128 morti e 200 feriti, questo il bilancio di 7 attentati che hanno colpito Parigi la notte scorsa, e che ora lasciano un silenzio assordante fra le strade di una città fantasma. In questo clima surreale anche noi abbiamo da dire la nostra, al dì la dei rituali tipici dei media di regime, la foga forcaiola e razzistoide dei “tutti a casa loro!”, i piagnistei monoculari e pietisti e tutto ciò che troviamo in questo calderone; niente di nuovo, niente di vecchio.
Secoli e secoli di colonialismo senza freni, fatto di invasioni militari e rovesciamenti culturali, ritornano indietro sotto la forma esasperata dell’integralismo religioso.
Nei raid aerei e missioni militari dei governi occidentali a primi a morire sono state le popolazioni locali e i loro figli, con il proprio depauperamento e miseria che ne sono conseguiti, oggi le ritorsioni dei loro “nemici” colpiscono nelle strade indistintamente persone comuni; nelle loro guerre i primi a pagare sono sempre i meno privilegiati.
Non si può staccare ciò che è successo ieri da ciò che succede da sempre a questa parte, ogni azione ha una reazione uguale e contraria, se ciò non fosse vero questa situazione non risponderebbe al nome di “guerra”, una tale condizione dev’essere mandata avanti da due parti entrambe aventi responsabilità oppure semplicemente non esisterebbe.
Per i propri interessi economici, le alte borghesie del mondo occidentale hanno fatto mosse nel medio oriente che tracciano una via di colonialismo e assoggettamento inaudite, tra l’insediamento di Israele ed il genocidio palestinese, l’assalto all’Iraq fino a insediare un governo voluto a tavolino, il rovesciamento di svariate forze politiche a proprio piacimento, robe di fronte alle quali parlare di un “invasione islamica” per qualche moschea aperta fa ridere soltanto.
Intriso di ribellismo e fanatismo, un universo di gruppi radicali e senza troppi freni era pronto ad esplodere e lo ha fatto, usando mezzi ben contraddistinti; l’attacco sulla folla indiscriminata.
Quest’ultima pratica è molto interessante da esaminare, o almeno è interessante capire perché è più legata a certi gruppi rispetto che ad altri, senza girarci troppo attorno la radice è da ricercare in ciò che traccia la differenza tra i
suddetti gruppi e tutte le altre esperienze di resistenza sulla terra, ovvero la matrice religiosa islamica, citando i versi dei loro testi sacri; “E quando il tuo Signore ispirò agli angeli:
<<Invero sono con voi: rafforzate coloro che credono.
Getterò il terrore nei cuori dei miscredenti: colpiteli tra capo e collo, colpiteli su tutte le falangi!>> “
oppue “I musulmani devono essere “brutali con gli infedeli” [Sura 48:29]
e ancora ” Un musulmano può uccidere ogni persona che desidera se è per giusta causa” [Sura 6:152]
insomma, in questa visione delle cose il grande nemico da abbattere potrebbe anche essere il capitalismo occidentale e colonialista, ma come arma non si disdegna affatto l’immolazione delle proprie popolazioni civili senza distinzione di classi sociali o di grandi d’autorità.
Ebbene, in quanto anarchici e libertari non possiamo che prendere assolute distanze da pratiche liberticide e tutt’altro che totalmente ascrivibili ad una resistenza all’aggressione occidentale in corso, come da ogni altra religione che trova scritti tra i suoi testi sacri concetti guerrafondai, antropocentrici, schiavisti ed autoritari.
In quanto anarchici non possiamo nemmeno fare altro che rimanere estremamente preoccupati dagli scenari che ci si prospettano di fronte dopo questa notte che ha scandito l’ennesimo atto di una guerra che ormai è ovunque, primo fra tutti l’inevitabile incremento di razzismo e xenofobia che divamperà ovunque, ed i primi a farne le spese saranno i migranti arabi (musulmani e non) in ogni dove, ironia della sorte chi cerca riparo dal terrorismo islamico verrà biasimato di esserne complice, chi ha subito sulla propria pelle le ferite di certe realtà insopportabili ora dovrà subire la cecità di chi lo biasima del suo stesso nemico, un assurdo circolo vizioso in cui il povero se la prende con il povero e alcuni soggetti finiscono in una spirale di ignoranza ed emarginazione amara come non mai.
Cosa altro peggiorerà? Arriverà senza dubbio il rinforzo dei dispositivi di repressione, e con la scusa di leggi speciali i governi delle nazioni colpite dal terrorismo opereranno ancora più controllo sulle proprie popolazioni,
usando il classico effetto “a rete” delle operazioni poliziesche dove con la scusa della caccia al terrorista si farà incetta anche di chi spinge l’opposizione sociale, di chi cerca forme alternative di esistenza, si restringerà la morsa del proibizionismo, ogni spostamento di un singolo individuo sarà registrato ed ogni sua collocazione nello spazio possibile sarà monitorata; il via libero più severo e irreale di qualsiasi tipo di sorveglianza ed intransigenza, una distopia che diventa reale.
Ma la più grossa preoccupazione in realtà precede un po’ i fatti che stiamo commentando, ovvero discorsi di grosse cariche istituzionali riguardo un “conflitto senza più frontiere”, “una necessità di unione di varie forze del globo contro altre”, o addirittura ci si spinge a dire “bisogna abbandonare l’idea di una guerra basata sui propri confini nazionali, ormai la scala è globale”, nella peggiore e comunque molto reale delle ipotesi un conflitto mondiale sembrerebbe alle porte, il ruolo di una grossa potenza mondiale come la Russia con il suo attaccare senza troppi scrupoli lo stato islamico e allo stesso tempo cercare più che volentieri l’unione con nazioni con le quali non ha mai avuto buoni rapporti parla chiaro; ci siamo, la clessidra ruota e altre generazioni vedranno ciò che scandisce il corso della storia da quando eserciti e stati hanno avvelenato l’esistenza sulla terra, stravolgimenti che disegnano e cancellano confini, borghesie in lotta tra di loro e come conclusione, riprendendo l’inizio, i meno privilegiati come primi a pagare il costo di conflitti non voluti.