsioni xenofobe e fascistoidi (basti pensare, per esempio, quanto è facile oggi, soprattutto sui social network, utilizzare l’indignazione animalista contro “i cinesi che mangiano i cani”, contro “gli islamici e la macellazione halal”, ecc. per fare propaganda per il proprio partito politico). Contro i tentativi di infiltrazione dell’estrema destra e il qualunquismo animalista che le sottovaluta o le incentiva, crediamo sia importante ribadire che gli animali con cui schierarsi non sono solo quelli che appartengono alle specie non umane, ma sono anche i migranti, le lesbiche, i gay, le/i trans, i folli. Sono animali ribelli, per noi, tutte quelle soggettività che sfidano, con la loro stessa esistenza, la norma antropocentrica, occidentale, maschile, eterosessuale, sana, abile, adulta…