Il Cencio
Aperiodico libertario dell'Agro Pontino
La società industriale e il suo futuro
Categories: Ideario

Uno scritto molto interessante, una tappa fondamentale, folle e lucido in una inscindibile e scioccante armonia. Questo e molto altro è “La società industriale e il suo futuro“, scritto da T.J.Kaczinsky e diffuso prima della sua cattura.

Dal momento che, in rete, non ne esiste, oggi, una versione completa e/o correttamente scritta (refusi,  errori dei lettori automatici, parti mancanti), proponiamo a chiunque passi dalle pagine virtuali del Cencio di contribuire, come può, alla sua digitalizzazione collegandosi a questo indirizzo:

https://pad.riseup.net/p/TJK-ita

La cosa è molto intuitiva e, già ora, riporta la versione migliore in circolazione; quantomeno, sul circuito digitale. Vi invitiamo anche, qualora facciate delle modifiche, a segnalarle commentando questo articolo.


 

EDIT: A quanto pare, il lavoro di trascrizione è terminato. Postiamo qui di seguito il contenuto del pad, ovvero la versione più aggiornata di

LA SOCIETÀ INDUSTRIALE E IL SUO FUTURO

Introduzione

1. La rivoluzione industriale e le sue conseguenze sono state un disastro per la razza umana. Esse hanno incrementato a dismisura l’aspettativa di vita di coloro che vivono in paesi “sviluppati” ma hanno destabilizzato la società, reso la vita insignificante, assoggettato gli esseri umani a trattamenti indegni, diffuso sofferenze psicologiche (nel Terzo mondo anche fisiche), inflitto danni notevoli al mondo naturale. Il continuo sviluppo della tecnologia peggiorerà la situazione. Essa sicuramente sottometterà gli esseri umani a trattamenti sempre più abietti, infliggerà al mondo naturale danni sempre maggiori, porterà probabilmente a una maggiore disgregazione sociale e sofferenza psicologica e a incrementare la sofferenza fisica in paesi “sviluppati”.

2. Il sistema tecnologico industriale può sopravvivere o crollare. Se sopravvive, potrebbe, alla fine, raggiungere un basso livello di sofferenze psicologiche e fisiche, ma solo dopo un lungo periodo, molto doloroso, di aggiustamento e solo al costo di ridurre permanentemente gli esseri umani e molti altri organismi viventi a prodotti costruiti, semplici ingranaggi nella macchina sociale. Inoltre, se il sistema sopravviverà, le conseguenze saranno inevitabili: non vi e possibilità di riformare o modificare il sistema così da impedire che esso privi la gente di dignità e autonomia.

3. Se il sistema crolla le conseguenze saranno ancora molto dolorose. Ma più il sistema si ingrandisce più disastroso sarà il risultato del suo collasso, così che se deve crollare e meglio che sia prima che dopo.

4. Per questo noi peroriamo una rivoluzione contro il sistema industriale. Questa rivoluzione può o no fare uso di violenza: potrebbe essere un processo rapido o relativamente graduale della durata di alcuni decenni. Non possiamo saperlo, ma possiamo delineare in generale, le misure che coloro i quali odiano il sistema industriale dovrebbero adottare per preparare la via verso una rivoluzione contro quella forma di società. Questa non e una rivoluzione politica. Il suo obiettivo sarà quello di rovesciare non i governi ma i principi economici e tecnologici.

5. In questa trattazione esamineremo solamente alcuni degli sviluppi negativi prodotti dal sistema industriale-tecnologico; altri saranno solo accennati o ignorati completamente. Questo non significa che noi li consideriamo non rilevanti. Per ragioni pratiche circoscriviamo la discussione su aspetti che hanno ricevuto insufficiente attenzione pubblica o sui quali abbiamo qualcosa di nuovo da dire. Per esempio, vista 1’efficienza dei movimenti ambientalisti e per la salvaguardia della natura, ci siamo soffermati poco sul degrado ambientale o sulla distruzione della natura selvaggia anche se li consideriamo della massima importanza. La psicologia della sinistra moderna

6. Quasi tutti saranno d’accordo sul fatto che noi viviamo in una società profondamente turbata. Una delle più diffuse manifestazioni della pazzia e la sinistra. Perciò, una discussione sulla psicologia della sinistra può servire come introduzione alla disamina dei problemi della società moderna in generale.

7. Ma cos’è la sinistra? Durante la prima meta del XX secolo la sinistra poteva essere identificata effettivamente con il socialismo. Oggi il movimento e frammentato e non e chiaro chi possa essere chiamato precisamente una persona di sinistra. Quando parliamo di gente di sinistra noi abbiamo in mente principalmente i socialisti, i collettivisti, i caratteri “politicamente corretti”, gli attivisti per i diritti delle femministe, dei gay, dei disabili e degli animali e simili. Ma non tutti quelli che sono associati con uno di questi movimenti sono persone di sinistra. Quello che noi vorremmo discutere non e tanto un movimento o una ideologia, quanto un modello psicologico o piuttosto una collezione di caratteri correlati. Così quello che noi consideriamo sinistra emergerà più chiaramente nel corso della nostra discussione sulla psicologia della sinistra (vedi anche i paragrafi 227-230).

8. Persino così la nostra concezione della sinistra rimarrà molto meno chiara di quello che avremmo desiderato, ma sembra che non vi sia alcuna possibilità di rimedio a ciò. Tutto quello che cerchiamo di fare e indicare, in modo rozzo e approssimato, le due tendenze psicologiche che noi crediamo siano le principali forze che guidano la sinistra moderna. Noi non pretendiamo di dire l’intera verità sulla psicologia della sinistra. Inoltre la nostra discussione intende limitarsi solo alla sinistra moderna. Lasciamo aperta la questione se la nostra discussione possa essere applicata o no alla sinistra del XIX secolo e dei primi del Novecento.

9. Le due tendenze psicologiche che costituiscono il fondamento della sinistra moderna vengono da noi definite come “complessi di inferiorità” e “sovrasocializzazione”. I complessi di inferiorità sono caratteristici dell’intera sinistra moderna, mentre la sovrasocializzazione e una caratteristica solo di un determinato segmento della sinistra moderna; ma questo segmento e di gran lunga uno dei più influenti. Complessi di inferiorità

10. Con “complessi di inferiorità” non ci riferiamo solo a quei complessi nel senso più stretto ma a uno spettro completo di tratti caratteristici correlati: bassa autostima, sensazioni di impotenza, tendenze depressive, disfattismo, sentimenti di colpa, odio di sé. Noi sosteniamo che le persone di sinistra tendono ad avere questi complessi (di solito più o meno repressi) e che questi sono decisivi nel determinare la direzione della sinistra moderna.

11. Quando qualcuno interpreta come degradante quasi tutto quello che si dice su di lui (o sui gruppi con cui si identifica), noi deduciamo che soffre di sentimenti di inferiorità o di bassa autostima. Questa tendenza e marcata tra coloro che sostengono i diritti delle minoranze, appartengano o no ai gruppi minoritari che difendono. Essi sono ipersuscettibili alle parole usate per designare le minoranze. I termini negro, orientale, handicappato, o gallina per un africano, un asiatico, un disabile o una donna, non hanno in origine alcuna connotazione degradante. I termini “sguaiata” e “gallina” erano semplicemente gli equivalenti femminili di ragazzo, damerino, o compagno. Le connotazioni negative sono state associate a questi termini dagli stessi attivisti. Alcuni sostenitori dei diritti degli animali sono andati così oltre da rigettare la parola “pet” e insistere nel rimpiazzarla con “compagno animale”. Gli antropologi di sinistra, per lo stesso motivo, evitano di dire, sui popoli primitivi, cose che possano essere interpretate come negative. Vogliono cambiare la parola primitivo con illetterato. Sembrano del tutto paranoici riguardo a qualsiasi cosa che potrebbe far pensare che la cultura primitiva sia inferiore alla nostra. (Non vogliamo dire che le culture primitive sono inferiori alla nostra. Semplicemente evidenziamo l’ipersuscettibilità degli antropologi di sinistra.)

12. I più suscettibili all’uso di una terminologia “politicamente scorretta” non sono gli abitanti comuni di un ghetto nero, l’immigrante asiatico, le donne violentate o le persone disabili, ma una minoranza di attivisti, molti dei quali non appartengono ad alcun gruppo “oppresso” ma provengono dalle classi privilegiate della società. La correttezza politica ha la sua roccaforte tra i professori universitari, persone cioè con un impiego sicuro, buone retribuzioni e, per la maggior parte, eterosessuali, maschi bianchi e provenienti da famiglie di classe media.

13. Molti uomini di sinistra si identificano profondamente con i problemi dei gruppi che hanno un’immagine debole (donne), o di vinti (gli indiani americani), repellenti (omosessuali) e inferiori. Gli stessi uomini di sinistra percepiscono che questi gruppi sono inferiori. Non ammetterebbero questi sentimenti neanche con sé stessi, ma il vero motivo e che essi vedono questi gruppi come inferiori e li identificano con i loro problemi. (Non vogliamo dire che le donne, gli indiani, ecc. sono inferiori; noi stiamo solo puntualizzando la psicologia della sinistra.)

14. Le femministe sono disperatamente ansiose di provare che le donne sono forti e capaci quanto gli uomini. Chiaramente esse sono dominate dalla paura che le donne non possono essere forti e capaci come gli uomini.

15 Le persone di sinistra tendono a odiare qualsiasi cosa abbia un immagine forte, positiva e di successo. Le ragioni per le quali dichiarano di odiare la civiltà occidentale, sono, senza ombra di dubbio, false. Essi dicono di odiare l’Occidente perché è guerrafondaio, imperialista, sessista, etnocentrico e così via, ma quando le stesse colpe appaiono nei paesi socialisti o nelle culture primitive accampano scuse o, al più, ammettono fra i denti che esistono; mentre invece sottolineano entusiasticamente (e spesso esagerano) queste colpe quando appaiono nella civiltà occidentale. E ovvio, perciò, che queste colpe non sono il vero motivo per cui odiano l’Occidente e l’America. La persona di sinistra odia l’America e l’Occidente perché sono forti e hanno successo.

16. Parole come “fiducia in sé”, “sicurezza di sé”, “iniziativa”, “impresa”, “ottimismo”, ecc. giocano un ruolo marginale nel vocabolario liberale e della sinistra. L’uomo di sinistra e antindividualista, pro-collettivista. Egli vuole che la società risolva qualsiasi suo bisogno, prendendosene cura. Egli non possiede un innato senso di fiducia nella propria capacita di risolvere i suoi problemi e soddisfare i suoi bisogni. L’uomo di sinistra e contro il concetto di competizione perché, dentro di sé, si sente un perdente.

17. Le forme di arte che attraggono gli intellettuali moderni di sinistra tendono a concentrarsi sullo squallore, la sconfitta e la disperazione, oppure assumono un tono orgiastico, abbandonando il controllo razionale, come se non ci fosse alcuna speranza di risolvere ogni cosa attraverso la razionalità e tutto quello che rimane è l’immersione nelle sensazioni del momento.

18. I filosofi della sinistra moderna tendono a licenziare la ragione, la scienza, la realtà obiettiva e a insistere che qualsiasi cosa è culturalmente relativa. È vero che ci si possono porre domande serie sulle basi della conoscenza scientifica e su come, se è possibile, si possa definire il concetto di realtà oggettiva. Ma è ovvio che i filosofi della sinistra moderna non sono semplicemente logici imperturbabili che analizzano sistematicamente le basi della conoscenza. Essi sono profondamente coinvolti nel loro attacco alla verità e alla realtà. Attaccano questi concetti a causa dei propri bisogni psicologici. Per prima cosa, il loro attacco è un modo di sfogare l’ostilità, e, se esso è ben riuscito, soddisfa l’impulso al potere. Più importante, le persone di sinistra odiano la scienza e la razionalità perché classificano certi credo come veri (per esempio ben riusciti, superiori) e altri credo come falsi (per esempio falliti, inferiori). I sentimenti di inferiorità della persona di sinistra sono così profondi da non tollerare questa classificazione. Questo inoltre è alla base del rigetto che molti uomini di sinistra hanno del concetto di malattia mentale e dell’utilità della prova per stabilire il quoziente di intelligenza. Gli uomini di sinistra non ammettono che capacità umane o comportamenti possano essere spiegati geneticamente poiché in questo modo alcuna persone apparirebbero inferiori o superiori ad altre. Gli uomini di sinistra preferiscono attribuire alla società il merito o il demerito delle capacità o delle carenze di un individuo. Così se una persona è “inferiore” non è colpa sua ma della società, perché egli non è stato educato adeguatamente.

19. L’uomo di sinistra non è di solito tipo di persona che il senso di inferiorità rende spaccone, bullo, egocentrico, affarista, concorrente spietato. Questo tipo di persona non ha ancora totalmente perso la fiducia in sé. Il suo senso di potere e la stima di sé sono deficitari, ma può ancora pensare di avere la capacità di essere forte, e i suoi sforzi in questo senso producono comportamenti spiacevoli di cui sopra. Ma l’uomo di sinistra è andato ancora più in là. I suoi sentimenti di inferiorità sono così connaturati che egli non può concepire sé stesso come individualmente forte e considerato. Da qui quindi il collettivismo della sinistra. Egli si può sentire forte solo come membro di una ampia organizzazione o movimento di massa, con il quale si identifica.

20. Nota la tendenza masochistica delle tattiche di sinistra. La gente di sinistra protesta mettendosi di fronte ai veicoli, provocando intenzionalmente la polizia o i razzisti ad abusare di loro, ecc. Queste tattiche possono essere efficaci, ma molti nella sinistra le usano non in quanto mezzi per raggiungere un fine ma perché preferiscono tattiche masochiste. L’odio di sé è una caratteristica della sinistra.

21. La gente di sinistra può rivendicare di essere spinta ad agire dalla compassione o da un principio morale, e quest’ultimo gioca un ruolo per l’uomo di sinistra del tipo sovrasocializzato. Ma la compassione e il principio morale non possono essere i motivi principali dell’attivismo di sinistra. L’ostilità ne è una componente fondamentale, così come la spinta per il potere. Inoltre, per la gran parte, il modo d’agire della persona di sinistra non è razionalmente calcolato per essere di beneficio a coloro che gli uomini di sinistra dichiarano di aiutare. Per esempio, se si crede che l’azione affermativa sia positiva per la gente nera, che senso ha comandare una azione affermativa in termini dogmatici o stili? Ovviamente sarebbe più produttivo intraprendere un approccio diplomatico o conciliante, che permetterebbe al limite concessioni verbali e simboliche alle persone bianche che pensano che l’azione affermativa li discrimini. Ma gli attivisti di sinistra non utilizzano tale approccio perché non soddisferebbe i loro bisogni emozionali. Il loro reale interesse non è aiutare la gente nera. Il problema della razza, invece, serve come pretesto per esprimere la loro ostilità e il bisogno frustrato di potere. Nel fare ciò feriscono realmente la gente nera perché l’atteggiamento ostile degli attivisti verso la maggioranza bianca tende a intensificare l’odio fra le razze.

22. Se la nostra società non avesse alcun problema sociale, la gente di sinistra li inventerebbe, così da procurarsi un motivo per protestare.

23. Specifichiamo che quanto detto finora non pretende di essere una accurata descrizione di qualunque persona che possa essere considerata di sinistra. Essa è solo una esposizione sommaria della tendenza generale della sinistra.

Sovrasocializzazione

24. Gli psicologi usano il termine “sovrasocializzazione” per designare il processo con il quale i bambini sono addestrati a pensare e agire come la società richiede. Si dice che una persona sia ben socializzata se crede e obbedisce al codice morale della sua società e se vi si inserisce bene come parte funzionante di essa. Non avrebbe alcun senso dire che molte persone della sinistra sono sovrasocializzazione, visto che l’uomo di sinistra viene concepito come un ribelle. Nondimeno, la posizione può essere difesa. Molte persone di sinistra non sono ribelli come sembrano.

25. Il codice morale della nostra società è così esigente che nessuno può pensare, sentire e agire in una maniera completamente morale. Per esempio, non si presume che si possa odiare qualcuno; tuttavia quasi tutti noi odiamo qualcuno in un momento o in un altro, sia che lo ammettiamo a noi stessi o no. Alcune persone sono così altamente socializzate che il tentativo di pensare, sentire e agire moralmente impone loro un pesante aggravio. Per evitare sensazioni di colpa devono continuamente illudersi sulle proprie motivazioni e trovare spiegazioni morali per sentimenti e azioni che in realtà non hanno una origine morale. Noi usiamo il termini “sovrasocializzato” per descrivere tali persone.

26. La sovrasocializzazione può portare a una bassa autostima, un senso di impotenza, disfattismo, senso di colpa, ecc. Uno dei più importanti mezzi con il quale la socializza i bambini è far sì che questi ultimi si vergognino di comportamenti e discorsi che sono contrari alle aspettative della società. Se questo punto viene esasperato, o se un bambino in particolare è piuttosto suscettibile a tali sentimenti, egli finisce per vergognarsi di sé stesso. Inoltre, il pensiero e il comportamento di una persona sovrasocializzata sono più ristretti, a causa delle aspettative della società, rispetto a quelli di una persona scarsamente socializzata. La maggior parte delle persone è occupata in una qualità significativa di comportamenti inutili. Mentono, commettono piccoli furti, non rispetto le regole del traffico, abbandonano il lavoro, odiamo qualcuno, dicono maldicenze o usano qualche trucco sotto banco per superare il loro vicino. La persona sovrasocializzata non può compiere queste cose, o se le compie queste generano in lui un senso di vergogna e di odio di sé. La persona sovrasocializzata, addirittura, non può neanche provare, senza sentirsi in colpa, pensieri o sentimenti contrari alla moralità accettata; egli non può avere “cattivi” pensieri. E la socializzazione non è solo materia di moralità. Noi siamo sovrasocializzati per conformarci alle molte norme di comportamento che non cadono sotto il titolo della moralità. Così la persona sovrasocializzata è legata a un guinzaglio psicologico e spende la sua vita percorrendo binari che la società ha costruito per lui. In molte persone sovrasocializzate il risultato è un senso di coercizione che può divenire una dura sofferenza. Noi sosteniamo che la crudeltà peggiore che gli esseri umani si infliggono l’un l’altro è la sovrasocializzazione.

27. Noi sosteniamo che un segmento molto importante e influente della sinistra moderna è sovrasocializzato e che questa sovrasocializzazione è di grande importanza nel determinare la direzione della sinistra moderna. La tendenza delle persone di sinistra del tipo sovrasocializzato è di appartenere alla classe media o al ceto intellettuale. Da notare che gli intellettuali universitari costituiscono il segmento più socializzato della nostra società e quello più rivolto a sinistra.

28. Le persone di sinistra del tipo sovrasocializzato cercano di liberarsi dal guinzaglio psicologico e asserire la loro autonomia attraverso la ribellione. Ma di solito non sono così forti da ribellarsi contro i valori più fondamentali della società. Parlando in generale, gli obiettivi degli uomini della sinistra non sono in conflitto con la moralità accettata. Al contrario, la sinistra prende un principio morale accettato, lo adotta per suoi comodi, e quindi accusa la maggioranza della società di violare quel principio. Esempi: l’eguaglianza razziale, l’eguaglianza dei sessi, l’aiutare la povera gente, la pace come opposta alla guerra, la non violenza in generale, la libertà di espressione, l’amore verso gli animali; più essenzialmente il compito dell’individuo di servire la società e il compito della società di prendersi cura dell’individuo. Questi sono valori profondamente radicati della nostra società (o almeno della sua classe media e alta) da lungo tempo e che, esplicitamente o implicitamente costituiscono materia preminente per i principali mezzi di comunicazione e per il sistema educativo. Molti uomini di sinistra, specialmente quelli del tipo sovrasocializzato, di solito non si ribellano contro questi principi, ma giustificano la loro ostilità verso la società dichiarando (con qualche grado di verità) che essa non vive secondo quei principi.

29. Qui illustriamo il modo in cui gli uomini di sinistra sovrasocializzati mostrano il loro reale attaccamento alle attitudini convenzionali della nostra società, pretendendo allo stesso tempo di ribellarsi a essa. Molte persone sinistra spingono verso una azione affermativa, perché i neri possano assumere incarichi di alto prestigio, per aumentare l’educazione nelle scuole nere e per concedere loro maggiori fondi. Il modo di vivere della “sottoclasse” nera viene visto come una disgrazia sociale. Vogliono integrare l’uomo nero nel sistema, farne un manager, un avvocato, uno scienziato così come la popolazione bianca della classe medio-alta. Gli uomini di sinistra replicheranno che l’ultima cosa che farebbero sarebbe quella di rendere l’uomo nero una copia del bianco. Al contrario, vogliono preservare la cultura afro-americana. Ma in cosa consiste questa opera di conservazione? A stento si esplica in qualcosa di diverso dal mangiare, dall’ascoltare musica, dal vestirsi secondo lo stile dei neri, dal frequentare una moschea o una chiesa nera. In altre parole, può manifestarsi solo in materie superficiali. In tutti i riferimenti essenziali la maggior parte degli uomini di sinistra del tipo sovrasocializzato vuole rendere il nero conforme agli ideali bianchi della classe medio-alta. Vuole far sì che studi materie tecniche, che divenga un dirigente o uno scienziato, che spenda la sua vita salendo la scala della condizione sociale al fine di provare che la gente nera è valida quanto quella bianca. Vogliono rendere i padri neri “responsabili”, vogliono che le gang di neri diventino non violente, ecc. Ma questi sono precisamente i valori del sistema industriale-tecnologico. Al sistema non interessa che tipo di musica un uomo ascolti, che tipo di vestiti indossi o che religione pratichi fino a che egli studia in una scuola, ha un lavoro rispettabile, sale la scala sociale, è un genitore responsabile, è non violento e così via. In effetti, anche se cercherà di negarlo, l’uomo di sinistra sovrasocializzato vuole integrare l’uomo nero nel sistema e far sì che adotti i suoi valori.

30. Noi, chiaramente, non sosteniamo che gli uomini di sinistra, persino del tipo sovrasocializzato, non si ribellino mai contro i valori fondamentali della nostra società. Evidentemente qualche volto lo fanno. Alcuni uomini della sinistra sovrasocializzati si sono spinti così lontano da ribellarsi contro uno dei più importanti principi della società moderna, adottando la violenza fisica. Secondo il loro punto di vista, la violenza è una forma di “liberazione”. In altre parole, commettendo violenza essi rompono quelle restrizioni psicologiche che sono state loro imposte. Siccome sono sovrasocializzati, queste restrizioni sono state limitanti più per loro che per altri; da qui il bisogno di abbatterle per liberarsene. Ma di solito giustificano la loro ribellione in termini di valori correnti. Se essi fanno uso della violenza sostengono di combattere contro il razzismo o cose simili.

31. Siamo consapevoli che si possa obiettare a questo schematico abbozzo della psicologia della sinistra. La situazione reale è complessa, e qualsiasi descrizione completa di essa avrebbe bisogno di diversi volumi, persino se le informazioni necessarie fossero disponibili. Noi sosteniamo solo di aver sommariamente delineato le due più importanti tendenze della psicologia della sinistra moderna.

32. I problemi degli uomini di sinistra sono indicativi dei problemi della nostra società considerata nel suo complesso. Una bassa autostima, le tendenze depressive e il disfattismo non sono propri solo della sinistra. Sebbene specialmente evidenti nella sinistra, sono diffusi nella nostra società. E la società di oggi tende a socializzarsi in maniera maggiore che qualsiasi società precedente. Ci viene detto dagli esperti persino come mangiare, come fare esercizio, come fare l’amore, come far crescere i nostri bambini e via dicendo.

Il processo del potere

33. Gli esseri umani hanno un bisogno (probabilmente biologico) per qualcosa che noi chiameremo il “processo del potere”. Questo è strettamente collegato al bisogno di potere (che è ampiamente riconosciuto) ma non è la stessa cosa. Il processo del potere ha quattro elementi. I tre più chiari sono quelli che noi chiamiamo lo scopo, lo sforzo, e il raggiungimento dell’obiettivo richiede uno sforzo, e ha bisogno di riuscire a ottenere con successo almeno alcuni si essi). Il quarto elemento è più difficile da definire e può non essere indispensabile. Noi lo chiamiamo autonomia e sarà discusso in seguito (paragrafi 42-44).

34. Consideriamo il caso ipotetico di un uomo che può ottenere qualsiasi cosa solo desiderandola. Questo individuo svilupperà seri problemi psicologici. All’inizio si divertirà soltanto; in seguito, piano piano, comincerà ad annoiarsi e a demoralizzarsi profondamente. Alla fine potrebbe divenire una persona clinicamente depressa. La storia mostra che le aristocrazie ricche tendono alla decadenza. Ciò non avviene nelle aristocrazie più combattive che devono difendersi per mantenere il loro potere. Ma le aristocrazie ricche e sicure che non hanno bisogno di impegnarsi per mantenere il loro potere di solito appaiono insoddisfatte, edonistiche e demoralizzate. Questo mostra che il potere non è tutto. Occorre avere degli obiettivi verso cui esercitare il proprio potere. .

35. Ognuno di noi si pone degli obiettivi; se non altro per soddisfare i bisogni fisici essenziali: cibo, acqua e qualsiasi indumento e riparo siano resi necessari dal clima. Ma le aristocrazie agiate non devono compiere alcuno sforzo per questo. Da ciò nasce la loro noia e demoralizzazione.

36. Il non conseguimento di importanti risultati sfocia nella morte se gli obiettivi sono necessità fisiche, e in frustrazione se il non conseguirli è compatibile con la sopravvivenza. Il fallimento costante nel raggiungimento degli obiettivi lungo il percorso della propria vita dà luogo al disfattismo, alla bassa autostima o alla depressione.

37. Così per evitare seri problemi psicologici, un essere umano ha bisogno di obiettivi il cui raggiungimento richiede uno sforzo, di una certa dose di successo nel conseguirli.

Attività sostitutive

38. Ma non tutti i ricchi aristocratici si annoiano e si demoralizzano. Per esempio 1’imperatore Hirohito, invece di affondare nell’edonismo decadente si consacro alla biologia marina, un campo nel quale divenne una personalità eminente. Quando gli uomini non devono sforzarsi per soddisfare i propri bisogni fisici, devono porsi degli obiettivi artificiali. In molti casi essi li perseguono con la stessa energia e coinvolgimento emotivo che avrebbero usato per soddisfare le necessita fisiche. Cosi gli aristocratici dell’impero romano ebbero le loro pretese letterarie; molti aristocratici europei dei secoli passati investirono una grande quantità di tempo ed energia nella caccia, sebbene poi non mangiassero la carne; altre aristocrazie hanno concorso allo status attraverso elaborate esposizioni di beni; e pochi aristocratici, come Hirohito, si sono rivolti alla scienza.

39. Usiamo il termine “attività sostitutiva” per designare un’attività, diretta verso un obiettivo artificiale, che le persone si prefiggono semplicemente per avere uno scopo per cui lavorare, o lasciateci dire, semplicemente per la soddisfazione che provano raggiungendolo. Ecco un metodo empirico per identificare attività sostitutive. Data una persona che spende tempo ed energia per uno scopo X, chiedetevi questo: se egli deve dedicare la maggior parte del suo tempo e della sua energia per soddisfare i suoi bisogni biologici, e se questo sforzo gli richiedesse di usare le sue abilità mentali e fisiche in modo vario e interessante, si sentirebbe seriamente privato di qualcosa se non raggiunge l’obiettivo X? Se la risposta e no, allora il raggiungimento dell’obiettivo X e una attività sostitutiva. Gli studi di Hirohito sulla biologia marina costituiscono chiaramente una attività sostitutiva, visto che quasi certamente se Hirohito avesse dovuto spendere il suo tempo per interessanti compiti non scientifici al fine d’ottemperare alle necessità della vita egli non si sarebbe sentito privato di qualcosa perché non conosceva tutto sull’anatomia e i cicli di vita degli animali marini. Dall’altro lato, la ricerca del sesso e dell’amore (per esempio) non è una attività sostitutiva, perché la maggior parte delle persone, persino se la loro esistenza fosse soddisfacente in altri ambiti, si sentirebbero private di qualcosa se passassero la loro vita senza avere mai una relazione con un membro del sesso opposto. (Ma la ricerca di una quantità di sesso maggiore di quella di cui uno ha bisogno può essere una attività sostitutiva.)

40. Nella società industriale moderna è necessario solo un minimo sforzo per soddisfare i bisogni primari. E sufficiente passare attraverso un programma di addestramento per acquisire qualche piccola abilita tecnica, quindi andare al lavoro in orario e compiere uno sforzo molto modesto per mantenere il lavoro. I soli requisiti sono una quantità moderata di intelligenza, e, più di tutto, semplice obbedienza. Se uno possiede questi requisiti, la società si prende cura di lui dalla culla alla tomba. (Si, esiste una sottoclasse che non può ritenere che le sue necessita fisiche siano garantite, ma noi stiamo parlando della maggioranza della società.) Cosi non sorprende che la società moderna sia piena di attività sostitutive. Queste includono il lavoro scientifico, 1’impresa atletica, il lavoro umanitario, la creazione artistica e letteraria, la scalata ai vertici aziendali, 1 acquisizione di denaro e beni materiali molto oltre il necessario, e l’attivismo sociale quando si indirizza verso temi che non sono importanti per la vita personale dell’attivista, come nel caso di attivisti bianchi che lavorano per i diritti delle minoranze non bianche. Queste non sono sempre attività sostitutive tout-court, visto che per molti esse possono essere motivate in parte da altri bisogni che superano la semplice necessita di avere qualche scopo da perseguire. Il lavoro scientifico può essere motivato in parte da un desiderio di prestigio, la creazione artistica dal bisogno di esprimere sentimenti, 1’attivismo sociale militante dall’ostilità. Ma per la maggior parte delle persone queste attività sono in gran parte attività sostitutive. Per esempio, la maggioranza degli scienziati sarà probabilmente d’accordo che la “soddisfazione” che ricevono dal loro lavoro è più importante del denaro e del prestigio che guadagnano.

41. Per molti, se non per la maggior parte delle persone, le attività sostitutive sono meno soddisfacenti del conseguimento di obiettivi reali (cioè, obiettivi che si vorrebbero ottenere persino se ii bisogno del processo di potere fosse già soddisfatto). Lo dimostra il fatto che le persone profondamente coinvolte in attività sostitutive, in molti casi, non sono mai soddisfatte, non si riposano mai. Cosi quello che si arricchisce costantemente si ingegna per conseguire una ricchezza sempre maggiore. Lo scienziato, non appena risolve un problema, rivolge la sua attenzione verso un altro problema. Il corridore di lunghe distanze si impone di correre sempre più veloce e lontano. Molte persone che praticano attività sostitutive diranno che ricevono maggiore soddisfa-zione da queste attività che dagli affari “mondani” necessari per soddisfare i loro bisogni biologici; ma questo succede perché nella nostra società lo sforzo richiesto per soddisfare i bisogni biologici si è ridotto a banalità. Quel che è più importante, è che nella nostra società la gente non soddisfa i propri bisogni biologici autonomamente ma funzionando come parti di un’immensa macchina sociale. Al contrario, la gente in generale ha un grande margine di autonomia nel praticare le attività sostitutive.

Autonomia

42. L’autonomia come parte di un processo di potere può non essere indispensabile per ogni individuo. Ma la maggior parte degli individui ha bisogno di un grado più o meno grande di autonomia nel perseguire i propri obiettivi. I loro sforzi devono essere intrapresi su propria iniziativa e devono mantenersi sotto la loro direzione e controllo. Tuttavia la maggior parte della gente non deve sforzarsi come singolo individuo per questa iniziativa, per la direzione e il controllo. E sufficiente di solito agire come membro di un piccolo gruppo. Cosi se mezza dozzina di persone discute un obiettivo e intraprende uno sforzo comune che ha successo nell’ottenere quel dato risultato il suo bisogno per il processo del potere sarà soddisfatto. Ma se si lavora sotto rigidi ordini provenienti dall’alto, precludendo ai singoli ogni luogo in cui prendere una decisione o una iniziativa autonoma, allora il loro bisogno per il processo del potere non sarà soddisfatto. Si può dire la stessa cosa quando le decisioni sono prese su scala collettiva, se il gruppo che prende la decisione collettiva e cosi ampio da vanificare il ruolo del singolo.

43. È vero che qualche individuo sembra avere poco bisogno di autonomia. La sua spinta per il potere e debole o la soddisfa identificandosi con qualche organizzazione potente alla quale appartiene. E quindi vi sono tipi animali non pensanti che sembrano essere soddisfatti da un senso puramente fisico di potere (il bravo soldato combattente il cui senso di potere consiste nello sviluppare abilita di combattimento che sarà contento di usare in cieca obbedienza ai suoi superiori).

44. Ma per la maggior parte della gente è attraverso il processo del potere avere uno scopo, fare uno sforzo autonomo e ottenere il risultato che si acquisisce la stima e la fiducia in sé, oltre a un senso di potere. Quando non si hanno adeguate opportunità per passare attraverso il processo del potere le conseguenze sono (a seconda dell’individuo e del modo in cui il processo di potere e disgregato) noia, demoralizzazione, bassa auto-stima, sentimenti di inferiorità, disfattismo, depressione, ansia, sensi di colpa, frustrazione, ostilità, abuso di bambini e di coniugi, edonismo insaziabile, comportamenti sessuali abnormi, disordini nel sonno, disordini nell’alimentazione ecc .

Fonti di problemi sociali

45. I sintomi fin qui elencati possono essere presenti in qualsiasi società, ma nella società moderna industriale sono presenti su vasta scala. Non siamo i primi a sostenere che il mondo oggi sembra comportarsi come un folle. Questo stato di cose non e normale per una società umana. Vi e motivo di credere che 1’uomo primitivo soffrisse di minor stress e frustrazione e che fosse più soddisfatto del suo modo di vivere che non 1’uomo moderno. E vero che non tutto era rose e fiori nelle società primitive. L’abuso di donne era comune presso gli aborigeni australiani, e la transessualità era abbastanza diffusa tra alcune delle tribù indiane d America. Ma pare che, parlando in generale, i tipi di problemi che abbiamo enumerato nel paragrafo precedente fossero meno comuni tra i popoli primitivi che nella società moderna.

46. Noi attribuiamo le problematiche sociali e psicologiche della società moderna al fatto che essa richiede alla gente di vivere in condizioni radicalmente differenti da quelle in cui la razza umana si e evoluta, e di comportarsi in modo tale da entrare in conflitto con i modelli di comportamento che la razza umana sviluppò durante la sua evoluzione. È chiaro, da quello che abbiamo appena scritto, che noi consideriamo la mancanza di opportunità di sperimentare propriamente il processo del potere la più importante delle condizioni anormali alle quali la società moderna assoggetta 1’individuo. Ma non 1’unica. Prima di trattare la disgregazione del processo del potere come fonte di problemi sociali, discuteremo alcuni altri fattori.

47. Tra le anomalie presenti nella società industriale moderna vi sono 1’eccessiva densità della popolazione, 1’isolamento dell’uomo dalla natura, 1’eccessiva rapidità dei cambiamenti sociali e il crollo delle comunità naturali di piccole dimensioni, per esempio le famiglie allargate, il villaggio o la tribù.

48. E accertato che la sovrappopolazione aumenta lo stress e 1’aggressività. Il grado di affollamento che esiste oggi e 1’isolamento dell’uomo dalla natura sono conseguenze del progresso tecnologico. Tutte le società preindustriali erano in prevalenza rurali. La rivoluzione industriale ha aumentato a dismisura 1’estensione delle città e la proporzione della popolazione che vi vive, e la tecnologia moderna industriale hanno reso possibile alla Terra di sostentare una popolazione sempre più densa. (Inoltre, la tecnologia inasprisce gli effetti dell’affollamento perché pone un accresciuto potere disgregatore nelle mani dell’uomo. Per esempio, una varietà di strumenti produttori di rumore: macchine agricole, radio, motocicli, ecc. Se 1’uso di questi strumenti non fosse limitato le persone desiderose di pace e quiete sarebbero molestate dal rumore. Se il loro uso e limitato, le persone che adoperano questi strumenti sono frustrate dai regolamenti. Ma se queste macchine non fossero mai state inventate non vi sarebbe stato alcun conflitto e non si sarebbe generata alcuna frustrazione.)

49. Per le società primitive il mondo naturale (che, in genere, muta lentamente) forniva una struttura stabile e quindi un senso di sicurezza. Nel mondo moderno e la società umana che domina la natura, piuttosto che il contrario, e la società moderna cambia molto rapidamente a causa dei mutamenti tecnologici. Così non vi e una struttura stabile.

50. I conservatori sono sciocchi; lamentano la decadenza dei valori tradizionali, tuttavia sostengono entusiasticamente il progresso tecnologico e la crescita economica. Apparentemente sembra loro sfuggire il fatto che non si possono produrre cambiamenti rapidi e drastici in campo tecnologico e nella economia di una società senza causare rapidi mutamenti in tutti gli altri aspetti di detta società; e tali mutamenti rapidi inevitabilmente fanno crollare i valori tradizionali.

51. Il crollo dei valori tradizionali in una certa estensione implica il crollo dei legami che uniscono gruppi sociali tradizionali di piccole dimensioni. La disintegrazione dei gruppi sociali di piccole dimensioni è inoltre promossa dal fatto che le condizioni moderne spesso richiedono, o tentano, di spostare 1’individuo verso altre località, separandolo dalla comunità di origine. Oltre a ciò, una società tecnologica deve indebolire i legami familiari e le comunità locali se vuole funzionare efficientemente. Nella società moderna la lealtà di un individuo deve essere rivolta prima al sistema e solo in secondo luogo alla comunità ristretta, perché se la lealtà interna di una piccola comunità e più forte della lealtà al sistema tali comunità perseguiranno il loro vantaggio a spese del sistema. Supponiamo che un pubblico ufficiale o un dirigente di azienda assuma per un certo incarico suo cugino, un suo amico o il suo correligionario piuttosto che una persona meglio qualificata. Egli ha permesso alla lealtà personale di avere la meglio sulla lealtà al sistema, e questo e “nepotismo” o “discriminazione”, entrambi terribili peccati nella società moderna. Sedicenti società industriali che si sono scarsamente impegnate nel subordinare personale o realtà locali alla lealtà al sistema sono di solito molto inefficienti (basta dare uno sguardo all’America Latina). Così una società industriale avanzata può tollerare solo piccole comunità indebolite, piegate e rese strumenti del sistema.

53. La sovrappopolazione, i cambiamenti rapidi e il collasso della comunità sono stati ampiamente riconosciuti come fonti di problemi sociali, ma noi non crediamo che essi siano sufficienti a giustificare 1’estensione dei problemi che si presentano oggi ai nostri occhi.

54. Erano poche città preindustriali molto estese e densamente popolate, tuttavia i loro abitanti non sembra che abbiano sofferto di problemi psicologici quanto 1’uomo moderno. In America oggi esistono ancora aree rurali spopolate in cui troviamo gli stessi problemi delle aree urbane, sebbene in modo meno acuto. Così la sovrappopolazione non sembra essere il fattore decisivo.

55. Sul limite sempre in espansione della frontiera americana, durante il XIX secolo la mobilità della popolazione probabilmente fece sparire estese famiglie e gruppi sociali di piccole dimensioni, forse nella stessa proporzione in cui spariscono oggi. Di fatto, molti nuclei familiari vivevano per scelta in totale isolamento, non avendo vicini nell’arco di diverse miglia e non appartenendo ad alcuna comunità, e tuttavia non sembra che abbiano sviluppato dei problemi.

56. Inoltre il cambiamento nella frontiera americana fu molto rapido e profondo. Un uomo poteva essere nato e cresciuto in una capanna di legno, al di fuori del raggio della legge e dell’ordine ed essersi nutrito di selvaggina; giunto a un’età adulta poteva accadere che si trovasse a svolgere un impiego regolare in una comunità ordinata con una forte presenza della legge. Questo era un cambiamento più profondo di quello che solitamente accade nella vita di un individuo moderno, tuttavia non sembra che abbia portato a problemi psicologici. Infatti la società americana del XIX secolo era caratterizzata da ottimismo e autostima; esattamente il contrario della società odierna.

57. Noi sosteniamo che la differenza è che 1’uomo moderno ha la consapevolezza (largamente giustificata) che il cambiamento gli è imposto, mentre nel XIX secolo 1’uomo della frontiera aveva la consapevolezza (largamente giustificata) di provocare i cambiamenti, di propria iniziativa. Cosi un pioniere insediatosi su un pezzo di terra di sua proprietà, scelto da lui, attraverso i suoi sforzi lo trasformava in una fattoria. In quei giorni un intero paese poteva contare solo qualche centinaia di abitanti ed era un’entità molto più isolata e autonoma che un paese moderno. Quindi il pioniere-fattore partecipava come membro di un gruppo relativamente piccolo alla creazione di una nuova, ordinata comunità. Ci si potrebbe chiedere se la creazione di questa comunità fosse un miglioramento; a ogni modo essa soddisfaceva il bisogno del pioniere per il processo del potere.

58 Dovrebbe essere possibile dare altri esempi di società soggette a rapidi cambiamenti e/o prive di stretti legami collettivi senza che per questo si verificassero le imponenti aberrazioni comportamentali che oggi si vedono nella società industriale. Non vogliamo dire che la società moderna sia la sola in cui il processo del potere è stato frantumato. Probabilmente la maggior parte delle società civilizzate, se non tutte, hanno interferito con il processo del potere in una proporzione più o meno grande. Ma nella società industriale moderna il problema è divenuto particolarmente acuto. La sinistra, almeno nella sua recente forma (dalla meta fino alla fine del XX secolo) è in parte un sintomo della privazione del processo del potere. La disgregazione del processo del potere nella società moderna

59. Noi dividiamo le spinte umane in tre gruppi: 1) quelle che possono essere soddisfatte con un minimo sforzo; 2) quelle che possono essere soddisfatte ma solo al prezzo di un serio sforzo; 3) quelle che non possono essere adeguatamente soddisfatte non importa quanto grande sia lo sforzo impiegato. Il processo del potere è il processo di soddisfare le spinte del secondo gruppo. Più spinte ci sono del terzo gruppo, maggiore sarà la frustrazione, la rabbia, e alla fine il disfattismo, la depressione, ecc.

60. Nella società industriale moderna le spinte dell’uomo naturale tendono a essere quelle del primo e del terzo gruppo; il secondo gruppo tende a consistere in maniera sempre maggiore di spinte create artificialmente.

61. Nelle società primitive, le necessita fisiche generalmente cadono nel secondo gruppo. Esse possono essere soddisfatte, ma solo al costo di un grave sforzo. Ma la società moderna tende a garantire le necessita fisiche a tutti in cambio solo di un minimo sforzo, quindi i bisogni fisici sono posti nel primo gruppo. (Si può discutere se lo sforzo richiesto per mantenere un lavoro debba essere considerato “minimo”; ma di solito, in lavori di livello basso-medio, 1’unico sforzo richiesto è semplicemente quello dell’obbedienza. Tu siedi o stai dove ti hanno detto di stare e fai quello che ti hanno detto di fare nel modo in cui ti hanno detto di farlo. Raramente devi sforzarti seriamente, e in ogni caso a stento hai una qualche autonomia nel lavoro, cosi che il bisogno per il processo del potere non è ben garantito.)

62. I bisogni sociali, come il sesso, 1’amore e lo status sociale, spesso rimangono nel secondo gruppo nella società moderna, dipendendo dalla situazione dell’individuo”. Ma eccetto che per coloro che hanno una forte spinta particolare per lo status sociale, lo sforzo richiesto per soddisfare le spinte sociali è insufficiente ad appagare adeguatamente il bisogno per il processo del potere.

63. Cosi sono stati creati dei bisogni artificiali che cadono nel secondo gruppo e quindi garantiscono il bisogno per il processo del potere. La pubblicità e le tecniche di marketing sono state sviluppate in modo da far si che molte persone sentano il bisogno di cose che i loro nonni non desiderarono o persino sognarono mai. Ciò richiede un duro sforzo per guadagnare denaro sufficiente per soddisfare questi bisogni artificiali, quindi essi ricadono nel secondo gruppo (ma vedi paragrafi 80-82.) L’uomo moderno deve soddisfare il suo bisogno per il processo di potere in gran parte attraverso la ricerca di bisogni artificiali creati dalla pubblicità e dall’industria del marketing”, e attraverso attività sostitutive.

64. Sembra che per molte persone, forse la maggioranza, queste forme artificiali del processo di potere siano insufficienti. Un tema ricorrente negli scritti dei critici sociali della seconda meta del XX secolo è il senso di inutilità che affligge molte persone nella società moderna. (Questa mancanza di scopi è spesso chiamata con altri nomi, come “anomia” [una condizione della società caratterizzata da un’assenza di norme e valori sociali, N.d.T.] e “vacuità della classe media”.) Noi sosteniamo che la cosiddetta “crisi di identità” è di fatto una ricerca di intento, spesso di impegno verso una conveniente attività sostitutiva. Può essere che 1’esistenzialismo sia in larga parte una risposta alla mancanza di scopi della vita moderna”. Nella società moderna è molto diffusa la ricerca del “raggiungimento”. Ma noi pensiamo che per la maggioranza delle persone un’attività il cui principale obiettivo è la realizzazione (cioè una attività sostitutiva) non sia una soddisfazione completamente soddisfacente. In altre parole, non soddisfa pienamente il bisogno per il processo del potere (vedi paragrafo 41). Questo bisogno può essere pienamente soddisfatto solo attraverso attività che hanno qualche traguardo esterno, come le necessita fisiche, il sesso, l’amore, lo status, la vendetta, ecc.

65. Inoltre, nei casi in cui 1’obiettivo è il guadagnare soldi, salire la scala sociale o funzionare come parte del sistema in un modo diverso, la maggior parte delle persone non sono nella posizione di perseguire i propri scopi autonomamente: la maggior parte dei lavoratori è alle dipendenze di qualcun altro e, come abbiamo sottolineato nel paragrafo 61, spendono i loro giorni facendo quello che vien detto loro di fare nella maniera in cui viene detto loro di farlo. Persino la maggior parte di coloro che sono in affari in proprio hanno solo una autonomia limitata. E una lagnanza cronica dei piccoli imprenditori che le loro mani sono legate da una eccessiva regolamentazione governativa. Alcune di queste regole sono indubbiamente superflue, ma per la maggior parte esse sono essenziali e parti inevitabili della nostra società estremamente complessa. Una larga porzione di piccoli affari oggi opera sul sistema delle concessioni (franchising). Il Wall Street Journal, alcuni anni fa, riporto che molte delle compagnie che rilasciano la concessione chiedono ai concessionari un test personale destinato a escludere coloro che hanno creatività e iniziativa perché tali persone non danno sufficiente garanzia di adeguarsi docilmente al sistema. Questo esclude dalle piccole attività molte persone che hanno bisogno maggiore di autonomia.

66. Oggi la gente vive più in virtù di quello che il sistema fa per loro o a loro che per quello che riescono a fare loro stessi. E quello che fanno per loro è fatto sempre di più dentro canali costruiti dal sistema. Le opportunità tendono a essere quelle che il sistema concede, ed essere sfruttate in accordo con le regole e i regolamenti”, e perché vi sia una possibilità di successo devono essere seguite le tecniche prescritte dagli esperti.

67. Cosi il processo del potere, nella nostra società, è spezzato attraverso una mancanza di scopi reali e una mancanza di autonomia nel seguire gli obiettivi. Ma si frantuma anche a causa di quelle spinte umane che cadono nel terzo gruppo: le spinte che non possono essere adeguatamente soddisfatte non importa quanto grande sia lo sforzo di chi si impegna per ottenerle. Una di queste spinte è il bisogno di sicurezza. Le nostre vite dipendono dalle decisioni prese da altre persone; noi non esercitiamo un controllo su queste decisioni e di solito non conosciamo nemmeno coloro che decidono (“Viviamo in un mondo nel quale, in proporzione, poche persone forse 500 o 100 prendono le decisioni importanti”, Phlip B. Heymann della Scuola di legge di Harvard, citato da Anthony Lewis, New York Times, 21 aprile 1995). Le nostre vite dipendono dal fatto che gli standard di sicurezza negli stabilimenti nucleari siano mantenuti adeguatamente; o da quanto pesticida viene ammesso nel nostro cibo o da quanto inquinamento vi è nell’aria; dalla competenza (o incompetenza) del nostro dottore. Perdere il lavoro o trovarlo dipende da decisioni prese dagli economisti del governo o dai dirigenti delle aziende; e cosi via. La maggior parte degli individui non è nella posizione di sentirsi sicura di fronte a queste minacce se non molto limitatamente. La ricerca dell’individuo per la sicurezza è quindi frustrata, e porta a un senso di impotenza. Si potrebbe obiettare che 1’uomo primitivo è fisicamente meno sicuro dell’uomo moderno, come è dimostrato dalla sua più breve aspettativa di vita; quindi 1’uomo moderno soffre di meno quel grado di insicurezza normale per gli esseri umani. Ma la sicurezza psicologica non dipende dalla sicurezza fisica. Quello che ci fa sentire sicuri non è un livello maggiore di sicurezza oggettiva, ma un senso di fiducia nella nostra capacita di avere cura di noi stessi. L’uomo primitivo, minacciato da un animale feroce o dalla fame, può combattere in difesa di sé stesso o spostarsi alla ricerca di cibo. Egli non ha la certezza del buon esito di questi sforzi, ma non si trova indifeso di fronte agli aspetti che lo minacciano. L’individuo moderno è minacciato da molti aspetti contro i quali è inerme: incidenti nucleari, sostanze cancerogene negli alimenti, inquinamento ambientale, guerre, aumento delle tasse, invasione del suo privato da parte di grandi organizzazioni, fenomeni economici o sociali di rilevanza nazionale che possono frantumare il suo stile di vita.

69. È vero che l’uomo primitivo è impotente contro alcune minacce: la malattia per esempio. Ma egli può accettare il rischio della malattia stoicamente. Essa fa parte della natura delle cose. Non è colpa di alcuno, a meno che sia colpa di qualche immaginario demone impersonale. Ma le minacce all’individuo moderno tendono a essere costruite dall’uomo. Esse non sono il risultato del caso ma gli sono imposte da altri le cui decisioni egli, come individuo, è incapace di influenzare. Di conseguenza si sente frustrato, umiliato e pieno di rabbia.

70. Così l’uomo primitivo per la maggior parte della sua vita mantiene la propria sicurezza nelle sue mani (sia come individuo che come membro di un piccolo gruppo), mentre la sicurezza dell’uomo moderno è nelle mani di persone o organizzazioni che sono tropo remote o troppo estese perché egli sia in grado di influenzarle personalmente. Così la spinta dell’uomo moderno per la sicurezza tende a cadere nel primo e nel terzo gruppo; in alcune aree (cibo, riparo, ecc.) la sua sicurezza è garantita col minimo sforzo, mentre in altre aree egli non può raggiungere un grado di sicurezza. (Questo esempio semplifica molto la situazione reale ma delinea sommariamente quanto la condizione dell’uomo moderno differisca da quella dell’uomo primitivo.)

71. La gente ha molte spinte transitorie o impulsi che sono di necessità frustrati nella vita moderna, quindi questi cadono nel terzo gruppo. Ci si può arrabbiare, ma la società moderna non può permettere il combattimento. In molte situazioni non permette nemmeno l’aggressione verbale. Quando si va in un posto si può andare di fretta o si può essere nella condizione di viaggiare lentamente, ma in generale non vi è altra possibilità che muoversi seguendo il flusso del traffico e obbedire ai segnali. Si può desiderare di svolgere la propria attività in modo diverso, ma di solito si può lavorare solo secondo le regole stabilite dal datore di lavoro. In molti altri casi l’uomo moderno è legato a un sistema di regole e regolamenti (espliciti o impliciti) che frustrano molti dei suoi impulsi e così interferiscono con il processo del potere. La maggior parte di questi regolamenti non può essere messa in discussione perché essi sono indispensabili per il funzionamento della società industriale.

72. La società moderna è per certi aspetti estremamente permissiva. In materie che sono irrilevanti per il funzionamento del sistema noi possiamo fare, in generale, quello che ci aggrada. Possiamo credere in qualsiasi religione ci piaccia (fino a quando non incoraggi comportamenti che sono pericolosi per il sistema). Possiamo andare a letto con chi ci piace (fino a quando pratichiamo un “sesso sicuro”). Possiamo fare qualsiasi cosa che ci piaccia purché non sia importante. Ma in tutte le materie importanti il sistema tende a regolare sempre più il nostro comportamento.

73. Il comportamento è regolato non solo da regole esplicite e dal governo. Il controllo è spesso esercitato attraverso una coercizione indiretta,attraverso una pressione psicologica o manipolazione, da organizzazioni, o da un sistema considerato nel complesso. Le organizzazioni più forti usano la propaganda. La propaganda non è solo limitata agli spot commerciali e alla pubblicità, e alcune volte non è nemmeno consciamente intesa come propaganda dalla gente che la produce. Per esempio, il contenuto di un programma di intrattenimento è una forma potente di propaganda. Un esempio di coercizione indiretta: non esiste alcuna legge che dica che noi dobbiamo lavorare ogni giorno e seguire gli ordini di chi ci impiega. Legalmente non vi è alcun divieto che ci impedisca di andare a vivere in un posto selvaggio come i primitivi o di intraprendere un’attività indipendente. Ma in pratica la parte ancora selvaggia è molto esigua e in economia vi è posto solo per un limitato numero di piccoli imprenditori. Quindi, la maggior parte di noi può sopravvivere solo come l’impiegato di qualcun altro.

74. Noi sosteniamo che l’ossessione dell’uomo moderno per la longevità, per mantenere il vigore fisico e l’attrattiva sessuale a un’età avanzata, è un sintomo di incompiutezza derivante dal mancato processo per il potere. La “crisi di mezza età” è esattamente questo. Lo stesso dicasi per la mancanza di interesse verso la procreazione che è piuttosto comune nella società moderna ma quasi del tutto inesistente nelle società primitive.

75. Nelle società primitive la vita è una successione di stadi. Avendo soddisfatto i bisogni e gli scopi di uno stadio, non vi è alcuna particolare riluttanza a passare allo stadio successivo. Un giovane uomo passa attraverso il processo del potere divenendo un cacciatore, cacciando non per sport o per realizzarsi ma per avere la carne necessaria per nutrirsi. (Nelle giovani donne il processo è più complesso, focalizzato sul potere sociale; non vogliamo discuterlo qui). Avendo attraversato questa fase con successo, l’uomo giovane non si tira indietro di fronte alla responsabilità di costruire una famiglia. (Al contrario, oggi molti rinviano indefinitamente il momento di avere figli perché troppo occupati a cercare qualche tipo di “realizzazione”. Noi sosteniamo che la realizzazione di cui hanno bisogno è una esperienza adeguata del processo del potere, con reali obiettivi al posto di obiettivi artificiali di attività sostitutive.) Ancora, essendo riuscito con successo a far crescere i suoi bambini, passando attraverso il processo del potere di provvedere alle loro necessità fisiche, l’uomo primitivo sente che il suo lavoro è compiuto e si prepara ad accettare l’età avanzata (se sopravvive a lungo) e la morte. Molti oggi, invece, sono disturbati dalla prospettiva della morte, come dimostrano gli sforzi per mantenere la condizione fisica, un bell’aspetto e la salute. Noi sosteniamo che ciò dipende dalla non realizzazione che scaturisce dal non usare i propri poteri fisici per qualcosa, cioè: non sono mai passati attraverso il processo del potere di utilizzare i loro corpi in una maniera seria. Non è l’uomo primitivo, che usa quotidianamente il suo corpo per scopi pratici, a temere il deterioramento dell’età, ma l’uomo moderno, che non ha mai utilizzato il suo corpo per scopi pratici al di là del camminare dalla sua macchina alla sua casa. L’uomo il cui bisogno per il processo del potere è stato soddisfatto durante la sua vita è colui che è meglio preparato ad accettare la fine di quella vita.

76. In risposta agli argomenti di questa sezione qualcuno dirà: “La società deve trovare il modo di dare a tutti l’opportunità di passare attraverso il processo del potere”. Ma il valore dell’opportunità viene distrutto dal fatto che la società gliela concede. Questo di cui c’è bisogno è di trovare o concretizzare le proprie opportunità. Fino a che il sistema concede agli individui le opportunità li avrà sempre al guinzaglio. Per ottenere l’autonomia occorre sciogliere questo laccio.

Come alcune persone si adattano

77. Non tutti nella società industriale tecnologica soffrono di problemi psicologici. Alcuni sostengono persino di essere del tutto soddisfatti della società così com’è. Vediamo ora il perché di questa disparità di vedute.

78. Primo, ci sono senza ombra di dubbio differenze nella forza della spinta per il potere. Individui con una spinta debole possono avere, relativamente, poco bisogno di passare attraverso il processo del potere, o almeno uno scarso bisogno di autonomia all’interno di questo processo. Questi sono i caratteri docili che sarebbero stati felici come i neri delle piantagioni del vecchio sud (non intendiamo disprezzare i neri delle piantagioni. Diamo atto che la maggior parte degli schiavi non era contenta della propria schiavitù. Ma noi disprezziamo le persone che sono contente della loro schiavitù).

79. Alcune persone possono avere una spinta eccezionale, inseguendo la quale soddisfano il loro bisogno per il processo del potere. Per esempio, coloro che hanno una spinta particolarmente forte per lo status sociale possono spendere l’intera vita a salire la scala sociale senza mai annoiarsi.

80. La gente ha vari gradi di suggestionabilità di fronte alla pubblicità e alle tecniche di marketing. Alcune persone sono così influenzabili che pur avendo una grande disponibilità di denaro non riescono a soddisfare la loro costante, insaziabile bramosia per i nuovi giocattoli scintillanti che l’industria del marketing fa penzolare davanti ai loro occhi. Così si sentono sempre finanziariamente sotto pressione anche se loro entrate sono notevoli, e la loro bramosia è continuamente frustrata.

81. Alcuni hanno una scarsa permeabilità alla pubblicità e alle tecniche di marketing. Sono le persone non interessate al denaro. Le acquisizioni materiali non soddisfano il loro bisogno per il processo del potere.

82. Persone mediamente condizionabili dalla pubblicità e dalle tecniche di marketing sono capaci di guadagnare abbastanza denaro per soddisfare i loro desideri, ma solo al costo di un serio sforzo (straordinari, secondo lavoro, promozioni). In questo caso l’acquisizione materiale va incontro al loro bisogno per il processo del potere. Ma ciò non vuol dire che questo bisogno sia pienamente soddisfatto. Essi possono avere una autonomia insufficiente nel processo del potere (il loro lavoro può consistere nell’eseguire ordini) e alcune delle loro spinte possono essere frustrate (per esempio la sicurezza e l’aggressione). (Noi siamo colpevoli di una eccessiva semplificazione nei paragrafi 80-82 perché supponiamo che il desiderio per l’acquisizione materiale sia, nel suo complesso, una creazione dell’industria della pubblicità e del marketing. Naturalmente non è così semplice.)

83. Alcuni soddisfano in parte il loro bisogno per il potere identificandosi con una potente organizzazione o con un movimento di massa. Un individuo che manca di scopi o di potere si unisce a un movimento o a un’organizzazione, adotta i suoi obiettivi come propri, quindi lavora per questi obiettivi. Quando alcuni di questi sono raggiunti, l’individuo, anche se i suoi personali sforzi hanno giocato solo una parte insignificante nel loro raggiungimento, si sente (attraverso la sua identificazione con il movimento o l’organizzazione) come se fosse passato attraverso il processo del potere. Questo fenomeno fu sfruttato dai fascisti, dai nazisti e dai comunisti. La nostra società lo usa allo stesso modo, sebbene in maniera meno crudele. Esempio: Manuel Noriega costituiva un problema per gli Usa (obiettivo, quindi, punire Noriega). Gli Usa invasero Panama (sforzo) e punirono Noriega (raggiungimento dell’obiettivo). Gli Usa passarono attraverso il processo del potere e molti americani, in virtù della loro identificazione con gli Usa, sperimentarono il processo del potere per delega. Da ciò nacque l’approvazione pubblica dell’invasione di Panama; essa diede alla gente un senso di potere. Noi vediamo lo stesso fenomeno negli eserciti, nelle aziende, nei partiti politici, organizzazioni umanitarie, movimenti religiosi o ideologici. In particolare, i movimenti di sinistra tendono ad attrarre persone che cercano di soddisfare il loro bisogno di potere. Ma per la maggior parte delle persone, l’identificazione con un’organizzazione o movimento di massa non soddisfa pienamente il bisogno di potere.

84. Un altro modo con il quale si può soddisfare il proprio bisogno del processo di potere sono le attività sostitutive. Come spieghiamo nei paragrafi 38-42, un’attività sostitutiva è diretta verso un obiettivo artificiale; l’individuo la pratica per l’interesse verso il processo di “conseguimento” che ne ricava, non perché ha bisogno di soddisfare quello scopo specifico. Per esempio non vi è un motivo pratico per costruirsi enormi muscoli, inviare una piccola palla dentro una buca o acquisire una serie completa di francobolli postali. Tuttavia molte persone nella nostra società si dedicano con passione al body-building, al golf o a collezionare francobolli. Alcune persone facilmente influenzabili saranno portate a dare più importanza a una attività sostitutiva perché le persone intorno la considerano importante o perché la società dice che è importante. Questa è la ragione per cui alcuni prendono molto sul serio attività essenzialmente banali come gli sport, il bridge o gli scacchi o la ricerca di arcane conoscenze, mentre altri che hanno una visione più chiara le vedono niente altro che come attività sostitutive e di conseguenza non daranno importanza a quel modo di soddisfare il bisogno per il processo del potere. Rimane solo da sottolineare che, in molti casi, il modo in cui una persona si guadagna la vita è anch’essa una attività sostitutiva. Non una pura attività sostitutiva, visto che, in parte, il motivo dell’attività è di ottemperare alle necessità fisiche e (per alcune persone) raggiungere lo status sociale e le agiatezze che la pubblicità gli fa desiderare. Ma molte persone si sforzano più del necessario per guadagnare denaro e status, e questo sforzo aggiuntivo costituisce una attività sostitutiva. Questo sforzo addizionale, insieme all’investimento emozionale che lo accompagna, è una delle forze più potenti che agiscono verso il continuo sviluppo e perfezionamento del sistema, con conseguenze negative per la libertà individuale (vedi paragrafi 131). Specialmente per gli scienziati più fecondi e gli ingegneri, il lavoro tende a essere in larga misura un’attività sostitutiva. Questo punto è così importante che merita una discussione a parte (paragrafi 87-92).

85. In questa sezione abbiamo spiegato come molte persone nella società moderna soddisfano in misura variabile il loro bisogno per il processo del potere. Ma noi pensiamo che per la maggioranza delle persone questo bisogno non sia pienamente soddisfatto. In primo luogo, coloro che hanno una spinta eccessiva per lo status, o che sono decisamente “agganciati” a una attività sostitutiva o che si identificano abbastanza fortemente con un movimento o un’organizzazione per soddisfare il loro bisogno di potere sono personalità inconsuete. Altri non sono pienamente soddisfatti dalle attività sostitutive o dall’identificazione con una organizzazione (vedi paragrafo 41, 64). In secondo luogo, un controllo stretto viene imposto dal sistema attraverso una regolamentazione esplicita o attraverso la socializzazione, e questo provoca mancanza di autonomia e frustrazione, per l’impossibilità di raggiungere certi obiettivi e per la necessità di contenere troppi impulsi.

86. Ma anche se la maggior parte delle persone nella società industriale-tecnologica fosse soddisfatta, noi (FC) ci opporremo sempre a quella forma di società, perché (tra le altre ragioni) consideriamo degradante soddisfare il bisogno di qualcuno per il processo del potere attraverso attività sostitutive o attraverso l’identificazione con una organizzazione piuttosto che attraverso la conquista di obiettivi reali.

Le ragioni degli scienziati

87. La scienza e la tecnologia forniscono i più importanti esempi di attività sostitutive. Alcuni scienziati dichiarano che sono motivati dalla “curiosità”, asserzione semplicemente assurda. La maggior parte degli scienziati lavora su materie talmente specialistiche che non sono oggetto di normale curiosità. Per esempio un astronomo, un matematico o un entomologo sono curiosi delle proprietà dell’isopropiltrimetilmetano? Di sicuro no. Solo un chimico può esserlo e lo è solo in quanto la chimica è la sua attività sostitutiva. Il chimico è curioso dell’appropriata classificazione di nuove specie di scarabei? No. È una questione che interessa solo l’entomologo, e lo interessa solo perché l’entomologia è la sua attività sostitutiva. Se il chimico e l’entomologo dovessero impegnarsi a fondo per soddisfare i bisogni primari e se quello sforzo permettesse di esercitare le loro capacità in modo sì interessante seppure non nel settore scientifico, allora non darebbero alcuna importanza all’isopropiltrimetilmetano o alla classificazione degli scarabei. Supponiamo che la mancanza di fondi per l’educazione scolastica di grado superiore avesse costretto il chimico a divenire un agente assicurativo. In quel caso sarebbe stato molto interessato alle materie assicurative e per nulla interessato all’isopropiltrimetilmetano. In ogni caso non è normale spendere la quantità di tempo e di sforzi che gli scienziati dedicano al loro lavoro per soddisfare una semplice curiosità. Perciò, la spiegazione della “curiosità” come ragione degli scienziati per il loro lavoro non si regge in piedi.

88. La motivazione del “beneficio per l’umanità” non è da meno. Un certo tipo di lavoro scientifico non ha niente a che vedere con il benessere della razza umana – la maggior parte dell’archeologia e delle linguistiche comparate, per esempio. Altre aree della scienza invece, possono presentare sbocchi pericolosi. Tuttavia gli scienziati di queste aree sono entusiasti del loro lavoro allo stesso modo di quelli che scoprono vaccini o studiano l’inquinamento dell’aria. Consideriamo il caso di Edward Teller, che si impegnò a fondo nel promuovere installazioni di energia nucleare. Il suo coinvolgimento derivava dal desiderio di beneficiare l’umanità? Se così, allora perché Teller non sentì alcun coinvolgimento per altre cause “umanitarie”? Se era un tale filantropo allora perché partecipò alla creazione della bomba H? Come per molti altri traguardi scientifici è aperta la questione se il nucleare sia realmente un reale beneficio per l’umanità. L’energia elettrica a basso costo è più importante dei rifiuti che si accumulano e del rischio di incidenti? Teller parlò solo di una parte della questione. Chiaramente questo profondo interesse verso il potenziale nucleare era motivato non da un desiderio di beneficiare l’umanità ma dalla soddisfazione personale che egli trasse dal suo lavoro e dal vederlo attuato.

89. Lo stesso si può dire degli scienziati in generale. Con qualche rara eccezione le loro ragioni non sono né la curiosità né il desiderio di benessere l’umanità bensì il bisogno di passare attraverso il processo del potere: avere un obiettivo (un problema scientifico da risolvere), fare uno sforzo (ricerca) e raggiungere un obiettivo (soluzione del problema). La scienza è una attività sostitutiva perché gli scienziati lavorano soprattutto per la soddisfazione che ne ricavano.

90. Certamente la questione non è così semplice. Altri motivi giocano un ruolo per molti scienziati. Il denaro e lo status per esempio. Alcuni scienziati possono essere persone con una spinta insaziabile per lo status (vedi paragrafo 79) e questo potrebbe essere il motivo principale del loro lavoro. Senza dubbio la maggioranza degli scienziati, come la maggioranza della popolazione comune, è più o meno suscettibile alla pubblicità e alle tecniche di marketing e ha bisogno di denaro per soddisfare l’ambizione di possedere determinati beni e servizi. Così la scienza non è pura attività sostitutiva; ma è in gran parte una attività sostitutiva.

91. Inoltre la scienza e la tecnologia costituiscono un potente movimento di massa, molti scienziati gratificano il loro bisogno di potere attraverso l’identificazione con esso (vedi paragrafo 83).

92. Così la scienza prosegue la sua marcia alla cieca, senza riguardo per il reale benessere della razza umana o per ogni altro criterio, obbediente sono ai bisogni psicologici degli scienziati e dei funzionari governativi e dei dirigenti industriali che forniscono i fondi per la ricerca.

La natura della libertà

93. Stiamo arrivando a sostenere che la società industriale tecnologica non può essere riformata in modo da impedire che essa progressivamente restringa la sfera della libertà umana. Poiché la parola libertà può essere interpretata in molti modi, dobbiamo prima chiarire a che tipo di libertà siamo interessati.

94. Con libertà intendiamo l’opportunità di passare attraverso il processo del potere con obiettivi reali, non con quelli artificiali di attività sostitutive, e senza interferenza, manipolazione o supervisione di alcuno, specialmente di qualche organizzazione. libertà significa essere in grado di controllare (sia come individuo che come membro di un piccolo gruppo) tutti gli aspetti relativi alla propria vita-morte; cibo, vestiti, riparo e difesa contro qualsiasi pericolo ci possa essere nel proprio circondario. Libertà significa avere potere; non il potere di controllare altre persone ma il potere di controllare le circostanze della propria vita. Nessuno è libero se qualcun altro (specialmente una grossa organizzazione) lo ha in suo potere, non importa con quanta benevolenza, tolleranza e permissivismo questo potere sia esercitato. È importante non confondere la libertà con il mero permissivismo (vedi paragrafo 72).

95. Si dice che noi viviamo in una società libera perché abbiamo un certo numero di diritti costituzionalmente garantiti. Ma questi non sono importanti come sembra. Il grado di libertà personale che esiste in una società è determinato più dalla struttura economica e tecnologica che dalle sue leggi o dalla sua forma di governo. La maggior parte delle nazioni indiane del New England erano monarchie, e molte città del Rinascimento italiano erano controllate da dittatori. Ma leggendo di queste società si ha l’impressione che esse permettessero molta più libertà personale della nostra. In parte questo accadeva perché non avevano meccanismi efficienti per rinforzare la volontà del reggente: non vi era una forza di polizia moderna, bene organizzata, non vi erano comunicazioni rapide tra lunghe distanze, non vi erano camere di sorveglianza, né dossier informativi sulla vita dei cittadini comuni. Quindi era relativamente facile evadere il controllo.

96. Fra i nostri diritti costituzionali consideriamo, per esempio, quello della libertà di stampa. Noi certamente non vogliamo colpire quel diritto; è uno strumento molto importante per limitare la concentrazione del potere politico e tenerlo sotto controllo esponendo pubblicamente qualsiasi comportamento scorretto. Ma la libertà è di epoca utilità per il cittadino medio come individuo. I mass media sono per la maggior parte sotto il controllo di grandi organizzazioni integrate nel sistema. Qualsiasi persona, con pochi soldi, può pubblicare uno scritto o distribuirlo su Internet o simili, ma quello che egli avrà da dire sarà travolto da una enorme quantità di materiale prodotto dai media, quindi non avrà alcun effetto pratico. Colpire l’attenzione della società con le parole è quindi quasi impossibile per la maggior parte degli individui e dei piccoli gruppi. Prendi noi (FC), per esempio. Se non avessimo compiuto alcunché di violento e avessimo inviato il presente scritto a un editore, probabilmente non sarebbe stato pubblicato. Se lo avessero accettato e pubblicato probabilmente non avrebbe attratto molti lettori perché è più interessante il divertimento messo in piedi dai media che leggere un saggio serio. Persino se questi scritti avessero avuto molti lettori, la maggior parte di loro li avrebbe presto dimenticati vista la massa di materiale con cui i media inondano le loro menti. Per diffondere il nostro messaggio, con qualche probabilità di avere un effetto duraturo, abbiamo dovuto uccidere delle persone.

97. I diritti costituzionali sono utili fino a un certo punto, ma non servono a garantire molto di più di quello che potremmo chiamare la concezione borghese della libertà. Secondo la concezione borghese, un uomo “libero” è essenzialmente un elemento di una macchina sociale e ha solo un certo numero di libertà codificare e circoscritte; libertà che sono disegnate per servire i bisogni della macchina sociale piuttosto che quelli dell’individuo. Così l’uomo “libero” borghese ha una libertà economica perché promuove la crescita e il processo; ha libertà di stampa perché la critica pubblica limita il comportamento scorretto dei leader politici; e ha diritto a un giusto processo perché, secondo il sistema, la carcerazione per il capriccio di un potente sarebbe considerato un atto iniquo. Questo fu sicuramente l’atteggiamento di Simon Bolìvar. Per lui la gente meritava la libertà solo se la si usava per promuovere il progresso (progresso secondo la concezione borghese). Altri pensatori borghesi hanno avuto un simile punto di vista della libertà come semplice mezzo per fini collettivi. Chester C. Tan nel suo il pensiero politico cinese nel XX secolo (p.202) spiega la filosofia del leader del Kuomintang, Hu-Ha-min: “A un individuo sono concessi dei diritti perché egli è un membro della società e la sua vita comunitaria richiede tali diritti. Con comunità Hu intende l’intera società della nazione”. E a p. 259 Tan afferma che secondo Carsum Chang (Chang Chun-Mai, capo del Partito di Stato Socialista in Cina) la libertà deve essere usata nell’interesse dello Stato e della gente considerata nel suo complesso. Ma che tipo di libertà possiede un individuo che può esercitare solo una libertà prescritta da qualcun altro? La concezione di FC della libertà non è quella di Simon Bolìvar, Hu, Chang o altri teorici borghesi. Il problema di tali teorici è che hanno fatto dello sviluppo e dell’applicazione delle teorie sociali la loro attività sostitutiva. Conseguentemente, le teorie sono designate a servire i bisogni dei teorici più che i bisogni di qualsiasi persona sufficientemente sfortunata da vivere in una società nella quale quelle teorie sono imposte.

98. Un altro punto deve essere sottolineato in questa sezione non si dovrebbe pensare che una persona ha abbastanza libertà solo perché dice di averla. La libertà è in parte limitata dal controllo psicologico del quale la gente non si rende conto. Inoltre, molte idee della gente su quello che costituisce la libertà sono dettate più dalla convezione sociale che dai bisogni reali. Per esempio, è probabile che molti uomini di sinistra o del tipo sovrasocializzato dicano che la maggior parte delle persone, inclusi loro stessi, sono socializzati troppo poco piuttosto che troppo, tuttavia il sovrasocializzato di sinistra paga un pesante prezzo psicologico per il suo alto livello di socializzazione.

Alcuni principi di storia

99. Pensa alla storia come la somma di due componenti: una componente erotica che consiste di eventi non prevedibili che seguono un iter non discernibile, e una componente regolare che consiste di tendenze storiche di lungo termine. Qui noi siamo interessati alle tendenze di lungo termine.

100. PRIMO PRINCIPIO. Se viene applicato un piccolo cambiamento che influenza una tendenza storica di lungo periodo quel cambiamento sarà sempre transitorio: la tendenza presto ritornerà al suo stato originale. (Esempio: un movimento di riforma che ha il fine di eliminare la corruzione politica nella società raramente ha più di un effetto a breve termine; presto o tardi i riformatori si rilassano e la corruzione ritorna. Il livello della corruzione politica in una data società tende a rimanere costante o a cambiare solo lentamente con l’evoluzione della società. Normalmente una epurazione politica sarà permanente solo se accompagnata da cambiamenti sociali diffusi; un piccolo cambiamento nella società non sarà sufficiente.) Se un piccolo cambiamento in una tendenza storica di lungo termine appare permanente è solo perché il cambiamento si muove nella direzione in cui la tendenza si sta muovendo, così che la tendenza non viene alterata ma solo aiutata a progredire.

101. Il primo principio è quasi una tautologia. Se una tendenza non fosse stabile rispetto a piccoli cambiamenti vagherebbe a caso piuttosto che seguire una direzione definita: in altre parole, non sarebbe affatto una tendenza di lungo termine.

102. SECONDO PRINCIPIO. Se un cambiamento si produce in un modo sufficientemente ampio da alterare permanentemente una tendenza storica di lungo periodo, allora altererà la società stessa nel suo complesso. In altre parole, una società è un sistema nel quale tutte le parti sono interconnesse e non si può cambiare una parte importante senza cambiare tutte le altre allo stesso modo.

103. TERZO PRINCIPIO. Se un cambiamento si produce in un modo sufficientemente ampio da alterare permanentemente una tendenza storica di lungo periodo, le conseguenze per la società nel suo complesso non possono essere delineate in anticipo (a meno che molte altre società non siano passate attraverso lo stesso cambiamento e ne abbiano sperimentato tutte le stesse conseguenze, nel qual caso si può empiricamente dedurre che una società che passa attraverso cambiamenti, simili probabilmente sperimenterà conseguenze simili).

104. QUARTO PRINCIPIO. Un nuovo tipo di società non può essere disegnato sulla carta, cioè non è possibile programmare una nuova forma di società in anticipo, attuarla e aspettarsi che funzioni così come era stata pianificata.

105. Il terzo e il quarto principio derivano dalla complessità delle società umane. Un cambiamento nel comportamento umano influenzerà l’economia della società e il suo ambiente fisico; l’economia influenzerà l’ambiente e viceversa, i cambiamenti nell’economia e nell’ambiente influenzeranno il comportamento umano in modi complessi e imprevedibili, e così via. Il sistema di cause ed effetti è troppo complesso per essere districato e compreso.

106. QUINTO PRINCIPIO. La gente non sceglie consciamente e razionalmente la forma della propria società. Le società si sviluppano attraverso processi di evoluzione sociale che non sono sotto il controllo umano razionale.

107. Il primo principio è una conseguenza degli altri quattro.

108. Per illustrare: secondo il primo principio, parlando in generale, un tentativo di riforma sociale agisce nella direzione nella quale la società si va comunque sviluppando (di modo che semplicemente accelera un cambiamento che sarebbe accaduto in ogni caso), altrimenti ha solo un effetto transitorio, e la società presto scivolerà nella sua antica routine. Per far sì che un cambiamento nella direzione dello sviluppo di un qualsiasi importante aspetto sociale sia duraturo, la riforma è insufficiente e la rivoluzione è necessaria (Rivoluzione non implica necessariamente una sommossa armata o rovesciamento di un governo). In base al secondo principio, una rivoluzione non cambia mai soltanto un aspetto di una società, ma l’intera società; e in base al terzo, avvengono dei cambiamenti inattesi o indesiderati dai rivoluzionari. Stando al quarto principio, quando i rivoluzionari o gli utopisti costruiscono un nuovo tipo di società, questa non sarà mai com’era stata progettata.

109. La rivoluzione americana non contraddice quanto affermato sopra: non era una “rivoluzione” nel senso proprio della parola ma una guerra di indipendenza seguita da una riforma politica piuttosto estesa. I padri fondatori non cambiarono la direzione dello sviluppo della società americana, né vi aspirarono. Liberarono solo lo sviluppo della società americana dall’effetto ritardante del dominio inglese. La loro riforma politica non cambiò alcuna tendenza vitale, spinse solo la cultura politica americana verso la sua direzione naturale di sviluppo. La società britannica, la quale cultura americana era un derivato, si era mossa per un lungo periodo nella direzione della democrazia rappresentativa. Prima della guerra di indipendenza, gli americani stavano già praticando un grado significativo di democrazia rappresentativa nelle assemblee coloniali. Il sistema politico stabilito dalla costituzione, fu modellato sul sistema inglese e sulle assemblee coloniali. Con grandi cambiamenti, per dire la verità – non vi è alcun dubbio che i Padri Fondatori intrapresero un passo molto importante. Tuttavia, era un passo che il mondo anglofono stava già intraprendendo. La prova che l’Inghilterra e tutte le sue colonie, popolati in maggioranza da persone di discendenza inglese, finirono con l’avere sistemi di democrazia rappresentativa molto simili a quella degli Stati Uniti. Se i Padri Fondatori non avessero avuto il coraggio di firmare la Dichiarazione d’Indipendenza, il nostro di vivere oggi non sarebbe molto diverso. Forse avremmo avuto legami molto più stretti con l’Inghilterra, un Parlamento e un Primo Ministro invece di un Congresso e di un Presidente. Niente di che. Perciò la rivoluzione Americana non confuta i nostri principi, ma ne offre una buona illustrazione.

110. Comunque, è necessario usare il senso comune per applicare i principi. Essi sono espressi in un linguaggio impreciso che permette libertà di interpretazione e vi si possono trovare eccezioni. Presentiamo quindi questi principi non come leggi inviolabili, ma come leggi empiriche, un’indicazione per contrastare, in parte, idee semplicistiche sul futuro della società. I principi dovrebbero essere costantemente tenuti presenti e, quando si raggiunge una conclusione che si configura in contrasto con essi, si deve attentamente riesaminare il proprio pensiero e arrivare a mantenere una conclusione solo se si hanno buone e solide ragioni.

La società industriale non può essere riformata

111. I principi esposti fin qui aiutano a mostrare come appaia difficile e senza speranza una riforma del sistema industriale che prevenga progressive restrizioni nella sfera delle libertà individuali. Vi è stata una netta tendenza della tecnologia, almeno a partire dalla rivoluzione industriale, a rafforzare il sistema con un alto costo in termini di libertà individuale e di autonomia locale. Quindi ogni cambiamento destinato a proteggere la libertà dalla tecnologia sarebbe contrario alla tendenza fondamentale dello sviluppo della nostra società. Tale cambiamento, perciò, potrebbe essere solo transitorio – presto travolto dal flusso della storia – o, se sufficientemente ampio da essere permanente, alterare la natura della nostra intera società. Questo seguendo il primo e il secondo principio. Inoltre, visto che la società verrebbe alterata in maniera imprevedibile (terzo principio), si correrebbe un enorme rischio. Cambiamenti sufficientemente ampi da produrre una differenza durevole in favore della libertà non verrebbero intrapresi poiché si capirebbe che danneggerebbero gravemente il sistema. E così qualsiasi tentativo di riforma sarebbe troppo timido per risultare efficace. Anche se venissero attivati cambiamenti sufficientemente ampi da produrre un effetto durevole, verrebbero ritirati quando i loro effetti disgreganti divenissero evidenti. Pertanto, un cambiamento permanente in favore della libertà potrebbe essere portato a compimento solo da persone preparate ad accettare radicali, pericolose e imprevedibili alterazioni dell’intero sistema. In altre parole da rivoluzionari, non riformisti.

112. Le persone ansiose di riscattare la libertà senza sacrificare i supposti benefici della tecnologia suggeriranno piani semplicistici per qualche nuova forma di società che vorrebbe conciliare la libertà con la tecnologia. A parte il fatto che queste persone raramente propongono mezzi pratici per costruire una nuova forma di società, dal quarto principio si evince che, se anche la nuova forma di società venisse istituita, crollerebbe o darebbe risultati molto diversi da quelli sperati.

113. Così, anche in termini molto ampi, pare altamente improbabile che un qualunque modo di cambiare la società possa essere trovato riconciliando la libertà con la tecnologia moderna. Nelle prossime sezioni approfondiremo le ragioni per cui libertà e progresso tecnologico sono incompatibili.

La restrizione della libertà è inevitabile
nella società industriale

114. Come spiegato nei paragrafi 65-67 e 70-73, l’uomo moderno è legato da un sistema di regole e regolamenti, e il suo destino da azioni di persone a lui lontane. Le cui decisioni egli non può influenzare. Tutto questo non è accidentale, né è il risultato dell’arbitrarietà di burocrati arroganti. È una condizione necessaria e inevitabile in qualsiasi società tecnologicamente avanzata. Il sistema, per funzionare, deve regolare attentamente il comportamento umano. Al lavoro si deve fare ciò che gli altri ti dicono di fare, altrimenti la produzione finirebbe nel caos. Le burocrazie devono essere rette secondo rigide regole. Permettere una qualsiasi discrezionalità personale a burocrati di medio livello danneggerebbe il sistema e porterebbe ad accuse di ingiustizia provocate dal modo in cui i singoli burocrati esercitano la loro discrezionalità. È vero che alcune restrizioni della nostra libertà ma, parlando in generale, la regolazione delle nostre vite da parte delle grandi strutture è necessaria per il funzionamento della società industriale-tecnologica. Il risultato nelle persone comuni è un senso di impotenza. Può anche darsi che i regolamenti formali vengano sostituiti sempre più da strumenti psicologici che ci inducano a fare ciò che il sistema ci richiede (propaganda, tecniche educative, programmi di “salute mentale”, ecc.).

115. Il sistema deve costringere le persone a comportarsi in modi sempre più lontani dal modello naturale del comportamento umano. Per esempio il sistema ha bisogno di scienziati, matematici e ingegneri. Non può funzionare senza di loro. Così viene esercitata una pesante pressione sui bambini perché si distinguano in questi campi. Per un adolescente è innaturale passare la maggior parte del proprio tempo seduto a una scrivania, assorto nello studio. Un adolescente normale vuole trascorrere la sua giornata in contatto con la realtà circostante. Tra i popoli primitivi, le cose che venivano insegnate ai bambini erano in naturale armonia con gli impulsi naturali umani. Tra i Nativi Americani, per esempio, i ragazzi erano addestrati a compiti da svolgere all’aria aperta – proprio il tipo di cose che piace loro. Ma nella nostra società i bambini sono indotti a studiare materie tecniche che la maggioranza affronta malvolentieri.

116. A causa della pressione incessante che il sistema esercita per modificare i comportamenti umani, il numero degli individui che non può o non vuole adattarsi alle esigenze sociali è in aumento: disoccupati di professione, bande di adolescenti, sette religiose, ribelli contro lo stato, sabotatori ecologisti, emarginati e oppositori di ogni tipo.

117. In qualsiasi società tecnologicamente avanzata, il destino dell’individuo deve dipendere da decisioni che può influenzare personalmente solo in misura molto ridotta. Una società tecnologica non può essere frammentata in piccole comunità autonome perché la produzione dipende dalla cooperazione di un grande numero di persone e macchinari. Una simile società dev’essere altamente organizzata e si devono prendere decisioni che influenzeranno la vita di un gran numero di persone. Quando una decisione incide, per esempio, su un milione di persone, allora ognuno ha, in media, solo una milionesima parte nel prendere la decisione. Quello che normalmente avviene in pratica è che le decisioni sono sempre prese da funzionari pubblici, dirigenti industriali o tecnici specializzati, ma anche quando si vota su una decisione precisa, di solito il numero di elettori è troppo grande perché il voto di un individuo sia significativo. La maggior parte degli individui, quindi, è incapace di influenzare in maniera misurabile importanti decisioni riguardanti la loro vita. In una società tecnologicamente avanzata non vi è alcun modo per rimediare a ciò. Il sistema cerca di “risolvere” il problema usando la propaganda, per far sì che la gente voglia che le decisioni siano già prese in loro vece, ma anche se questa “soluzione” fosse un successo completo nel far sentire meglio queste persone, sarebbe degradante.

118. I conservatori e pochi altri sono a favore di una maggiore “autonomia locale”. Le comunità locali una volta godevano di autonomia, ma questa diviene sempre meno possibile nel momento in cui sono sempre più coinvolte e dipendenti da sistemi di grandi dimensioni come i servizi pubblici, le reti di computer, i sistemi autostradali, i mass-media, il sistema sanitario moderno. Inoltre, a sfavore dell’autonomia vi è il fatto che la tecnologia applicata in un determinato luogo spesso si riflette più lontano. L’uso di pesticidi o di altre sostanze chimiche vicino a un torrente può contaminare le riserve d’acqua centinaia di chilometri più a valle e l’effetto serra colpisce l’intero pianeta.

119. Il sistema non esiste e non può esistere per soddisfare i bisogni umani. È il comportamento umano che invece deve modificarsi per adattarsi alle esigenze del sistema. Questo non ha niente a che fare con l’ideologia politica o sociologica che possa pretendere di guidare il sistema tecnologico. Non è colpa né del capitalismo, né del socialismo. È colpa della tecnologia, perché il sistema non è guidato dall’ideologia, ma da necessità tecniche. Naturalmente il sistema soddisfa molti bisogni umani ma, in generale, lo fa solo nella misura in cui risulta a sua vantaggio. Sono i bisogni del sistema ad essere prioritari, non quelli degli esseri umani. Per esempio, il sistema fornisce gli alimenti perché non potrebbe funzionare se tutti soffrissero la fame; presta attenzione alle necessità psicologiche della gente solo quando può farlo convenientemente, giacché non potrebbe funzionare se molte persone divenissero preda della depressione o decidessero di ribellarsi. Il sistema ha, tuttavia, buoni, seri e pratici motivi per sforzarsi ad esercitare una pressione costante che pieghi il comportamento della gente secondo i propri bisogni. Troppi rifiuti accumulati? Il governo, i media, il sistema educativo, gli ambientalisti, tutti ci inondano con una massa di propaganda sul riciclaggio. Serve altro personale tecnico? Un coro di voci esorta i bambini a studiare le scienze. Nessuno si ferma a domandarsi se non sia inumano forzare gli adolescenti a passare la maggior parte del loro tempo studiando cose che, nella maggioranza dei casi, detestano. Quando i lavoratori specializzati perdono il posto a causa degli sviluppi tecnologici e devono “riqualificarsi”, nessuno si chiede se sia umiliante trattarli in quel modo. Semplicemente si da per scontato il fatto che ciascuno debba sottomettersi alle necessità tecniche, e questo per delle buone ragioni: se i bisogni umani avessero la priorità rispetto alle necessità tecniche, si verificherebbero problemi economici, disoccupazione, carenza di beni primari o cose peggiori. Il concetto di “salute mentale” nella nostra società è determinato in larga misura dalla capacità dell’individuo di vivere in accordo con i bisogni del sistema, senza mostrare segni di stress.

120. Gli sforzi per far posto a un minimo di iniziativa e d’autonomia dentro il sistema sono poco più di uno scherzo. Prendiamo per esempio un’azienda che invece di impiegare ognuno dei suoi dipendenti ad assemblare solo una parte del prodotto, permette ad ognuno di essi di costruire il prodotto intero e finge di concedere ai lavoratori iniziativa e possibilità di realizzazione. Alcune aziende hanno cercato di dare ai loro impiegati maggior autonomia nel lavoro, ma per ragione pratiche ciò si può applicare solo a un numero molto ristretto e, in ogni caso, ai dipendenti non viene mai concessa autonomia riguardo agli obiettivi primari – i loro sforzi “autonomi” non possono essere mai diretti verso obiettivi selezionati personalmente, ma solo verso gli obiettivi dei loro datori di lavoro, quali la sopravvivenza e la crescita dell’azienda. Qualsiasi ditta chiuderebbe ben presto se permettesse ai dipendenti di comportarsi diversamente. Allo stesso modo, in una qualsiasi azienda di un sistema socialista, i lavoratori devono dirigere i loro sforzi verso gli obiettivi dell’impresa perché, altrimenti, quest’ultima non perseguirebbe il suo scopo quale parte del sistema. Ancora una volta, per ragioni puramente tecniche, alla maggior parte degli individui o dei piccoli gruppi, non è possibile avere una certa autonomia nella società industriale. Persino il piccolo commerciante, di solito, ha un’autonomia limitata. A prescindere dalle necessità dei regolamenti governativi egli è costretto a inserirsi nel sistema economico e deve adattarsi alle sue richieste. Per esempio, quando si sviluppa una nuova tecnologia, il piccolo commerciante spesso è costretto a usarla, che lo voglia o no, per rimanere competitivo.

Gli aspetti negativi della tecnologia non possono essere separati da quelli positivi

121. Non si può riformare la società industriale ampliando la libertà individuale poiché la tecnologia moderna è un sistema unitario in cui tutte le parti dipendono l’una dall’altra. Non ci si può liberare delle parti negative della tecnologia e conservare solo gli aspetti positivi. Prendiamo ad esempio la medicina moderna. Il progresso nelle scienze mediche dipende dai progressi della chimica, fisica, biologia, informatica e altre discipline. I trattamenti medici più sofisticati richiedono equipaggiamenti costosi e ad alta tecnologia, disponibili solo nelle società tecnologicamente più progredite ed economicamente più forti. Naturalmente non si può immaginare un progresso medico che non coinvolga un progresso del sistema tecnologico con le sue inevitabili conseguenze.

122. Anche se potessimo conservare soltanto il progresso medico senza tutto il contorno del sistema tecnologico, ci troveremmo a fronteggiare molti pericolosi inconvenienti. Supponiamo per esempio che venga scoperta una cura per il diabete. Le persone con una predisposizione genetica al diabete sopravviverebbero e sarebbero in grado di riprodursi proprio come gli individui sani. In questo modo la selezione naturale contro i geni del diabete verrebbe evitata e quei geni si diffonderebbero in tutta la popolazione. (Questa condizione in parte si è già verificata, poiché il diabete – anche se non viene curato – può essere controllato con l’uso di insulina.) Lo stesso accadrebbe con molte altre malattie, con una crescente degradazione genetica della popolazione. L’unica soluzione sarebbe una qualche forma di programma eugenetico o una ricostruzione intensiva del patrimonio genetico della razza umana: in questo modo in futuro l’uomo smetterebbe di essere una creazione del natura, del caso o di Dio (a seconda delle più diverse opinioni religiose o filosofiche), per trasformarsi in un prodotto tecnologico.

123. Se già credi che i governi più importanti interferiscano troppo con la tua vita, aspetta di vedere l’alba del giorno in cui i governi regoleranno la costituzione genetica dei tuoi figli. Le regole imposte dai governi si rifaranno inevitabilmente alla ingegneria genetica, poiché le conseguenze di un mondo libero sarebbero disastrose.

124. La reazione comune a tali problemi è di parlare di “etica medica”. Ma un codice etico non servirebbe a proteggere la libertà di fronte al progresso medico; peggiorerebbe solo la questione. Un codice etico. Un codice etico applicabile all’ingegneria genetica sarebbe di fatto un mezzo per regolare la costituzione genetica degli esseri umani. Qualcuno (probabilmente la classe medio-alta, in gran parte) deciderebbe quali applicazioni dell’ingegneria genetica siano “etiche” e quali no, così da imporre di fatto i propri valori sulla costituzione genetica della popolazione in generale. Anche se venisse scelto un codice su una base completamente democratica, la maggioranza potrebbe imporre i valori su qualsiasi minoranza che avesse un’idea del tutto differente di quello che costituisce un uso “etico” dell’ingegneria genetica. L’unico codice etico che potrebbe davvero essere in grado di proteggere la libertà sarebbe quello che proibisse qualsiasi sperimentazione genetica sugli esseri umani e si può essere sicuri che un tale codice non sarà mai applicato in una società tecnologica. Nessun codice che riduca l’ingegneria genetica a un ruolo minore potrebbe vivere a lungo, perché la tentazione dell’immenso potere della biotecnologia sarebbe irresistibile, specialmente considerando il fatto che, alla maggioranza delle persone, molte sue applicazioni ovviamente e inequivocabilmente positive (niente più malattie fisiche e mentali, disponibilità per tutti delle abilità necessarie a vivere nel mondo odierno). Inevitabilmente l’ingegneria genetica sarò usata in maniera diffusa, ma solo in funzione dei bisogni del sistema industriale-tecnologico.

La tecnologia è una forza sociale più potente dell’aspirazione alla libertà

125. Non è possibile arrivare a un compromesso durevole tra la libertà e la tecnologia, perché la tecnologia è di gran lunga la più potente forza sociale e di continuo usurpa la libertà attraverso ripetuti compromessi. Immaginiamo il caso di due vicini, ognuno dei qual in partenza possiede la stessa estensione di terra, ma con uno più potente dell’altro. Il debole rifiuta. Il potente dice: «Va bene, arriviamo a un compromesso. Dammi metà di quello che ti ho chiesto». Il debole non ha altra scelta se non la resa. Dopo qualche tempo, il vicino più potente pretende un altro pezzo di terrà, di nuovo c’è un compromesso, e così via. Costringendo il debole a una lunga serie di compromessi, alla fine il potente ottiene tutta la sua terra. Così avviene nel conflitto tra tecnologia e libertà.

126. Permetteteci di spiegare perché la tecnologia è una forza sociale più potente dell’aspirazione alla libertà.

127. Un progresso tecnologica che sembra non metta in pericolo la libertà, spesso la minaccia molto seriamente in seguito. Consideriamo, per esempio, il trasporto motorizzato. In altri tempi, un uomo a piedi poteva andare dove gli pareva, al passo che preferiva, senza osservare nessuna regola del traffico ed era indipendenti dai sistemi di supporto tecnologico. Quando i veicoli a motore furono introdotti parvero aumentare la libertà dell’uomo. Non toglievano alcuna libertà all’uomo a piedi. Se non si voleva l’automobile si poteva anche non comprarla e chi la preferiva poteva viaggiare più velocemente e più lontano dell’uomo appiedato. L’introduzione del trasporto motorizzato presto cambiò la società in modo tale da restringere la libertà di locomozione dell’uomo. Quando le automobili aumentarono, divenne necessario regolare il loro uso. Quando si è in macchina, specialmente in zone densamente popolate, non si può andare dove si desidera seguendo il proprio passo, il movimento di ognuno è governato dal flusso del traffico e da varie leggi. Si è costretti a vari vincoli: l’obbligo della patente, l’esame di guida, il rinnovo dell’immatricolazione, l’assicurazione, la revisione del veicolo, le rate mensili sul prezzo d’acquisto. Inoltre, da lungo tempo l’uso del trasporto motorizzato non è più una scelta. Dall’introduzione del trasporto motorizzato, la disposizione delle nostre città è cambiata in modo tale che la maggioranza delle persone non può più raggiungere a piedi il luogo di lavoro, la zona commerciale o di svago, ma deve dipendere dall’automobile. Altrimenti si deve utilizzare il trasporto pubblico, nel cui caso si ha ancora meno controllo sui propri movimenti rispetto a quando si guida una macchina. Persino la libertà dei pedoni è ora ristretto in maniera considerevole. In città deve fermarsi continuamente e aspettare ai semafori, che sono pensati principalmente per servire il traffico di automobili. In campagna, il traffico a motore rende pericoloso e spiacevole camminare lungo le strade principali (L’esempio del trasporto motorizzato è importante. Quando un nuovo prodotto della tecnologia viene introdotto come un’opzione che si può accettare o no, non necessariamente il prodotto rimane facoltativo. In molti casi la tecnologia cambia la società in modo tale che alla fine ci si trova costretti ad usarla).

128. Mentre il processo tecnologico considerato nel suo complesso restringe continuamente la nostra sfera di libertà, ogni nuovo progresso tecnologico considerato per se stesso appare auspicabile. L’elettricità, l’impianto idraulico di casa, le telecomunicazioni rapide… cosa si può argomentare contro quelli o contro gli altri innumerevoli progressi tecnici che hanno reso moderna la società? Sarebbe stato assurdo resistere all’introduzione del telefono, per esempio. Offriva molti vantaggi e nessuno svantaggio. Tuttavia, come abbiamo spiegato nei paragrafi 59-76, questi progressi tecnici, presi nel loro complesso, hanno creato un mondo dove il destino dell’uomo medio non è più nelle sue mani o nelle mani dei suoi vicini o amici, ma in quelle lontane dei politici, dei dirigenti di grandi imprese, degli anonimi tecnici e burocrati che lui, come individuo, non ha il potere di influenzare. Lo stesso processo continuerà anche in futuro. Prendete per esempio l’ingegneria genetica. Poche persone si opporranno ad una tecnica genetica che elimini la malattia ereditaria. Non fa alcun danno e previene molte sofferenze. Tuttavia un gran numero di miglioramenti genetici, presi nel complesso, renderanno l’essere umano più un manufatto progettato piuttosto che una libera creazione del caso (di Dio o chicchessia, a seconda del vostro credo religioso).

129. Un’altra ragione del perché la tecnologia sia una così potente forza sociale è che, nel contesto di una data società, il progresso tecnologico marcia solo in una direzione; non può mai invertire rotta. Una volta che un’innovazione tecnica è stata introdotta, la gente di solito ne diviene dipendente, a meno che essa non venga sostituita da qualche innovazione ancor più avanzata. Non solo le persone divengono dipendenti da nuovi prodotti tecnologici, ma è il sistema nel suo complesso che diviene dipendente: immaginiamo cosa potrebbe accadere al sistema oggi se i computer, per esempio, fossero eliminati. Perciò il sistema può muoversi in una sola direzione, verso una maggiore tecnologizzazione. La tecnologia obbliga continuamente la libertà a fare un passo indietro, ma la tecnologia non può fare un passo all’indietro – a meno di un rovesciamento dell’intero sistema tecnologico.

130.La tecnologia avanza con grande rapidità e minaccia la libertà contemporaneamente sotto molti aspetti (sovraffollamento, norme e regolamenti, aumento della dipendenza degli individui da grandi organizzazioni, propaganda e altre tecniche psicologiche, ingegneria genetica, invasione dell’ambito privato attraverso mezzi di sorveglianza e computer, ecc.). Opporsi a ogni minaccia alla libertà richiederebbe una lotta sociale lunga e difficile. Coloro che vogliono proteggere la libertà sono sopraffatti dal numero di nuovi attacchi e dalla rapidità con cui si sviluppano, diventano apatici e non resistono più. Combattere ognuna delle minacce separatamente sarebbe futile. Si può sperare nel successo solo combattendo il sistema tecnologico nel suo complesso. Ma quella è rivoluzione, non riforma.

131. I tecnici (usiamo questo termine nel senso più ampio, per indicare tutti coloro che svolgono un lavoro specializzato che richiede una preparazione specifica) tendono a essere così impegnati nel loro compito (la loro attività sostitutiva), che quando un conflitto sorge tra il loro lavoro tecnico e la libertà, quasi sempre decidono in favore del primo. Questo è ovvio nel caso degli scienziati, ma si verifica anche in altri settori: gli educatori, i gruppi umanitari, le organizzazioni di tutela non esitano a utilizzare la propaganda o altre tecniche psicologiche per raggiungere i loro lodevoli fini. Le grandi imprese e le agenzie governative, quando lo ritengono utile, non esitano a raccogliere informazioni sui singoli senza alcun riguardo per la loro vita privata. Le forze dell’ordine vengono spesso infastidite dai diritti costituzionali delle persone sospettate, frequentemente del tutto innocenti, e ricorrono a ogni mezzo legale (e qualche volta illegale) per restringere o aggirare questi diritti. La maggior parte di questi educatori, funzionari governativi e poliziotti credono nella libertà, nella privacy e nei diritti costituzionali, ma quando queste cose entrano in conflitto con il loro lavoro, di solito ritengono che questo sia più importante.

132. È assodato che la gente, generalmente, lavora meglio e con più tenacia quando si sforza di conseguire un utile piuttosto che tentando di evitare una sanzione o un danno. Gli scienziati e altri tecnici sono motivati principalmente dai risultati che ottengono attraverso il loro lavoro. Ma quelli che si oppongono alle invasioni della libertà da parte della tecnologia lavorano per evitare un danno; di conseguenza sono pochi quelli che lavorano con tenacia e bene in questo compito scoraggiante. Semmai i riformatori raggiungessero una vittoria netta che paresse innalzare una solida barriera contro l’ulteriore erosione della libertà per mezzo del progresso tecnologico, la maggioranza delle persone tenderebbe a rilassarsi e a volgere l’attenzione verso cose più piacevoli. Ma gli scienziati rimarrebbero occupati nei loro laboratori e la tecnologia, sviluppandosi, troverebbe il modo, a dispetto di qualsiasi barriera, di esercitare un controllo sempre maggiore sugli individui, rendendoli sempre più dipendenti dal sistema.

133. Nessun accordo sociale, legge, istituzione, costume o codice etico può fornire una protezione permanente contro la tecnologia. La storia mostra che tutti gli accordi sono transitori; alla fine cambiano o crollano. Ma i progressi tecnologici sono permanenti nel contesto di una data civiltà. Supponiamo per esempio che fosse possibile arrivare a un qualche accordo sociale per prevenire l’applicazione dell’ingegneria genetica agli esseri umani, o impedirle di essere usata in maniera tale da minacciare la libertà e la dignità umana. La tecnologia rimarrebbe in attesa. Prima o poi l’accordo sociale crollerebbe. Probabilmente prima, vista la rapidità dei cambiamenti della nostra società. A quel punto l’ingegneria genetica comincerebbe a invadere la nostra sfera di libertà e questa invasione sarebbe irreversibile (a meno di un crollo della civiltà tecnologica stessa). Qualunque illusione di raggiungere qualcosa di permanente attraverso accordi sociali dovrebbe essere cancellata da quanto sta attualmente accadendo alla legislazione ambientale. Alcuni anni fa sembrava che vi fossero sicure barriere legali per prevenire almeno alcune delle peggiori forme di degrado ambientale. Un cambiamento nel vento politico e quelle barriere iniziano a sbriciolarsi.

134. Per tutte le ragioni esposte sopra, la tecnologia è una forza sociale più potente dell’aspirazione alla libertà. Ma questa affermazione richiede una precisazione importante. Sembra che, nei decenni a venire, il sistema industriale-tecnologico andrà incontro a serie difficoltà legate a problemi economici e ambientali, e soprattutto a disturbi del comportamento umano (alienazione, ribellione, ostilità, difficoltà sociali e psicologiche di varia natura). Speriamo che le difficoltà attraverso le quali il sistema dovrà probabilmente passare ne provochino il crollo o almeno un indebolimento sufficiente a dare il via alla rivoluzione. Se una rivoluzione simile accadesse e fosse coronata dal successo, l’aspirazione per la libertà si sarà dimostrata più potente della tecnologia.

135. Nel paragrafo 124 abbiamo usato l’esempio del vicino debole che viene sconfitto da un vicino forte costringendolo a una serie di compromessi gli prende tutta la terra. Ma supponiamo ora che il vicino forte si ammali tanto da essere incapace di difendersi. Il vicino debole può costringerlo affinché gli ridia indietro la terra oppure può ucciderlo. Se permette all’uomo forte di sopravvivere e si dà da fare solo per riavere la terra è uno stupido, perché quando l’altro guarirà se la riprenderà. La sola alternativa possibile per l’uomo debole è di uccidere il più forte quando ne ha la possibilità. Allo stesso modo, dobbiamo distruggere il sistema industriale mentre è debole. Se ci compromettiamo con esso e lo lasciamo guarire dalla sua malattia alla fine ci toglierà tutta la nostra libertà.

I più semplici problemi sociali si sono dimostrati insolubili

136. Se nonostante ciò qualcuno immagina che sarebbe possibile riformare il sistema in modo tale da proteggere la libertà dalla tecnologia inducetelo a riflettere su come la società abbia affrontato altri problemi sociali, molto più semplici e facili, con rozzezza e senza alcun risultato. Tra le altre cose, il sistema non ha avuto successo nel fermare la degradazione ambientale, la corruzione politica, il traffico di droga e l’abuso domestico.

137. Prendiamo per esempio i nostri problemi ambientali. Qui il conflitto di valori è semplice: la convenienza economica attuale contro il salvataggio di alcune risorse naturali per i nostri nipoti. Ma su questo argomento la risposta è solo un mucchio di discorsi a vanvera e di ragionamenti confusi da parte delle persone che detengono il potere; mai una linea di azione chiara e fondata, e così continuiamo ad accrescere i problemi ambientali con cui dovranno vivere in futuro i nostri nipoti. I tentativi di risolvere il tema ambientale consistono in lotte e compromessi tra differenti fazioni, alcune delle quali prevalenti in un dato momento o in un altro. La linea di azione cambia a seconda delle correnti dell’opinione pubblica. Questo non è un processo razionale, o tale da portare con buona probabilità a una soluzione definitiva e positiva del problema. I maggiori problemi sociali, se “risolti” del tutto, raramente o mai lo sono attraverso un qualunque piano razionale complessivo. Essi si risolvono solo attraverso un processo nel quale vari gruppi in competizione ricercano il loro proprio interesse, di solito a corto termine, arrivando (principalmente grazie alla fortuna) a un certo modus vivendi più o meno stabile. Infatti, i principi che abbiamo formulato nei paragrafi 100-106 fanno dubitare che la pianificazione razionale sociale a lungo termine possa avere mai successo.

138. È chiaro, pertanto, che la razza umana ha, tutt’al più, una capacità molto limitata di risolvere i problemi sociali, persino quelli relativamente facili. Come si dovrebbe risolvere allora il problema molto più difficile e sottile di riconciliare la libertà con la tecnologia? La tecnologia presenta vantaggi materiali chiarissimi, mentre la libertà è un’astrazione che assume diverso significato a seconda delle persone e la sua perdita è facilmente coperta dalla propaganda chiacchiere inutili.

139. C’è inoltre una differenza importante: è possibile che i nostri problemi ambientali (per esempio) possano un giorno essere risolti attraverso un piano razionale complessivo, ma se questo accadrà sarà solo perché è nell’interesse a lungo termine del sistema risolvere questi problemi. Invece non è interesse del sistema preservare la libertà o l’autonomia di un piccolo gruppo. Al contrario, è nell’interesse del sistema allargare il più possibile il controllo del comportamento umano. Così mentre le considerazioni pratiche possono alla fine obbligare il sistema ad avere un approccio razionale e prudente ai problemi ambientali, considerazioni egualmente pratiche spingeranno il sistema a regolare il comportamento umano ancora più accuratamente (di preferenza con mezzi indiretti che dissimuleranno l’attacco alla libertà). Questa non è solo la nostra opinione. Eminenti scienziati sociali (per esempio James Q. Wilson) hanno sottolineato l’importanza di preparare meglio le persone alla “vita sociale”.

140. Confidiamo di aver convito il lettore che il sistema non può essere riformato in modo tale da conciliare la libertà con la tecnologia. Il solo modo è di fare completamente a meno del sistema industriale tecnologico. Questo implica la rivoluzione, non necessariamente un’insurrezione armata, ma certamente un cambiamento radicale e fondamentale nella natura della società.

141. La gente pensa che poiché la rivoluzione implica un cambiamento molto più radicale della riforma sia più difficile determinarla. In realtà, in certe circostanze, la rivoluzione è più facile che la riforma. La ragione è che un movimento rivoluzionario può ispirare una intensità di impegno che un movimento di riforma non può ispirare. Un movimento di riforma offre solo la possibilità di risolvere un problema sociale particolare. Un movimento rivoluzionario offre la possibilità di risolvere tutti i problemi in un colpo solo e di creare un mondo interamente nuovo; fornisce il tipo di ideale per il quale la gente accetterà di accollarsi un rischio e di fare grandi sacrifici. Per queste ragioni sarebbe molto più facile rovesciare l’intero sistema tecnologico che imporre restrizioni e divieti permanenti allo sviluppo dell’applicazione di qualunque segmento della tecnologia, come l’ingegneria genetica. In condizioni opportune un grande numero di persona potrebbe dedicarsi con passione a una rivoluzione contro il sistema industriale-tecnologico. Come notavamo nel paragrafo 132, i riformatori che cercano di limitare certi aspetti della tecnologia potrebbero impegnarsi per evitare un danno. Ma i rivoluzionari lavorano per ottenere una altissima ricompensa: la realizzazione della loro visione rivoluzionaria, e quindi lavorano più duramente e con più tenacia dei riformatori.

142. La riforma è sempre frenata dalla paura delle possibili conseguenze negative in caso di cambiamenti poco prevedibili. Ma, una volta che la febbre rivoluzionaria ha preso piede in una società, la gente è disposta ad affrontare infinite avversità per fine della rivoluzione. Questo fu dimostrato chiaramente nella rivoluzione francese e russa. Potrebbe essere accaduto, in quei casi, che solo una minoranza della popolazione fosse realmente impegnata nella rivoluzione, ma questa minoranza era sufficientemente ampia e attiva da divenire la forza dominante nella società. Riparleremo più a lungo della rivoluzione nei paragrafi 180-105.

Controllo del comportamento umano

143. Sin dall’inizio della civiltà le società organizzate hanno imposto dei condizionamenti agli essere umani a vantaggio del funzionamento dell’organismo sociale. I tipi di condizionamenti variano grandemente da una società all’altra. Alcuni sono fisici (dieta povera, lavoro eccessivo, inquinamento ambientale), alcuni psicologici (rumore, affollamento, obbligo di adattare il proprio comportamento al modello che la società richiede). Nel passato la natura umana è stata molto stabile o, in ogni caso, poco mutevole. Di conseguenza, le società sono state capaci di condizionare la gente solo entro certi limiti. Quando il limite della sopportazione umana viene oltrepassato ecco comparire gli aspetti negativi: ribellione, crimine, corruzione, assenteismo, depressione e altri disturbi mentali, un elevato indice di mortalità, un indice di natalità basso o altro ancora, così che la società o crolla o il suo funzionamento perde di efficienza ed essa è sostituita (velocemente o gradualmente, attraverso la conquista, il logoramento o l’evoluzione) da una forma di società più valida.

144. Così la natura umana, in passato, ha posto alcuni confini allo sviluppo delle società. La gente poteva essere spinta verso schermi comportamentali prefissati solo entro certi limiti. Ma oggi potrebbe avvenire un cambiamento perché la tecnologia moderna sta sviluppando delle misure per modificare gli esseri umani.

145. Immagina una società che costringe a vivere in condizioni di grande infelicità così da fornire le droghe per scacciar via questa condizione. Fantascienza? In un certo qual modo ciò sta realmente accadendo nella nostra società. È noto quanto sia ampiamente aumentato l’indice della depressione clinica negli ultimi decenni. Noi crediamo che questo sia dovuto alla disgregazione del processo del potere, come spiegato nei paragrafi 59. Ma persino se fossimo in errore l’aumentato indice della depressione è certamente il risultato di alcune condizioni presenti nella società di oggi. Invece di rimuovere le condizioni che rendono la gente depressa la società moderna fornisce droghe antidepressive. In effetti gli antidepressivi sono un mezzo per modificare l’interiorità dell’individuo in modo da permettergli di tollerare condizioni sociali altrimenti insopportabili. (Naturalmente sappiamo che la depressione è spesso di origine puramente genetica. Noi ci stiamo riferendo qui a quei casi nei quali l’ambiente gioca il ruolo predominante).

146. Le droghe che condizionano la mente sono solo uno dei mezzi di controllo del comportamento umano che la società moderna sta sviluppando. Guardiamone qualche altro.

147. Per cominciare, vi sono le tecniche di sorveglianza. Attualmente videocamere nascoste sono usate nella maggior parte dei negozi e in molti altri posti; i computer sono usati per raccogliere e elaborare grandi quantità di informazioni sugli individui. I dati così ottenuti aumentano l’efficacia della coercizione fisica (esempio: rafforzamento delle leggi). Quindi vi sono i metodi della propaganda, ai quali i mezzi di comunicazione di massa forniscono un veicolo efficace. Tecniche efficaci sono state sviluppate per vincere le elezioni, vendere prodotti, influenzare l’opinione pubblica. L’industria dell’intrattenimento serve come importante strumento psicologico del sistema persino quando scodella grandi quantità di esso e violenza. L’intrattenimento fornisce all’uomo moderno mezzi indispensabili di fuga. Assorbito dalla televisione, video ecc., egli può dimenticare lo stress, l’ansia, la frustrazione, l’insoddisfazione. Molte persone “non civilizzate” quando non devono lavorare sono contente di sedere per ore non facendo nulla perché sono in pace con sé stesse e con il mondo. Ma la maggior parte delle persone moderne devono essere costantemente occupate o intrattenute sennò si “annoiano”, diventano inquiete, agitate, irritabili.

148. Altre tecniche agiscono in modo più sotterraneo di quelle menzionate. L’educazione non è più il semplice compito di punire bambino quando non conosce la lezione e di congratularsi con lui quando la sa. L’educazione sta diventando una tecnica scientifica destinata a controllare lo sviluppo del bambino. Il Centro di apprendimento Sylvan, per esempi, ha avuto un grande successo nel motivare i bambini allo studio, e, allo stesso modo, tecniche psicologiche sono usate con più o meno successo in molte scuole convenzionali. Tecniche insegnate “ai genitori” servono a far sì che i bambini accettino i valori fondamentali del sistema e a farli comportare nel modo che il sistema trova desiderabile. Programmi di salute mentale, tecniche di “intervento”, la psicoterapia e così via sono apparentemente destinate al benessere degli individui, ma in pratica servono, di solito, come metodi per indurli a pensare e a comportarsi come il sistema richiede. (Non vi è alcuna contraddizione. Un individuo che, a causa del proprio atteggiamento o comportamento, si trovi in conflitto con il sistema è destinato a fronteggiare una forza potente che non è capace di sottomettere o di sfuggire, quindi è probabile che soffra di stress, frustrazione, sconfitta. La sua strada sarà molto più facile se pensa e si comporta come il sistema vuole. In questo senso, il sistema si muove per il bene dell’individuo quando gli fa il lavaggio del cervello e lo induce al conformismo). L’abuso di bambini nelle sue forme più rozze e ovvie è disapprovato in quasi tutte le culture. Tormentare un bambino per una ragione futile o per nessuna ragione è qualcosa che terrorizza quasi tutti. Ma molti psicologi interpretano il concetto di abuso in una misura molto più ampia. Lo sculacciare, quando usato come parte di un sistema razionale e esauriente di disciplina, può essere una forma di abuso? La questione sarà alla fine decisa dal sapere se le sculacciate tendono a produrre un comportamento che faciliterà l’inserimento della persona nel sistema esistente di società. In pratica, la parola “abuso” tende a includere qualsiasi metodo di educazione dei bambini che produca comportamenti sconvenienti per il sistema. Così, quando vanno al di là della prevenzione della ovvia crudeltà insensata, i programmi per prevenire “abuso sui bambini” sono diretti verso il controllo del comportamento umano da parte del sistema.

149. Presumibilmente la ricerca cercherà di aumentare l’efficacia delle tecniche psicologiche nel controllo del comportamento umano. Ma noi pensiamo che sia improbabile che le tecniche psicologiche da sole possano essere sufficienti a far adattare gli esseri umani al tipo di società che la tecnologia sta creando. Si dovrà ricorrere probabilmente a metodi biologici. Abbiamo già parlato dell’uso delle droghe in relazione a questo. La neurologia potrebbe fornire altre strade per modificare la mente umana. L’ingegneria genetica degli esseri umani è già all’opera nella forma di “terapia dei geni” e non vi è alcuna ragione per ritenere che tali metodi non saranno alla fine usati per modificare quegli aspetti del corpo che condizionano il funzionamento mentale.

150. Come abbiamo detto nel paragrafo 133 sembra che la società industriale stia entrando in un periodo di pesante crisi, dovuto in parte ai problemi del comportamento umano e in parte ai problemi economici e dell’ambiente. E una considerevole proporzione dei problemi economici e ambientali del sistema deriva dal modo in cui gli esseri umani si comportano. Alienazione, bassa autostima, depressione, ostilità, ribellione, bambini che non vogliono studiare, gang di giovani, uso di droghe illegali, abuso di bambini, altri crimini, sesso insicuro, gravidanze di bambine, crescita della popolazione, corruzione politica, odio tra razze, rivalità etnica, conflitti ideologici aspri (per esempio gli abortisti “per la scelta” contro gli antiabortisti “per la vita”), l’estremismo politico, il terrorismo, il sabotaggio, i gruppi anti-governo, i gruppi di odio. Tutto questo minaccia la reale sopravvivenza del sistema. Il sistemasi vedrà obbligato a usare qualunque mezzo pratico per controllare il comportamento umano.

151. La disgregazione sociale che noi oggi vediamo non è certamente il risultato di un caso. Esso può essere solo il risultato delle condizioni di vita che il sistema impone alla gente. Noi abbiamo sostenuto che la più importante di queste condizioni è la disgregazione del processo del potere. Se il sistema ha buon esito nell’imporre un controllo sufficiente sul comportamento umano per assicurare la sua propria sopravvivenza, un nuovo spartiacque nella storia umana sarà oltrepassato. Dove in passato i limiti della resistenza umana hanno imposto limiti allo sviluppo delle società (come abbiamo spiegato nei paragrafi 143 e 144) la società industriale-tecnologica sarà capace di oltrepassare questi limiti modificando gli esseri umani, sia con metodi psicologici che con metodi biologici o con entrambi. Nel futuro i sistemi sociali non dovranno adattarsi alla richiesta dei bisogni degli esseri umani. Invece l’essere umano si adatterà alla richiesta dei bisogni del sistema.

152. In generale, il controllo tecnologico sul comportamento umano probabilmente non sarà introdotto con una intenzione totalitaria o col desiderio conscio di restringere la libertà umana. Ogni nuovo passo nella diffusione del controllo sulla mente umana sarà considerato come una risposta razionale al problema che l’umanità affronta in quel momento: come curare l’alcolismo, ridurre l’indice della criminalità o indurre la gioventù a studiare la scienza e l’ingegneria. In molti casi, vi sarà una giustificazione umanitaria. Per esempio, quando uno psichiatra prescrive un antidepressivo a un paziente, egli sta sicuramente facendo un favore a quell’individuo. Dovrebbe essere considerato inumano negare la droga a qualcuno che ne ha bisogno. Quando i genitori inviano i loro bambini al Centro di apprendimento Sylvan per far sì che siano manipolati al punto di essere entusiasti dei loro studi lo fanno per interesse verso il benessere dei loro bambini. Potrebbe accadere che alcuni genitori, però, pensino che non si debba avere un educazione specializzata per avere un lavoro e che i loro bambini non debbano subire il lavaggio del cervello per poi rincretinire di fronte al computer. Ma cosa possono fare? Non possono cambiare la società e il loro bambino potrebbe non avere un futuro lavorativo se non ha determinate capacità. Così lo mandano alla Sylvan.

153. Così il controllo sul comportamento umano sarà introdotto non da una decisione calcolata delle autorità ma attraverso un processo di evoluzione sociale (comunque una rapida evoluzione). Sarà impossibile resistere a questo processo perché ogni avanzamento considerato in sé apparirà vantaggioso o, al limite, il male che ne deriva sembrerà minore del danno provocato dalla sua non attuazione (vedere paragrafo 127). La propaganda, per esempio, è usata per molti buoni motivi, come scoraggiare l’abuso sui bambini o l’odio di razza (vedi nota 14). L’educazione sessuale è ovviamente utile, tuttavia l’effetto dell’educazione sessuale (laddove ha successo) è di togliere alla famiglia il modellamento degli atteggiamenti sessuali ponendolo nelle mani dello Stato tramite il sistema pubblico della scuola.

154. Supponiamo che venga scoperta una caratteristica biologica che aumenti la probabilità che un bambino possa divenire un criminale e supponiamo qualche sorta di terapia genetica che possa rimuovere questo ratto. Di sicuro la maggior parte dei genitori i cui bambini possiedono questa caratteristica li sottoporranno a terapia. Sarebbe inumano comportarsi altrimenti, visto che il bambino probabilmente avrebbe una vita miserabile se divenisse un criminale. Ma molte, o probabilmente la maggior parte, delle società primitive hanno un indice limitato di criminalità in confronto a quello della nostra società, non avendo né metodi ad alta tecnologia per l’educazione dei bambini né sistemi duri di punizione. Visto che non è ragione di supporre che gli uomini moderni abbiano tendenze innate predatorie maggiori degli uomini primitivi, l’alto indice di criminalità della nostra società è probabilmente dovuto alle pressioni che le condizioni moderne impongono alla gente, alle quali molti non possono o non vogliono conformarsi. Così un trattamento programmato a rimuovere le tendenze criminali potenziali è anche in parte un modo di ricostruire la gente in modo da soddisfare le richieste del sistema.

155. La nostra società tende a considerare “malattie” qualsiasi opinione o comportamento scomodo per il sistema e questo è plausibile perché, quando un individuo non si adatta al sistema, egli viene colpito da qualche patologia creando, in tal modo, problemi anche al sistema. Pertanto la manipolazione di un individuo per adattarlo al sistema è vista come “cura” di una “malattia” e quindi come cosa positiva.

156. Nel paragrafo 128 abbiamo sottolineato come l’uso di un nuovo prodotto tecnologico è inizialmente facoltativo, ma non rimane in seguito necessariamente tale perché la nuova tecnologia tende a cambiare la società e diviene difficile o impossibile per chiunque operare senza farvi ricorso. Questo si applica anche alla tecnologia del comportamento umano. In un modo nel quale la maggior parte dei bambini è immessa in un programma che li rende entusiasti per lo studio, un genitore si sentirà obbligato a inserire suo figlio in questo programma perché altrimenti il bambino diventerebbe, in confronto agli altri, un ignorante e quindi non utilizzabile. Oppure supponiamo che venga scoperto un trattamento biologico che, senza gli indesiderabili effetti collaterali, riduca di gran lunga lo stress psicologico di cui così tante persone soffrono nella nostra società. Se un gran numero di persone scegliesse di sottoporsi al trattamento, allora il livello generale di stress nella società si ridurrebbe e renderebbe possibile al sistema aumentare la pressione produttrice di stress. Infatti, qualcosa di simile sembra essere già accaduto con uno dei più importanti strumenti psicologici della nostra società, che permette alla gente di ridurre (o almeno fuggire temporaneamente) lo stress, vale a dire l’intrattenimento di massa (vedi paragrafo 147). Il nostro uso dell’intrattenimento di massa è “facoltativo”. Nessuna legge ci impone di vedere la televisione, ascoltare la radio, leggere riviste. Tuttavia l’intrattenimento di massa è un mezzo di fuga e di riduzione dello stress di cui la maggiore parte di noi è divenuta dipendente. Tutti si lamentano di una televisione priva di valori, ma quasi tutti la guardiamo. Pochi hanno abbandonato l’uso della televisione e sarebbe una persona eccezionale quella che oggi potrebbe tirare avanti senza usare qualche forma di intrattenimento di massa (tuttavia, fino a poco tempo fa, nella storia dell’umanità la maggior parte degli individui tirava avanti piacevolmente senza alcun intrattenimento di massa, a parte quello che ogni comunità locale creava per sé). Senza l’industria dell’intrattenimento il sistema probabilmente non sarebbe stato capace di imporci una così pesante pressione produttrice di stress.

157. Presumendo che la società industriale sopravviva, è probabile che la tecnologia, alla fine, acquisisca un qualcosa che si avvicini al controllo completo del comportamento umano. È stato stabilito al di là di ogni ragionevole dubbio che il pensiero umano e il comportamento hanno una larga base biologica. Gli scienziati hanno dimostrato che sensazioni come la fame, il piacere, la rabbia e la paura possono essere provocate o eliminate da una stimolazione elettrica a determinate parti del cervello. La memoria può essere distrutta da danni cerebrali o può essere portata alla superficie attraverso la stimolazione elettrica. Possono essere indotte allucinazioni e i sentimenti possono essere alterati dalle droghe. Ci può essere o no un’anima umana immateriale, ma, se esistesse, essa sarebbe sicuramente meno potente dei meccanismi biologici del comportamento umano. Perché se così non fosse allora i ricercatori non sarebbero capaci di manipolare tanto facilmente le sensazioni e i comportamenti umani con droghe e correnti elettriche.

158. Probabilmente non sarebbe pratico impiantare nella testa degli individui elettrodi che ne permettano il controllo da parte delle autorità. Ma il fatto che i pensieri e le sensazioni umane siano così aperti all’intervento biologico dimostra che il problema di questo genere di controllo è principalmente un problema tecnico: un problema di neuroni, e molecole complesse; il tipo di problema che è aperto all’attacco scientifico. Dato il considerevole primato della nostra società di risolvere problemi tecnici, è probabile che grandi progressi saranno compiuti nel controllo del comportamento umano.

159. La resistenza pubblica impedirà l’introduzione del controllo tecnologico del comportamento umano? Certamente potrebbe tentare di impedirlo qualora ci fosse il tentativo di imporre tale controllo improvvisamente e in un sol colpo. Visto però che il controllo tecnologico sarà introdotto attraverso una lunga sequela di piccoli passi, non vi sarà una resistenza pubblica razionale ed efficace (vedi i paragrafi 127, 133, 153).

160. A coloro che pensano che tutto questo sappia di fantascienza, noi mostriamo come la fantascienza di ieri sia il nostro presente. La rivoluzione industriale ha alterato radicalmente l’ambiente dell’uomo e il suo modo di vita e, visto che la tecnologia è sempre più applicata al corpo umano e alla mente, ci si deve solo aspettare che l’uomo stesso sia alterato radicalmente come lo sono stati il suo ambiente e il suo modo di vita.

La razza umana a un bivio

161. Ma siamo andati avanti troppo in fretta rispetto alla nostra storia. Una cosa è sviluppare in laboratorio una serie di tecniche psicologiche o biologiche per la manipolazione del comportamento umano e un’altra è integrare queste tecniche in un sistema sociale funzionante. La seconda è di gran lunga la più difficile. Per esempio, mentre le tecniche di psicologia educativa operano con profitto nelle “scuole laboratorio”, dove vengono sviluppare e messe in pratica, non possono essere applicate con altrettanta efficacia in tutto il nostro sistema educativo. Le nostre scuole sono, in generale, simili tra loro. I maestri sono troppo impegnati a togliere coltelli e fucili ai ragazzi piuttosto che assoggettarli alle più innovative tecniche che li rendano dei cretini del computer. Così, a dispetto di tutti i progressi tecnici relativi al comportamento umano, il sistema sino ad oggi non è riuscito con successo a controllare gli esseri umani. Le persone il cui comportamento è considerato discretamente buono dal sistema sono quelle che potremmo definire “borghesi”. Ma sempre più numerosi sono quelli che, in un modo o nell’altro si ribellano al sistema: i membri delle gang giovanili, i satanisti, i nazi, i radicali, gli ambientalisti, gli uomini delle milizie ecc.

162. Il sistema è attualmente impegnato in una lotta disperata per superare certi problemi che minacciano la sua sopravvivenza e i problemi del comportamento umano sono i più importanti. Se il sistema riesce ad acquisire in fretta un sufficiente controllo sul comportamento umano probabilmente sopravviverà. Altrimenti crollerà. Noi pensiamo che la questione sarà probabilmente risolta entro i prossimi decenni, diciamo da 40 a 100 anni.

163. Supponiamo che il sistema sopravviva alla crisi futura. A quel punto dovrà aver risolto, o almeno aver messo sotto controllo, i problemi principali con cui si deve confrontare, in particolare quello della “socializzazione” degli esseri umani: rendere cioè la gente sufficientemente docile così che il loro comportamento non minacci più il sistema. Avendo raggiunto ciò, non dovrebbe esserci alcun ulteriore ostacolo allo sviluppo della tecnologia ed essa probabilmente avanzerebbe verso la sua logica conclusione, che è il controllo completo di ogni cosa sulla Terra, inclusi gli esseri umani e tutti gli altri importanti organismi. Il sistema potrebbe divenire una organizzazione unitaria, monolitica, o potrebbe essere più o meno frammentato e consistere di una serie di organizzazioni coesistenti in una relazione che include elementi sia di cooperazione che di competizione, così come oggi il governo, le grandi imprese ed altre grandi organizzazioni cooperano e competono allo stesso tempo una con l’altra. La libertà umana svanirà, perché gli individui e i piccoli gruppi saranno impotenti contro le organizzazioni armate con la supertecnologia e un arsenale di avanzati strumenti psicologici e biologici per la manipolazione degli esseri umani, oltre a strumenti di sorveglianza e di coercizione fisica. Solo un piccolo numero di gente avrà un reale potere, e persino questi, probabilmente, avranno solamente una libertà limitata perché anche il loro comportamento sarà regolato; così come oggi i nostri politici e i dirigenti delle grandi imprese possono conservare le loro posizioni di potere solo finché il loro comportamento rimane entro certi limiti discretamente circoscritti.

164. Non immaginare che, volta superata la crisi dei prossimi decenni i sistemi porranno termine allo sviluppo di ulteriori tecniche di controllo degli esseri umani e della natura, e che per la sopravvivenza del sistema non sia più necessario aumentare il controllo. Al contrario, una volta che il peggio sarà superato, il sistema aumenterà il controllo sulle persone e sulla natura più velocemente, perché non sarà più ostacolato dalle difficoltà che attualmente incontra. La sopravvivenza non è il motivo principale per estendere il controllo. Come abbiamo spiegato nei paragrafi 87-90, i tecnici e gli scienziati portano avanti il loro lavoro essenzialmente come una attività sostitutiva; cioè essi soddisfano il loro bisogno di potere risolvendo problemi tecnici. Essi continueranno a far ciò con inesauribile entusiasmo, e i problemi più interessanti che si imporranno alla loro attenzione saranno comprendere il corpo umano e la mente e intervenire nel loro sviluppo. Per “il bene dell’umanità”, naturalmente.

165. Ma supponiamo, al contrario, che le tensioni future si dimostrino eccessive per il sistema. Se il sistema crolla vi potrebbe essere un periodo di caos, un “periodo di difficoltà”, quali la storia ha registrato durante varie epoche nel passato. È impossibile predire cosa emergerà da tale periodo, ma ad ogni modo dovrebbe essere concessa alla razza umana una nuova possibilità. Il periodo più grande è che la società industriale cominci a ricostituirsi entro i primi anni dopo il collasso. Certamente vi saranno molte persone (specialmente gli affamati di potere) ansiose di riavere al più presto le fabbriche riaperte.

166. Quindi due compiti si presentano di fronte a coloro che odiano la servitù alla quale il sistema industriale sta riducendo la razza umana. Primo, dobbiamo lavorare per innalzare le tensioni sociali all’interno del sistema, così da aumentare la probabilità del crollo o di un indebolimento tale da rendere possibile una rivoluzione. Secondo, è necessario sviluppare e propagare un’ideologia che si opponga alla tecnologia e alla società industriale, se e quando il sistema si mostrerà sufficientemente indebolito. E tale ideologia ci aiuterà ad assicurare che, se e quando la società industriale crollerà, i suoi resti saranno fatti a pezzi senza possibilità che possano essere rimessi insieme, così che il sistema non potrà essere più ricostituito. Le fabbriche devono essere distrutte, manuali bruciati, ecc.

La sofferenza umana

167. Il sistema industriale non crollerà semplicemente sotto l’azione di una azione rivoluzionaria. Sarà vulnerabile a un attacco rivoluzionario solo se i suoi problemi interni di sviluppo gli creeranno serie difficoltà. Così se il sistema crollerà lo farà o spontaneamente o attraverso un processo in parte spontaneo ma aiutato parallelamente dai rivoluzionari. Se il collasso è improvviso molte persone moriranno, visto che la popolazione del mondo è divenuta così numerosa che non potrebbe nemmeno nutrirsi senza una tecnologia avanzata. Persino se il crollo fosse abbastanza graduale, così che la riduzione della popolazione potesse avvenire attraverso l’abbassamento degli indici di natalità anziché l’aumento dell’indice di mortalità, il processo di de-industrializzazione probabilmente sarebbe molto carico e comporterebbe di conseguenza molta sofferenza. È semplicistico ritenere probabile che la tecnologia possa essere interrotta in maniera puntuale e ordinata, poiché specialmente i tecnofili combatteranno tenacemente in ogni momento. È quindi crudele lavorare per il collasso del sistema? Forse, ma forse no. In primo luogo, i rivoluzionari non saranno capaci di far crollare il sistema a mano che esso non si dibatta in problemi profondi così da rendere probabile il suo finale auto-collasso; e più il sistema cresce, più disastrose saranno le conseguenze del suo crollo; così può accadere che i rivoluzionari, affrettando l’inizio del crollo, riducano l’estensione del disastro.

168. In secondo luogo, bisogna porre a confronto la lotta e la morte contro la perdita di libertà e dignità. Per molti di noi, la libertà e la dignità sono più importanti che vivere a lungo o evitare il dolore fisico. Inoltre dobbiamo tutti morire alla fine, e sarebbe meglio morire combattendo per la sopravvivenza, o per una causa, che vivere una vita lunga ma vuota e senza scopo.

169.In terzo luogo, non è del tutto certo che la sopravvivenza del sistema provochi una sofferenza minore di quella causata dal crollo dello stesso. Il sistema ha già provocato, e continua a provocare, una sofferenza immensa in tutto il mondo. Culture antiche che per centinaia di anni diedero alla gente una rete di relazioni umane e ambientali soddisfacente sono state distrutte dal contatto con la società industriale e il risultato è stato un intero catalogo di problemi economici, ambientali, sociali e psicologici. Uno degli effetti dell’intromissione della società industriale è stato che in quasi tutto il mondo i controlli tradizionali sulla popolazione hanno perso il loro equilibrio. Quindi l’esplosione della popolazione, con tutto quello che implica. Inoltre vi è la sofferenza psicologica, diffusa in tutti i “fortunati” paesi dell’Occidente (vedi paragrafi 44, 45). Nessuno sa cosa accadrà in seguito all’esaurimento costante dell’ozono, all’effetto serra e agli altri problemi ambientali che per ora non possiamo ancora prevedere. E, come la proliferazione nucleare ha mostrato, la nuova tecnologia non può essere tenuta lontana dalle mani di dittatori e di irresponsabili nazioni del Terzo mondo. Vi piacerebbe immaginare cosa farebbero l’Iraq o la Corea del Nord con l’ingegneria genetica.

170. “Oh!” dicono i tecnofili, “la scienza risolverà tutto! Vinceremo la carestia, elimineremo la sofferenza psicologica, renderemo tutti sani e felici”. SÍ, certo. Questo è quello che dicevano 200 anni fa. Si pensava che la rivoluzione industriale avrebbe eliminato la povertà, reso tutti felici ecc. Il risultato reale è stato completamente diverso. I tecnofili sono dei semplicisti senza speranza (o auto-illusi) nella loro comprensione dei problemi sociali. Non si rendono conto (o scelgono di ignorare) che quando in una società vengono introdotti dei grandi cambiamenti, anche quando questi sembrano portare dei vantaggi, provocano una lunga serie di altri cambiamenti la maggior parte dei quali sono impossibili da prevedere (paragrafo 103). Il risultato è la disgregazione della società. Così è molto probabile che, nel loro tentativo di porre fine alla povertà e alle malattie e di costruire docili e felici personalità, i tecnofili creeranno sistemi sociali terribilmente agitati, persino più di quelli odierni. Per esempio, gli scienziati si vantano di poter porre fine alla carestia creando nuove piante alimentari costruite geneticamente. Ma questo permetterà alla popolazione umana di espandersi indefinitivamente e sappiamo bene che l’affollamento porterà a un aumento della tensione e dell’aggressività. Questo è semplicemente uno dei problemi che si possono presagire. Noi sottolineiamo che, come passare esperienze hanno mostrato, il progresso tecnico innescherà nuovi problemi e con una tale rapidità che i vecchi rimarranno irrisolti. Così i tecnofili dovranno passare attraverso un lungo e difficile periodo per risolvere i difetti del loro Nuovo Mondo Coraggioso (se ci riusciranno). Nel frattempo la sofferenza sarà grande. Perciò non è chiaro se la sopravvivenza della società industriale significhi meno sofferenza che non il crollo della stessa. La tecnologia ha posto la razza umana in un pasticcio tale da rendere improbabile l’esistenza di una facile via d’uscita.

Il futuro

171. Ma supponiamo ora che la società industriale sopravviva per i prossimi decenni; che i problemi alla fine siano stati risolti dal sistema e che esso funzioni perfettamente. Che tipo di sistema sarà? Consideriamo le differenti possibilità.

172. Per prima cosa lasciateci ipotizzare il successo degli scienziati del computer nello sviluppare macchine intelligenti in grado di fare tutto meglio degli esseri umani. In questo caso, probabilmente, il lavoro sarà compiuto da estesi e ben organizzati sistemi di macchine e non sarà più necessario alcuno sforzo da parte dell’uomo. Due sarebbero le possibilità: permettere alle macchine di procedere autonomamente senza sorveglianza umana, conservare il controllo umano sulle macchine.

173. Nel primo caso, non possiamo fare alcuna congettura sui risultati, perché è impossibile indovinare come tali macchine si possano comportare. Noi sottolineiamo soltanto che il destino della razza umana potrebbe essere alla mercé delle macchine. Si potrebbe sostenere che la razza umana non dovrebbe essere tanto stupida da consegnare tutto il potere alle macchine. Ma noi pensiamo che la razza umana non dovrebbe trasferire il potere alle macchine né che le macchine dovrebbero ostinatamente impadronirsi del potere. Quello che noi sosteniamo è che la razza umana potrebbe facilmente tollerare di scivolare in una posizione di tale dipendenza dalle macchine da non dover esercitare alcuna scelta pratica, accettando tutte le decisioni della macchina. Nel momento in cui la società e i problemi da affrontare diventassero sempre più complessi, e le macchine sempre più intelligenti, la gente permetterà sempre più a queste ultime di prendere decisioni al suo posto semplicemente perché le decisioni prese dalle macchine porterebbero a migliori risultati rispetto a quelle prese dagli uomini. Alla fine potrebbe essere raggiunta una frase in cui le decisioni necessarie per far sì che il sistema continui saranno così complesse che gli esseri umani saranno incapaci di prenderle intelligentemente. In questa fase le macchine avranno il controllo effettivo. La gente non sarà capace nemmeno di spegnere le macchine perché saranno così dipendenti da esse che spegnerle equivarrebbe al suicidio.

174. Dall’altro lato, è possibile che il controllo umano sulle macchine possa essere conservato. In questo caso, l’uomo comune può avere un controllo su alcune macchine private di sua proprietà, come l’automobile e il personal computer, ma il controllo su sistemi più grandi sarà nelle mani di una élite molto ristretta, così come è oggi, ma con due differenze. A causa del miglioramento delle tecniche l’élite avrà un maggiore controllo sulle masse; e poiché il lavoro umano non sarà più necessario le masse saranno superflue, un peso inutile nel sistema. Se i membri di questa élite sono spietati, possono semplicemente decidere di sterminare la massa dell’umanità. Se invece sono umani possono usare la propaganda o altre tecniche psicologiche o biologiche per ridurre l’indice di natalità fino a che la massa dell’umanità si estingua lasciando il mondo a loro. Oppure, se l’élite consiste di liberali dal cuore tenero, questi possono decidere di giocare il ruolo di buoni pastori per il resto della razza umana. Faranno in modo che i bisogni fisici di tutti siano soddisfatti, che tutti i bambini vengano cresciuti in condizioni psicologicamente sane, che ognuno abbia un hobby salutare per tenersi occupato, e che gli insoddisfatti possano intraprendere un “trattamento” per curare il loro “problema”. Naturalmente, la vita non avrà più alcuno scopo e la gente dovrà essere costruita biologicamente o psicologicamente, sia per rimuovere il loro bisogno per il processo di potere e sia per “sublimare” la loro spinta per il potere verso qualche hobby non dannoso. Questi esseri umani costruiti possono essere felici in una tale società, ma senza dubbio non saranno liberi. Saranno ridotti allo stato di animali domestici.

175. Supponiamo ora l’insuccesso da parte degli scienziati del computer nello sviluppo di un’intelligenza artificiale così da rendere necessario il loro umano. Persino in questo caso le macchine, in misura sempre maggiore, svolgeranno i compiti più semplici così che sempre più numerosi saranno i lavoratori umani impiegati ai più bassi livelli. (Questo sta accadendo. Vi sono molte persone per cui è impossibile o difficile trovare lavoro, perché, per ragioni intellettuali o psicologiche, non possono acquisire il livello di formazione adatto per rendersi utili nel presente sistema.) Pressioni sempre più forti saranno esercitate sui lavoratori. Avranno bisogno di maggior addestramento, maggiore abilità, e dovranno essere più sicuri, conformi e docili perché saranno sempre più come cellule di un organismo di un gigante. I loro compiti saranno sempre più specializzati così che il loro lavoro sarà, in un certo senso contatto con il mondo reale, essendo concentrato solo su una fetta minuscola della realtà. Il sistema dovrà usare qualsiasi mezzo, sia psicologico che biologico, per rendere l’individuo docile, dotato delle capacità che il sistema richiede e per “sublimare” la sua spinta per il potere in qualche compito specializzato. Ma affermare che la gente di una tale società dovrà essere docile può richiedere una precisazione. La società può trovare utile la competitività, e fare in modo di dirigerla in canali utili al sistema. Possiamo immaginare una società futura nella quale vi sia una competizione senza fine per posizioni di prestigio e di potere. Ma solo poche persone raggiungeranno il vertice, dove risiede il solo vero potere (vedi la fine del paragrafo 162). Molto ripugnante è una società nella quale una persona possa soddisfare i suoi bisogni di potere semplicemente allontanando un ampio numero di altre persone dalla via e privandole della loro opportunità per il potere.

176. Allo stesso tempo si possono prefigurare scenari che incorporino aspetti di ulteriori possibilità. Per esempio, può accadere che le macchine assumano la maggior parte del lavoro di reale importanza pratica, tenendo occupati gli esseri umani con un lavoro relativamente poco importante. Si sostiene che, per esempio, un grande sviluppo del servizio delle industrie potrebbe fornire lavoro agli esseri umani. Così le persone dovrebbero spendere il tempo pulendosi le scarpe a vicenda, trasportandosi uno con l’altro in taxi, fabbricando prodotti uno per l’altro, ecc. Questo ci sembra un modo assolutamente disprezzabile per la fine della umanità e dubitiamo che molti troverebbero le loro vite soddisfacenti in tali occupazioni senza senso. Cercherebbero piuttosto altri sfoghi pericolosi (le droghe, i crimini, i culti, i gruppi di odio), a meno che non siano costruiti biologicamente o psicologicamente per adattarsi a tale modo di vita.

177. Inutile dirlo, gli scenari descritti non esauriscono tutte le possibilità. Essi tratteggiano solo gli esiti che ci sembrano più probabili. Ma noi non possiamo prefigurare alcuno scenario possibile che sia più gradevole di quelli che abbiamo descritto. È assai probabile che se il sistema industriale-tecnologico sopravviverà per i prossimi 40-100 anni avrà sviluppato a quel punto alcune caratteristiche generali: gli individui (almeno i “borghesi” integrati nel sistema, che lo fanno procedere e quindi hanno tutto il potere) saranno sempre più dipendenti dalle grandi organizzazioni; saranno sempre più “socializzati” e le loro qualità fisiche e mentali saranno in misura significativa (probabilmente in grande proporzione) quelle che gli saranno precostituite piuttosto che il risultato del caso (o della volontà di Dio, o qualunque altra cosa); e qualunque cosa possa essere rimasto di quello che è la natura selvaggia, sarà ridotto a resti preservati per studi scientifici (quindi non sarà più veramente selvaggia). Nel lungo periodo (diciamo da qui a qualche secolo) è probabile che né la razza umana né qualsiasi altro importante organismo esisterà come noi lo conosciamo oggi, perché una volta iniziato a modificare gli organismi attraverso la ingegneria genetica non vi sarà alcuna ragione di fermarsi a un qualsiasi punto particolare, così che le modificazioni continueranno probabilmente fino a che l’uomo e altri organismi siano completamente trasformati.

178. Qualunque possa essere lo sviluppo, è certo che la tecnologia sta creando per gli esseri umani un nuovo ambiente fisico e sociale, radicalmente differente dalla serie di ambienti al quale la selezione natura ha adattato la razza umana fisicamente e psicologicamente. Se l’uomo non si adatta a questo nuovo ambiente artificialmente ricostruito allora si adatterà attraverso un lungo e doloroso processo di selezione naturale. Il primo caso è molto più probabile del secondo.

179. Sarebbe meglio rovesciare l’intero, disgustoso sistema e accettarne le conseguenze.

Strategia

180. I tecnofili ci stanno trascinando tutti in una imprudente corsa verso l’ignoto. Molti comprendono qualcosa di quello che il progresso tecnologico ci sta facendo però assumono un atteggiamento passivo perché pensano che sia inevitabile. Ma noi non pensiamo che sia inevitabile. Pensiamo che possa essere fermato e daremo qui alcune indicazioni su come fare.

181. Come abbiamo affermato nel paragrafo 165, i due principali compiti per il presente sono promuovere tensione sociale e l’instabilità nella società industriale e sviluppare e propagare un’ideologia che si opponga alla tecnologia e al sistema industriale. Quando il sistema viene sottoposto a un sufficiente grado di pressione e diventa instabile può essere possibile una rivoluzione contro la tecnologia. Il modello dovrebbe essere simile a quello della rivoluzione francese o russa. La società francese e quella russa, molti decenni prima delle loro rispettive rivoluzioni mostrarono crescenti segni di instabilità e debolezza. Nel frattempo si sviluppavano ideologie che offrivano una nuova visione del mondo, del tutto diversa da quella antica. Nel caso russo, i rivoluzionari lavoravano attivamente per minare il vecchio ordine. Allora, quando il vecchio sistema fu sottoposto a una adeguata, ulteriore difficoltà (una crisi finanziaria in Francia, la sconfitta militare in Russia) fu spazzato via dalla rivoluzione. Quello che noi proponiamo è qualcosa che segua lo stesso percorso.

182. Si obietterà che la rivoluzione francese e quella russa furono dei fallimenti. Ma la maggior parte delle rivoluzioni hanno due obiettivi. Uno è quello di distruggere una vecchia forma di società e l’altro di costruirne una nuova ideata dai rivoluzionari. I rivoluzionari francesi e russi fallirono (fortunatamente!) nel creare il tipo di società che sognavano, ma riuscirono in ogni caso a distruggere la forma esistente di società.

183. Ma un’ideologia, per guadagnare un sostegno entusiastico, deve avere degli ideali tanto positivi quanto negativi: deve essere per qualcosa così come contro qualcosa. L’ideale positivo che noi proponiamo è la Natura. Cioè, la natura selvaggia, quegli aspetti del funzionamento delle terra e dei suoi esseri viventi che sono indipendenti dalla gestione umana e liberi dall’interferenza e dal controllo umani. E nella natura selvaggia noi includiamo anche la natura umana, in particolare quegli aspetti del funzionamento dell’individuo non soggetti alla regolazione da parte di società organizzate ma prodotti del caso, della libera volontà, di Dio (a seconda delle proprie opinioni religiose o filosofiche).

184. La natura è un ideale perfetto opposto alla tecnologia per diverse ragioni. La natura (quella che è al di fuori del potere del sistema) è opposta alla tecnologia (che cerca di espandere indefinitamente il potere del sistema). La maggior parte delle persone concorderanno che la natura è bella; e questa bellezza ha un forte richiamo popolare. Gli ambientalisti radicali hanno già un’ideologia che esalta la natura e si oppone alla tecnologia. Non è necessario per il bene della natura costruire qualche chimerica utopia o qualsiasi nuovo tipo di ordine sociale. La natura si prende cura di sé: essa fu una creazione spontanea esistente molto prima di qualunque società umana e innumerevoli differenti tipi di società umane coesistettero con la natura senza recarle un eccessivo danno. Solo con la rivoluzione industriale l’effetto della società umana sulla natura divenne veramente devastante. Per alleviare la pressione sulla natura non è necessario creare un tipo particolare di sistema sociale; occorre solo liberarsi della società industriale. Ma anche quando questo principio fosse accettato esso non risolverebbe tutti i problemi. La società industriale ha recato inoltre un tremendo danno alla natura e passerà molto tempo prima di poterne curare le ferite. Persino le società preindustriali possono arrecare danni significativi alla natura. Nondimeno, liberarsi della società industriale realizzerà un grande progetto. Alleggerirà, nei suoi aspetti più devastanti, la pressione sulla natura così da poter rimarginare le sue ferite. Toglierà alle società organizzate la capacità di aumentare il loro controllo sulla natura (inclusa quella umana). Qualunque tipo di società possa esistere dopo il decesso del sistema industriale è certo che la maggior parte delle persone vivrà vicino alla natura, perché in assenza di tecnologia avanzata non vi è altro modo in cui la gente possa vivere. Per alimentarsi dovranno tornare a essere contadini, pastori, pescatori, cacciatori, ecc. E, in generale, l’autonomia locale dovrà tornare a svolgere un ruolo significativo perché la mancanza di una tecnologia avanzata e di comunicazioni rapide limiteranno la capacità dei governi o delle altre grandi organizzazioni di controllare le comunità locali.

185. Relativamente alle conseguenze negative che potrebbero scaturire dall’eliminazione della società industriale beh, non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. Per ottenere una cosa si deve sacrificarne un’altra.

186. La maggior parte delle persone odiano i conflitti psicologici. Per questa ragione evitano qualunque approfondimento sui difficili temi sociali e preferiscono che gli si presentino in termini semplici, tipo bianco e nero. Questo è tutto positivo e questo è tutto negativo. L’ideologia rivoluzionaria dovrebbe quindi essere sviluppata su due livelli.

187. A un livello più sofisticato, l’ideologia dovrebbe indirizzarsi alle persone intelligenti, ragionevoli e razionali. L’obiettivo dovrebbe essere quello di creare un nucleo che si opponga al sistema industriale su una base razionale, ponderata, con piena consapevolezza dei problemi e delle ambiguità presenti e del prezzo che deve essere pagato per liberarsi del sistema. È particolarmente importante attrarre gente di questo tipo, persone capaci e in grado di influenzarne altre. Questi individui dovrebbero essere indirizzati verso un livello il più razionale possibile. I fatti non dovrebbero mai essere intenzionalmente distorti e il linguaggio essere sempre molto controllato. Questo non significa che nessun richiamo possa essere fatto alle emozioni ma, nel fare tali richiami, si deve evitare di travisare la verità o di fare qualunque altra cosa che possa distruggere la rispettabilità intellettuale dell’ideologia.

188. A un secondo livello, l’ideologia dovrebbe essere propagata in una forma semplificata che permettesse alla maggioranza immatura di cogliere il conflitto tra tecnologia e natura con chiarezza e senza ambiguità. Ma anche a questo secondo livello l’ideologia non dovrebbe essere espressa in un linguaggio approssimativo, violento o irrazionale, che aliena il tipo di persone ragionevoli e razionali. Una propaganda meschina e smodata alcune volte raggiunge dei risultati di grande effetto a breve termine, però potrà essere più vantaggioso nel lungo periodo mantenere la lealtà di un piccolo numero di persone impegnate con intelligenza piuttosto che suscitare passioni in una folla capricciosa e irriflessiva che cambierà il suo atteggiamento nel momento in cui qualcun altro arriverà esibendo un trucco propagandistico più efficace. Comunque, la propaganda che agita le masse popolari può essere necessaria quando il sistema è vicino al punto di collasso e vi sia una lotta finale tra ideologie rivali per determinare quella che diverrà dominante quando la visione del vecchio mondo scomparirà.

189. Prima della lotta finale i rivoluzionari non dovrebbero aspettarsi di avere la maggioranza dalla loro parte. La storia è fatta da minoranze attive e determinate, non dalla maggioranza, che raramante ha una idea chiara e precisa di quello che realmente vuole. Nel tempo necessario per arrivare allo sforzo finale verso la rivoluzione il compito dei rivoluzionari sarà quello di costituire un piccolo nucleo di persone profondamente coinvolte piuttosto che cercare di guadagnarsi il favore della massa. Per quanto riguarda la maggioranza, sarà sufficiente renderla consapevole dell’esistenza della nuova ideologia e ricordargliela con frequenza: sebbene, naturalmente, sia desiderabile avere il sostegno dalla maggioranza fino al punto in cui questo possa essere ottenuto senza indebolire il nucleo delle persone seriamente coinvolte.

190. Qualunque tipo di conflitto sociale contribuisce a destabilizzare il sistema ma bisogna fare attenzione al tipo di conflitto che si incoraggia. La linea del conflitto dovrebbe essere tracciata tra la massa delle persone e l’élite detentrice del potere nella società industriale (politici, scienziati, dirigenti di affari di livello superiore, funzionari del governo, ecc.). Non dovrebbe essere tracciata tra i rivoluzionari e la massa delle persone. Per esempio, sarebbe una cattiva strategia per i rivoluzionari condannare gli americani per le loro abitudini consumistiche. L’americano medio dovrebbe essere invece ritratto come una vittima della industria del marketing e della pubblicità, che lo ha truffato facendogli comprare un mucchio di rifiuti di cui non ha bisogno e che questo è un piccolo risarcimento rispetto alla sua perdita di libertà. Ogni approccio deve essere supportato dai fatti. È solo una questione di atteggiamento: biasimare l’industria pubblicitaria per la sua manipolazione del pubblico o biasimare il pubblico per essersi lasciato manipolare. Per una questione di strategia si dovrebbe evitare di biasimare il pubblico.

191. Prima di incoraggiare qualunque altro conflitto sociale ci si dovrebbe dedicare sollevare conflitti tra l’élite detentrice del potere (che possiede la tecnologia) e il pubblico generale (sul quale la tecnologia esercita il suo potere). Bisogna infatti considerare per prima cosa che troppi scontri tendono a distrarre l’attenzione dai conflitti importanti (tra l’élite del potere e la gente comune, tra la tecnologia e la natura); dall’altra parte nuovi contrasti possono realmente incoraggiare la tecnologizzazione, perché ogni parte, in tale guerra, potrebbe voler usare il potere tecnologico per guadagnare vantaggi sul suo avversario. Questo si vede chiaramente nelle rivalità tra nazioni e nelle lotte etniche all’interno di nazioni. Per esempio, in America molti leader neri sono ansiosi di ottenere potere per gli afroamericani facendo arrivare individui neri nella élite del potere tecnologico. Vogliano che ci siano molti funzionari di governo neri, scienziati, dirigenti di grandi aziende e così via. In questo modo aiutano all’assorbimento della subcultura afroamericana da parte del sistema tecnologico. In generale si dovrebbero incoraggiare solo quei conflitti sociali che possono essere inseriti nella struttura della lotta tra l’élite di potere e la gente comune, la tecnologia e la natura.

192. Una difesa militante dei diritti delle minoranze non è la maniera per scoraggiare un conflitto etnico (vedi paragrafo 22, 29). Invece i rivoluzionari dovrebbero insistere sul fatto che, anche se le minoranze soffrono uno svantaggio più o meno dannoso, questo svantaggio è di significato marginale. Il nostro nemico vero è il sistema industriale-tecnologico e nella lotta contro il sistema le distinzioni etniche non hanno importanza.

193. Il tipo di rivoluzione che abbiamo in mente non implica necessariamente una ribellione armata contro il governo. Può o no implicare violenza fisica, ma non sarà mai una rivoluzione politica. Il suo epicentro sarà la tecnologia e le economie, non le politiche.

194. Probabilmente i rivoluzionari dovrebbero evitare persino di assumere il potere politico, sia con mezzi legali o illegali, fintanto che il sistema industriale non sia talmente sotto pressione da giungere a un punto di un ritorno, dimostrando così di essere un fallimento agli occhi della maggioranza della gente. Supponiamo, per esempio, che un qualche partito “verde” ottenesse con una elezione il controllo del Congresso degli Stati Uniti. Per evitare di tradire o di annacquare la sua ideologia dovrebbe prendere rigide misure per mutare la crescita economica in una contrazione economica. All’uomo comune i risultati apparirebbero disastrosi: massiccia disoccupazione, penuria di comodità, ecc. Persino se fossero evitati gli effetti negativi più evidenti, attraverso una abile direzione sovra-umana la gente dovrebbe abbandonare i lussi da cui dipendeva. Crescerebbe l’insoddisfazione, il partito “verde” subirebbe un crollo di voti e i rivoluzionari subirebbero un duro rovescio. Per questa ragione i rivoluzionari non dovrebbero cercare di acquisire il potere politico fintanto che il sistema non sia arrivato a creare un tale disordine che qualunque privazione sarebbe vista come risultato dei fallimenti del sistema industriale stesso e non delle politiche dei rivoluzionari. La rivoluzione contro la tecnologia con tutta probabilità sarà la rivoluzione dal basso e non dall’alto.

195. La rivoluzione deve essere internazionale e planetaria. Non può essere condotta su base nazionale. Ogni qualvolta si sostiene che gli Stati Uniti, per esempio, dovrebbero rallentare il progresso tecnologico o la crescita economica la gente diventa isterica e incomincia a urlare che se noi abbassassimo il livello tecnologico i giapponesi ci supererebbero. Sacri Robot! Il mondo esce dalla sua orbita se il giapponese vende più macchine di noi! (Il nazionalismo è il grande fautore della tecnologia.) Più ragionevolmente si sostiene che se le nazioni relativamente democratiche abbassassero il proprio livello tecnologico mentre le disgustose nazioni dittatoriali, come la Cina, il Vietnam e la Corea del nord, continuano a progredire, alla fine i dittatori potrebbero arrivare a dominare il mondo. Questa è la ragione per la quale il sistema industriale dovrebbe essere attaccato in tutte le nazioni simultaneamente, per quanto possibile. È vero, non vi è certezza che il sistema industriale possa essere distrutto quasi nello stesso momento in tutto il mondo, ed è persino possibile che il tentativo di rovesciare il sistema possa portare invece al dominio del sistema da parte dei dittatori. Questo è un rischio che deve essere preso in considerazione. E vale la pena considerarlo, visto che la differenza tra un sistema industriale “democratico” e uno controllato da dittatori è piccola, paragonata alla differenza tra un sistema industriale e uno non industriale. Si potrebbe persino sostenere che un sistema industriale controllato da dittatori sarebbe preferibile, perché i sistemi controllati da dittatori normalmente si sono dimostrati inefficienti, quindi è più probabile che crollerebbero spontaneamente. Vedi Cuba.

196. I rivoluzionari dovrebbero favorire misure tendono a legare l’economia del modo in un meccanismo unico. Trattati di libero commercio come NAFTA e il GATT sono probabilmente dannosi per l’ambiente nel breve periodo, ma nel lungo periodo possono forse essere vantaggiosi perché incoraggiano l’interdipendenza economica tra le nazioni. Sarà più facile distruggere il sistema industriale su base planetaria se l’economia del mondo è così unita che il collasso in una delle sue maggiori nazioni provoca il crollo delle altre nazioni industrializzate.

197. Alcune persone ritengono che l’uomo moderno abbia troppo potere, troppo controllo sulla natura; sostengono un atteggiamento più passivo da parte della razza umana. Il minimo che si possa dire è che queste persone non si esprimono chiaramente, perché non riescono a distinguere tra potere di grandi organizzazioni e potere di individui e piccoli gruppi. È un errore sostenere l’impotenza e la passività perché la gente ha bisogno del potere. L’uomo moderno come una entità collettivi – cioè il sistema industriale – ha un immenso potere sulla natura e noi consideriamo ciò negativo. Ma gli individui e i piccoli gruppi di individui hanno molto meno potere degli uomini primitivi. In generale, l’ampio potere dell'”uomo moderno” sulla natura è esercitato non dagli individui o piccoli gruppi ma da grandi organizzazioni. Fino al punto che l’individuo moderno può dominare il potere della tecnologia ma ciò gli viene permesso solo entro stretti limiti e solo la supervisione e il controllo del sistema (hai bisogno di una patente per qualunque cosa e con la patente arrivano le regole e i regolamenti). L’individuo riceve solo quei poteri tecnologici che il sistema sceglie di concedergli. Il suo potere personale sulla natura è minimo.

198. Gli individui primitivi e i piccoli gruppi in realtà avevano un considerevole potere sulla natura, o forse sarebbe meglio dire potere dentro la natura. Quando l’uomo primitivo aveva bisogno di cibo sapeva come trovarlo e si nutriva di radici commestibili, sapeva come seguire le tracce e come preparare armi rudimentali. Conosceva il modo di proteggersi dal caldo, dal freddo, dalla pioggia, dagli animali e dai pericoli ecc. Ma l’uomo primitivo danneggiava la natura relativamente poco perché il potere collettivo della società primitiva era insignificante in confronto al potere collettivo della società industriale.

199. Invece di sostenere l’impotenza e la passività si dovrebbe sostenere che il potere del sistema industriale dovrebbe essere abbattuto, e che ciò aumenterebbe grandemente il potere e la libertà degli individui e dei piccoli gruppi.

200. Fino a che il sistema industriale non sarà distrutto completamente la distruzione di quel sistema deve essere l’unico obiettivo dei rivoluzionari. Altri obiettivi distrarrebbero l’attenzione e l’energia dall’obiettivo principale. Cosa ancora più importante, se i rivoluzionari acconsentono a spostare la loro attenzione verso un obiettivo diverso dalla distruzione della tecnologia, saranno tentati di usare la tecnologia come uno strumento per raggiungere l’altro obiettivo. Se essi accettano questa tentazione ricadono giusto nella trappola tecnologia, perché la tecnologia moderna è un sistema unico, ermeticamente organizzato, così che per conservare qualche tecnologia ci si trova obbligati a conservare la maggior parte della tecnologia, quindi si finisce col sacrificare solo quantità simboliche di tecnologia.

201. Supponiamo per esempio che i rivoluzionari prendano come obiettivo la “giustizia sociale”. Essendo la natura dell’essere umano quella che è, la giustizia sociale non si instaurerebbe spontaneamente; dovrebbero essere sostenuta. Per sostenerla i rivoluzionari dovrebbero conservare l’organizzazione centrale e il controllo. Per questo avrebbero bisogno di trasporti rapidi a lunga distanza e di comunicazioni, e quindi di tutta la tecnologia richiesta per mantenere i sistemi di comunicazione e di trasporto. Per nutrire e vestire la povera gente dovrebbero usare la tecnologia agricola e manifatturiera. E così via. Così il tentativo di assicurare la giustizia sociale li forzerebbe a conservare la maggior parte del sistema tecnologico. Non che abbiamo qualcosa contro la giustizia sociale, ma non si può permettere che interferisca con il tentativo di liberarsi dal sistema tecnologico.

202. Sarebbe ingenuo per i rivoluzionari attaccare il sistema senza usare qualche tecnologia moderna. Se non altro perché occorrono i mezzi di comunicazione per diffondere il messaggio. Ma dovrebbero usare la tecnologia moderna solo per uno scopo: attaccare il sistema tecnologico.

203. Immaginiamo un alcolizzato seduto di fronte a una botte di vino. Immaginiamo che egli comici col dire a sé stesso: “Il vino non ti fa danno se usato con moderazione. Perché, dicono, le piccole dosi di vino ti fanno persino bene! Non mi farà alcun male sorseggiarne un po’”. Sappiamo bene come va a finire. Non dimenticare che la razza umana rispetto alla tecnologia è un alcolizzato di fronte alla botte di vino.

204. I rivoluzionari dovrebbero avere più bambini possibili. È provato con sufficiente scientificità che le attitudini sociali sono, per gran parte, ereditarie. Nessuno sostiene che l’attitudine sociale è un esito diretto della costituzione genetica di una persona ma sembra che le caratteristiche della personalità tendano, dentro il contesto della nostra società, a rendere più probabile che una persona assuma un determinato atteggiamento sociale. Obiezioni a queste conclusioni sono state mosse, ma sono deboli e sembrano essere motivate ideologicamente. In ogni caso, nessuno nega, in genere, di avere atteggiamenti sociali simili a quelli dei suoi genitori. Dal nostro punto di vista non importa troppo se le attitudini siano trasmesse geneticamente o attraverso l’educazione. In entrambi i casi esse vengono trasmesse.

205. Il problema è che molti di coloro che sono inclini a ribellarsi contro il sistema industriale sono interessati anche ai problemi della popolazione, quindi sono inclini ad avere pochi o nessun bambino. In questo modo essi consegnano il mondo a coloro che sostengono o almeno accettano il sistema industriale. Per assicurare la forza della prossima generazione di rivoluzionari la generazione attuale deve riprodursi abbondantemente. Ciò peggiorerà il problema della popolazione solo leggermente, e la cosa più importante è liberarsi del sistema industriale perché, una volta distrutto, la popolazione del mondo necessariamente decrescerà (vedi il paragrafo 166). Al contrario, se il sistema industriale sopravvive continuerà a sviluppare nuove tecniche di produzione di cibo che potranno permettere alla popolazione del mondo di continuare a crescere in modo del tutto incalcolabile.

206. Riguardo alla strategia rivoluzionaria l’unico punto su cui insistiamo molto è che l’obiettivo primario deve essere l’eliminazione della tecnologia moderna e nessun altro obiettivo può competere con questo. Per il resto, i rivoluzionari dovrebbero avere un approccio empirico. Se l’esperienza indica che alcune raccomandazioni dei paragrafi precedenti non danno buoni risultati, allora quelle stesse raccomandazioni dovrebbero essere scartate.

Due tipi tecnologia

207. Una obiezione alla rivoluzione che proponiamo è che essa è destinata a fallire perché (si sostiene), lungo tutta la nostra storia, la tecnologia è sempre progredita, mai regredita, e quindi la regressione tecnologia è impossibile. Ma questa affermazione è falsa.

208. Noi distinguiamo due tipi di tecnologia: tecnologia di piccole dimensioni e tecnologia dipendente dall’organizzazione. La tecnologia di piccole dimensioni è una tecnologia che può essere usata da comunità ristrette senza un’assistenza esterna. La tecnologia dipendente da una organizzazione è quella che dipende da organizzazioni sociali di grandi dimensioni. Noi siamo consapevoli che non esistono casi significativi di regressione nella tecnologia di piccole dimensioni. Ma la tecnologia dipendente da organizzazione regredisce quando l’Impero romano calde, la tecnologia di piccole dimensioni dei Romani sopravvisse perché qualsiasi intelligente artigiano del villaggio poteva costruire, per esempio, una ruota per l’acqua, qualsiasi fabbro esperto poteva forgiare il ferro secondo il metodo correntemente usato, e così via. Ma la tecnologia che dipendeva dall’organizzazione dei Romani regredi. Gli acquedotti caddero in rovina e non furono più ricostruiti; si persero le tecniche di costruzione stradale; il sistema fognario urbano fu dimenticato così che sono in tempi recenti il sistema igienico-sanitario delle città europee fu ricostruito in base a quello dell’antica Roma.

209. La ragione del perché la tecnologia è sembrata progredire incessantemente è che fino a uno o due secoli circa prima della rivoluzione Industriale la maggior parte della tecnologia era una tecnologia di piccole dimensioni. La refrigerazione, per esempio. Sarebbe stato virtualmente impossibile per un gruppo di artigiani locali costruire un frigorifero senza le parti costruite in fabbrica o le capacità di un laboratorio post-industriale. Se per qualche miracolo fossero riusciti a costruire uno non sarebbe servito a nulla senza una sicura fonte di energia elettrica. Così avrebbero dovuto arginare un torrente e costruire un generatore. I generatori richiedono delle grandi quantità di filo di rame. Immagina cercare di fare quel filo senza una macchina moderna. E dove avrebbero trovato un gas adatto per la refrigerazione? Sarebbe stato molto più facile costruire una casa di ghiaccio o preservare il cibo essiccandolo o appendendolo, come avveniva prima dell’invenzione del frigorifero.

210. Così è chiaro che se il sistema industriale crollasse definitivamente la tecnologia della refrigerazione andrebbe velocemente persa. Lo stesso si può dire di altre tecnologie dipendenti da un’organizzazione. E una volta che questa tecnologia viene perduta per una generazione ci vorrebbero secoli per ricostruirla, così come ci vollero secoli per costruirla la prima volta. I manuali che conserverebbero sarebbero pochi e sciupati. Una società industriale, se costruita dal nulla senza aiuto esterno, può solo essere costruita per stadi. Per costruire degli strumenti hai bisogno di altri strumenti… È necessario un lungo processo di sviluppo economico e di processo nella organizzazione sociale. E anche in assenza di una ideologia opposta alla tecnologia non vi è ragione di credere che chiunque sia interessato a ricostruire una società industriale. L’entusiasmo per “processo” è un fenomeno tipico della forma moderna della società e sembra non essere esistito all’incirca prima del XVII secolo.

211. Nel tardo Medioevo vi erano quattro principali civiltà progredire allo stesso modo: l’Europa, il mondo islamico, l’India e l’Estremo Oriente (Cina, Giappone, Corea). Tre di queste civiltà rimasero più o meno stabili e solo in Europa si verificò un processo dinamico. Nessuno sa perché ciò sia avvenuto: gli storici hanno le loro teorie ma sono solo speculazioni. Ad ogni modo è chiaro che lo sviluppo rapido verso una forma tecnologica di società ebbe luogo solo sotto speciali condizioni. Così non vi è alcuna ragione per ritenere che non si possa provocare una regressione tecnologica di lunga durata.

212. Alla fine la società si indirizzerebbe di nuovo verso una forma industriale tecnologica? Forse, ma non vi è alcuna utilità nel preoccuparsi di ciò, visto che non possiamo predire eventi che accadranno tra 500 o 1000 anni. Questi problemi dovranno essere affrontati dalle persone che vivranno allora.

Il pericolo della sinistra

213. A causa del loro bisogno di ribellione e di appartenere ad un movimento, le persone di sinistra o del tipo psicologico simile in genere non sono attratte da un movimento di protesta o di azione i cui obiettivi e la cui appartenenza non sono di sinistra. L’afflusso di mentalità di sinistra può facilmente volgere un movimento non di sinistra in uno di sinistra così che gli obiettivi di sinistra sostituiscono o distorcono gli obiettivi originali del movimento.

214. Per evitare ciò un movimento che esalta la natura e che si oppone alla tecnologia deve prendere una posizione risolutamente anti-sinistra e deve evitare qualsiasi collaborazione con la sinistra. La sinistra è nel lungo periodo inaffidabile riguardo la natura selvaggia, la libertà umana e la eliminazione della tecnologia moderna. La sinistra è collettivista; cerca di unire insieme l’intero mondo (sia la razza umana che la natura) in un complesso unificato. Ma questo implica la direzione della natura e della vita umana da parte di una società organizzata, e richiede una tecnologia avanzata. Non puoi avere un mondo unico senza un trasporto rapido e una rapida comunicazione. Non puoi rendere tutta la gente capace di amarsi l’un con l’altra senza sofisticate tecniche psicologiche, non puoi avere una “società pianificata” senza la necessaria base tecnologica. Soprattutto, la sinistra è guidata dal bisogno di potere, e l’uomo di sinistra cerca potere su una base collettiva, attraverso l’identificazione con un movimento di massa o una organizzazione. La sinistra molto probabilmente non abbandonerà mai la tecnologia, perché è troppo preziosa come fonte di potere collettivo.

215. Anche l’anarchico cerca il potere, ma lo cerca su una base individuale o di piccolo gruppo; egli vuole che gli individui e i piccoli gruppi siano capaci di controllare gli avvenimenti delle loro vite. Egli si oppone alla tecnologia perché rende i piccoli gruppi dipendenti da ampie organizzazioni.

216. Alcuni uomini di sinistra sembrano opporsi alla tecnologia, ma si opporranno solo fino a quando essi ne sono al di fuori e fino a quando il sistema tecnologico sarà controllato da uomini non di sinistra. Se la sinistra divenisse sempre più dominante nella società, così da far divenire il sistema tecnologico uno strumento nelle mani degli uomini di sinistra, essi lo userebbero con entusiasmo e promuoverebbero la sua crescita. Nel fare ciò essi agirebbero secondo un modello che l’uomo di sinistra ha seguito sempre nel passato. Quando i bolscevichi in Russia non erano ancora al potere si opposero vigorosamente alla censura e alla polizia segreta, sostennero l’autodeterminazione per le minoranze etniche e così via; ma nel momento in cui arrivarono al potere imposero una censura ancora più stretta e crearono una polizia segreta più bieca di qualsiasi altra polizia zarista, opprimendo le minoranze etniche almeno quando avevano fatto gli zar. Negli Stati Uniti venti anni fa, quando gli uomini di sinistra erano una minoranza nelle nostre università, i professori di sinistra proponevano con vigore la libertà accademica, ma oggi, in quelle università dove gli uomini di sinistra sono divenuti dominanti, essi si sono mostrati pronti a rimuovere la libertà accademica (questa é la “correttezza politica”). Lo stesso accadrà con gli uomini di sinistra e la tecnologia. La useranno per opprimere gli altri se riusciranno ad averne il controllo.

217. Nelle rivoluzioni precedenti, gli uomini di sinistra più affamati di potere ripetutamente hanno prima cooperato tanto con rivoluzionari non di sinistra, come con uomini di sinistra o di inclinazione più libertaria, e più tardi li hanno traditi per impadronirsi del potere. Robespierre fece questo nella rivoluzione francese, così come i bolscevichi nella rivoluzione russa, i comunisti nella Spagna del 1938 e Castro e i suoi seguaci a Cuba, Data la storia della sinistra, sarebbe completamente insensato per i rivoluzionari non di sinistra collaborare ora con gli uomini di sinistra.

218. Vari pensatori hanno sottolineato che la sinistra è un tipo di religione. La sinistra non è una religione in senso stretto perché la sua dottrina non postula l’esistenza di un essere sovrannaturale. Ma per l’uomo di sinistra, la sinistra gioca un ruolo psicologico molto più importante della religione. Egli ha bisogno di credere nella sinistra; essa gioca un ruolo vitale nella sua economia psicologica. Le sue opinioni non vengono facilmente modificate dalla logica o dai fatti. Egli ha la convinzione profonda che la sinistra è moralmente giusta, con la G maiuscola, e che egli ha non solo il diritto ma il dovere di imporre la moralità di sinistra a chiunque (comunque, molti di coloro che noi classifichiamo come “di sinistra” non pensano di esserla e non descriverebbero il loro sistema di convinzioni come di sinistra. Noi usiamo il termine “sinistra” perché non conosciamo una parola migliore per disegnare la gamma di principi professati e in relazione tra loro che includono i momenti femministi, i diritti dei gay, la correttezza politica ecc. e perché questi movimenti hanno una forte affinità con la vecchia sinistra. Vedi paragrafo 228-231).

219. La sinistra è una forza totalitaria. Ogni volta che la sinistra è in una posizione di potere tende a invadere ogni angolo privato e obbliga ogni pensiero a conformarsi a un modello di sinistra. In parte questo deriva dal carattere quasi religioso della sinistra: ogni cosa contraria alle credenze di sinistra rappresenta il Peccato. più importante, la sinistra è una forza totalitaria a causa della spinta degli uomini di sinistra per il potere. L’uomo di sinistra cerca di soddisfare il suo bisogno di potere attraverso una identificazione con un movimento sociale e cerca di passare attraverso il processo del potere aiutando a perseguire e raggiungere gli obiettivi del movimento (vedi paragrafo 83). Non importa Quando lontano è andato il movimento nel raggiungere i suoi obiettivi; l’uomo di sinistra non è mai soddisfatto perché il suo attivismo è una attività sostitutiva (vedi paragrafo 41). Il motivo vero dell’uomo di sinistra non è di raggiungere gli obiettivi apparenti della sinistra, in realtà egli è motivato dal senso di potere che trae dalla lotta e dal raggiungimento di un obiettivo sociale. Di conseguenza, l’uomo di sinistra non è mai soddisfatto degli obiettivi che ha già raggiunto; il suo bisogno per il processo di potere lo porta sempre a perseguire qualche nuovo obiettivo. L’uomo di sinistra vuole eguali opportunità per le minoranze. Quando queste vengono raggiunte egli insiste sull’eguaglianza statistica dell’impresa da parte delle minoranze. E fino a che un solo uomo ospita in qualche minoranza l’uomo di sinistra deve rieducarlo. E le minoranze etniche non sono ancora abbastanza: nessuno può permettersi di avere un atteggiamento negativo verso gli omosessuali, i disabili, i grassi, i vecchi, i brutti, e così via. Non è sufficiente che il pubblico sia informato sul rischio del fumo: un avviso deve essere stampato su ogni pacchetto di sigarette. Così la pubblicità delle sigarette deve essere ristretta se non bandita. Gli attivisti non saranno soddisfatti fino a quando il tabacco sarà posto fuori legge, e dopo toccherà all’alcool e poi agli alimenti inutili, ecc. Gli attivisti hanno combattuto l’abuso volgare dei bambini, il che è ragionevole. Ma ora essi vogliono vietare anche la sculacciata. Ottenuta una cosa, ne vorranno bandire un’altra che considerano nociva, poi un’altra e quindi un’altra ancora. Non saranno mai soddisfatti fino a quando non avranno un controllo completo su tutte i metodi di educazione infantile. E poi si muoveranno verso un’altra causa.

220. Supponiamo di chiedere a un uomo di sinistra di fare una lista di tutte le cose ritenute sbagliate nella società e quindi supponiamo di apportare ogni cambiamento sociale che essi domandassero. È sicuro che entro due anni la maggioranza degli uomini di sinistra troverebbe di nuovo qualcosa di cui lamentarsi, qualche nuovo “male” sociale da correggere perché, una volta ancora, l’uomo di sinistra è motivato meno dalla sofferenza verso qualche malessere della società che dal bisogno di soddisfare la sua spinta verso il potere, imponendo le sue soluzioni alla società.

221. A causa delle restrizioni imposte dal loro alto livello di socializzazione sui loro pensieri e sui comportamenti, molti uomini di sinistra del tipo sovrasocializzato non possono perseguire il potere come gli altri. Per loro la spinta verso il potere ha soltanto uno sbocco moralmente accettabile, e questo è la lotta per imporre la loro moralità a chiunque.

222. Gli uomini di sinistra, specialmente quelli del tipo sovrasocializzato, sono Veri Credenti, nel senso del libro di Eric Hoffer, Il Vero Credente. Ma non tutti i Veri Credenti hanno gli stessi tratti psicologici degli uomini di sinistra. Presumibilmente un vero credente nazi, per esempio, è molto differente psicologicamente da un vero credente di sinistra. A causa della sua capacità per una fedeltà diretta solamente verso una causa il Vero Credente è un utile, forse necessario ingrediente di qualsiasi movimento rivoluzionario. Qui si presenta un problema di fronte al quale dobbiamo ammettere che non sappiamo come comportarci. Noi non siamo sicuri di come imbrigliare le energie dei Veri Credenti verso una rivoluzione contro la tecnologia. Al presente tutto quello che possiamo dire è che nessun Vero Credente sarà una recluta utile per la rivoluzione a meno che il suo coinvolgimento non sia esclusivamente diretto verso la distruzione della tecnologia. Se egli è legato anche a un altro ideale potrebbe usare la tecnologia come strumento per perseguirlo (vedi paragrafi 222, 223).

223. Alcuni lettori possono dire: “Questo materiale sulla sinistra è una sciocchezza. Io conosco John e Jane che sono di sinistra e non hanno tutte queste tendenze totalitarie”. È del tutto vero che molti uomini di sinistra, probabilmente anche una maggioranza numerica, sono persone decenti che sinceramente credono nella tolleranza dei valori altrui (fino a un certo punto) e non vorrebbero usare metodi arroganti per raggiungere i loro obiettivi sociali. I nostri commenti sulla sinistra non si intendono applicati a ogni singola persona di sinistra ma vogliono descrivere il carattere generale della sinistra come movimento. E il carattere generale di un movimento non è necessariamente determinato dalle proporzioni numeriche dei vari tipi di persone presenti in esso.

224. Coloro che raggiungono posizioni di potere nei movimenti di sinistra generalmente sono quelli più affamati di potere perché sono questi ultimi che si sottopongono anche a durissimi sforzi per arrivare a posizioni di potere. Una volta che persone di questo tipo hanno il controllo del movimento, vi sono molti uomini di sinistra meno estremisti che interiormente disapprovano molte delle azioni dei leader ma non vi si possono opporre. Essi hanno bisogno della loro fede nel movimento, e poiché non possono abbandonare questa fede continuano a sostenere i loro leader. È vero, alcuni uomini di sinistra hanno il fegato di opporsi alle tendenze totalitarie che emergono, ma di solito perdono perché i tipi affamati di potere sono meglio organizzati, senza scrupoli e machiavellici, e sono stati così accorti da costruirsi una forte base di potere.

225. Questi fenomeni apparirono chiaramente in Russia e in altri paesi conquistati dalla sinistra. Allo stesso modo, prima del crollo del comunismo in URSS, gli aderenti alla sinistra in occidente raramente criticavano quei paesi. Se pungolati, ammettevano che nell’URSS molte cose andavano male ma poi cercavano di giustificare i comunisti cominciando a parlare delle colpe dell’occidente. Si opponevano sempre alla resistenza militare dell’occidente contro l’aggressione comunista. Gli uomini di sinistra di tutto il mondo protestarono vigorosamente contro la guerra degli Stati Uniti in Vietnam, ma quando l’URSS invase l’Afghanistan nessuno si mosse. Non che approvassero le azioni dei sovietici; ma a causa della loro fede di sinistra non potevano opporsi al comunismo. Oggi, in quelle università dove la “correttezza politica” è divenuta dominante vi sono probabilmente molti uomini di sinistra che in privato disapprovano la soppressione della libertà accademica ma ad ogni modo la perpetuano.

226. Pertanto, il fatto che molti di coloro che professano idee di sinistra siano individualmente moderati e sufficientemente tolleranti non frena la sinistra nel suo complesso dalle tendenze totalitarie.

227. La nostra discussione sulla sinistra ha un grosso punto debole. Essa è ancora lontana dal chiarire cosa intendiamo con il termine “sinistra”, ma sembra che non possiamo aggiungere molto. Oggi la sinistra è frammentata in una miriade di movimenti. Tuttavia non tutti i movimenti sono di sinistra e alcuni (per esempio l’ambientalismo radicale) sembrano includere personalità sia di sinistra che non. Persone di sinistra gradualmente perdono questa connotazione e noi stessi molte volte siamo imbarazzati nel decidere se un dato individuo è o no di sinistra. Tenuto conto che una definizione di sinistra esiste, la nostra concezione della sinistra è definita dalla disamina effettuata in questo scritto e possiamo solo esortare il lettore a usare il suo proprio giudizio nel decidere chi è di sinistra.

228. Ma sarà di aiuto enumerare alcuni criteri per riconoscere la sinistra. Essi non possono essere applicati in maniera rozza e grossolana. Alcuni individui possono avere delle caratteristiche senza essere di sinistra mentre alcune persone di sinistra possono non riconoscersi in alcuna di queste caratteristiche. Di nuovo, dovete solo usare il vostro giudizio.

229. La persona di sinistra è orientata verso un collettivismo di grandi dimensioni. Enfatizza il dovere dell’individuo di servire la società e il dovere della società di prendersi cura dell’individuo. Ha un atteggiamento negativo verso l’individualismo. Spesso ha un tono moralistico. Tende a sostenere il controllo delle armi, l’educazione sessuale e altri metodi educativi psicologicamente “illuminati”, la pianificazione, l’azione affermativa, il multiculturalismo. Tende a identificarsi con le vittime. È contro la competizione e contro la violenza, ma spesso giustifica quelle persone di sinistra che commettono violenza. Ricorre con entusiasmo a un linguaggio tipico della sinistra: “razzismo”, “sessismo”, “omofobia”, “responsabilità sociale”, “capitalismo”, “imperialismo”, “neocolonialismo”, “genocidio”, “cambiamento sociale”, “giustizia sociale”, “responsabilità sociale”.Forse il miglior tratto distintivo dell’uomo di sinistra è la sua tendenza a sostenere i seguenti movimenti: femminismo, diritti dei gay, diritti etnici, diritti dei disabili, diritti degli animali, correttezza politica. Qualunque persona che simpatizza fortemente con tutti questi movimenti è quasi sicuramente un uomo di sinistra.

230. I più pericolosi uomini di sinistra, cioè coloro che sono più affamati di potere, sono spesso caratterizzati dall’arroganza o da un approccio dogmatico all’ideologia. Comunque i più pericolosi uomini di sinistra sono i tipi sovrasocializzati che evitano irritanti esibizioni di aggressività e si trattengono dal pubblicizzare il loro essere di sinistra ma lavorano quietamente e con discrezione per promuovere valori collettivi, tecniche psicologiche “illuminate” per socializzare i bambini, dipendenza dell’individuo dal sistema e così via. Queste persone “cripto di sinistra” (come possiamo chiamarle) si avvicinano a determinati tipi borghesi nel momento in cui è necessaria l’azione pratica, ma differiscono da loro in psicologia, ideologia e motivazione. Il borghese comune cerca di portare le persone sotto il controllo del sistema in modo da proteggere il suo modo di vita, o si comporta in questo modo semplicemente perché le sue attitudini sono convenzionali. Il “cripto di sinistra” cerca di portare la gente sotto il controllo del sistema perché egli è un Vero Credente in una ideologia collettivista. Il “cripto di sinistra” differisce dalle comuni persone di sinistra del tipo sovrasocializzato per il fatto che il suo impulso ribelle è più debole ed egli è sicuramente più socializzato. Egli si differenzia dal comune borghese ben socializzato per il fatto che vi è in lui una qualche profonda mancanza che fa sì che ritenga necessario dedicarsi a una causa e immergersi nella collettività. E forse la sua spinta (ben sublimata)per il potere è più forte di quello del comune borghese.

Nota finale

231. Lungo tutto questo scritto abbiamo fatto delle affermazioni imprecise e affermazioni che avrebbero avuto bisogno di tutta una serie di puntualizzazioni nonché di riserve; e alcune delle nostre affermazioni possono essere del tutto false. La mancanza di sufficiente informazione e il bisogno di brevità hanno reso impossibile formulare le nostre teorie in termini più precisi o aggiungere tutte le necessarie precisazioni. E, naturalmente, in una esposizione di questo tipo si deve necessariamente confidare nel giudizio intuitivo, e questo può a volte essere sbagliato. Quindi non pretendiamo che questo testo esprima niente più che una generica approssimazione della verità.

232. Allo stesso modo siamo ragionevolmente fiduciosi che le linee generali del quadro che abbiamo qui raffigurato siano grosso modo corrette. Abbiamo ritratto la sinistra nella sua forma moderna come un fenomeno peculiare del nostro tempo e come un sintomo della disgregazione del processo del potere. Ma su questo possiamo forse esserci sbagliati. I tipi sovrasocializzati che cercano di soddisfare la loro spinta per il potere imponendo la loro moralità su ognuno sono certamente presenti intorno a noi da lungo tempo. Pensiamo che il ruolo decisivo giocato dai complessi di inferiorità, dalla bassa autostima, dal senso di impotenza, dall’identificazione con le vittime da parte di persone che non sono vittime sia una peculiarità della sinistra moderna. L’identificazione con le vittime da parte di potere che non lo sono si può ritrovare in una certa proporzione nella sinistra del XIX secolo e nel primo Cristianesimo ma, per quanto ne sappiamo, i sintomi di bassa autostima ecc. non erano così chiaramente evidenti, in questi o in qualunque altro movimento, come appaiono ora nella sinistra moderna. Ma non siamo nella posizione di poter affermare che tali movimenti non siano esistiti precedentemente alla sinistra moderna. Questo è un problema significativo al quale gli storici devono dedicare la loro attenzione.

 

1 Comment to “La società industriale e il suo futuro”

  1. D&G ha detto:

    Ho tradotto i capitoli da 101 a 110. li caricherò a breve sul pad.